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Recensione – Un anno difficile, la commedia con Jonathan Cohen e Noemi Merlant

La recensione di Un anno difficile, fuori concorso al Torino Film Festival

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Un anno difficile
Genere: commedia
Anno: 2023
Durata: 120 minuti
Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Sceneggiatura: Olivier Nakache, Eric Toledano
Cast: Pio Marmaï, Jonathan Cohen, Noémie Merlant, Mathieu Amalric, Luàna Bajrami, Grégoire Leprince-Ringuet, Sandrine Briard, Oussama Kheddam, Danièle Lebrun, Jean-François Cayrey, Gaia Warnant, Margot Bancilhon, Charlie Nelson, Sophie Parel
Fotografia: Melodie Preel
Montaggio: Dorian Rigal-Ansous
Colonna Sonora: Grandbrothers
Paese di produzione: Francia

Presentato fuori concorso alla quarantunesima edizione del Torino Film Festival, distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 18 ottobre 2023, mentre in quelle italiane il 30 novembre dello stesso anno. Tra i protagonisti vi sono Pio Marmai, Jonathan Cohen, Noemi Merlant e Mathieu Almaric. Qui sotto la trama ufficiale del film diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano. 

La trama di Un anno difficile, diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano

Di seguito la trama ufficiale di Un anno difficile, diretto da Olivier Nakache ed Eric Toledano:

 

Albert vive di espedienti, mentre Bruno ha una vita privata disastrosa, entrambi sono al verde e pieni di debiti a causa del loro consumismo compulsivo. Con queste premesse, i due un giorno decidono di intraprendere un percorso associativo attratti soprattutto dalla birra e dalle patatine offerte alle riunioni. Nel tentativo poco convinto di ricostruirsi una vita e cambiare atteggiamento, verranno coinvolti e trascinati da una serie di persone dominate dai propri ideali, giovani attivisti, allarmisti climatici, sostenitori della giustizia sociale e dell’eco-responsabilità. Riusciranno Albert e Bruno a trovare la via della redenzione?

 

 

La recensione di Un anno difficile, fuori concorso al Torino Film Festival

 

 

La recensione di Un anno difficile, con Mathieu Amalric e Noemi Merlant

Il dibattito sulle azioni intensive dei giovani attivisti divide ogni volta l’opinione pubblica, anche se nella maggior parte dei casi, nelle famiglie, ma soprattutto nei talk show, si alza alto il lamento nei confronti di questi gruppi di persone, su cui pende l’accusa di: disturbare le classi lavoratrici, di danneggiare il suolo pubblico, d’impedire il normale svolgimento della routine quotidiana. La considerazione sull’idealismo poi, trova scarso terreno fertile, poiché giudicato inconcludente, poco pragmatico e persino dannoso, soprattutto verso un sistema che educa alla concretezza e al materialismo. Il ritmo della società contemporanea non permette di fermarsi neanche un attimo a riflettere sulla condizione in cui l’umanità sta vivendo o si sta inesorabilmente avviando a vivere, ogni secondo perso significa mancanza di produttività, che a sua volta origina una mancanza di consumo. Perciò chiunque intralci questa strada scatena le ire funeste di chi ormai si muove come un automa all’interno di questo meccanismo, apparentemente perfetto e insostituibile.

 

 

Ma chi è il vero problema? Un quesito che forse né Bruno né Albert si sono mai posti, così come gli altri milioni di persone cadute nel vortice dell’ossessione dell’accumulo e della spesa, soffocando sempre di più nella morsa dei debiti, arrivando a toccare il fondo, perdendo sia gli affetti più cari, sia la propria dignità. Una coppia sgangherata in questo buddy movie ricco di momenti davvero esilaranti, garanzia di sane risate, grazie innanzitutto ad una sincera sinergia attoriale ed una brillantezza, non semplice da ottenere al giorno d’oggi, nell’azzeccare i tempi comici. Solitamente la commedia è un genere che non risalta per i tecnicismi registici o per la magniloquenza della messa in scena: in questo specifico caso invece, stupisce la freschezza e il dinamismo con cui si costruisce l’intreccio narrativo, sapientemente equilibrato da momenti più riflessivi e intensi. Lo spettatore è calato perfettamente nel contesto fin dall’inizio, con un prologo montato e diretto come se fosse un thriller spionistico, cercando anche di giocare con l’aspettativa del pubblico stesso. Ciò che potrebbe far più discutere è sicuramente la sequenza finale, per cui si sceglie d’intraprendere una linea ambigua, lasciando spazio alla soggettiva interpretazione, comportando un fisiologico schieramento tra detrattori e sostenitori, esattamente come i giovani attivisti.

 

 

 

 

Le tematiche di Un anno difficile, fuori concorso al TFF 2023

Sottotraccia, ma neanche troppo, si sviluppa una tematica di fondamentale importanza, riguardante la contemporaneità: un confronto approfondito e cinematograficamente fruito al meglio, sulla differenza tra la mentalità maschile e femminile del nuovo millennio. Da qualsiasi parte si guardi, l’uomo dimostra costanza nel suo muoversi per soddisfare le sue esigenze personali, anche se inserito in contesti di gruppo, in cui è il collettivo a dover prevalere. L’apparenza pare suggerire che la direzione presa sia quella corretta, però il lupo perde il pelo ma non il vizio ed appena si presenta l’occasione, i grandi ideali lasciano spazio ad una rivalità vecchio stile, dove la contesa rende oggetto la persona di turno. Il percorso d’evoluzione può dare l’illusione di essere concluso, eppure il sospetto che a tirare le fila sia sempre il tornaconto personale, non abbandona mai del tutto la mente di chi guarda, arrendendosi ad una situazione ambigua e amara.

 

 

Al contrario, la donna dimostra di credere davvero in quello che dice, dimostra di avere coraggio nello stravolgere le abitudini e di passare dalle parole ai fatti in modo radicale. La donna diventa quindi l’unica guida credibile per prendere per mano l’umanità e trascinarla fuori da un tunnel profondo, l’unica figura di leader possibile per fermare la deriva. Chiosa necessaria per come la pellicola inizia e finisce: una struttura circolare tanto divertente quanto riflessiva, con i presidenti della repubblica francesi passati (e presente) intenti a pronunciare la stessa identica frase, scelta per il titolo ufficiale, a dimostrazione che nonostante il cambio formale d’individui e schieramenti politici, la sostanza non muta mai. Continua a sopravvivere il più grande paradosso del mondo: sapere di star seguendo la direzione sbagliata senza avere la minima intenzione di svoltare.

Voto:
5/5
Andrea Boggione
4/5
Christian D'Avanzo
2.5/5
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