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Recensione – Ricomincio da me, la commedia con Camille Cottin e Lea Lopez

La recensione di Ricomincio da me, diretto da Nathan Ambrosioni

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Ricomincio da me (Toni, en famille)
Genere: commedia
Anno: 2023
Durata: 96 minuti
Regia: Nathan Ambrosioni
Sceneggiatura: Nathan Ambrosioni
Cast: Camille Cottin, Léa Lopez, Thomas Gioria, Louise Labeque, Oscar Pauleau, Juliane Lepoureau, Catherine Mouchet, Florence Muller
Fotografia: Raphael Vandenbussche

Montaggio: Nathan Ambrosioni
Colonna Sonora: Martin Caraux
Paese di produzione: Francia

Distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 6 settembre 2023 col titolo originale Toni, en famille; mentre in quelle italiane il 7 dicembre dello stesso anno. Tra i protagonisti vi sono: Camille Cottin, Lea Lopez e Thomas Gioria. Qui sotto la trama ufficiale del film diretto da Nathan Ambrosioni.

La trama di Ricomincio da me, diretto da Nathan Ambrosioni

Di seguito la trama ufficiale di Ricomincio da me, diretto da Nathan Ambrosioni:

 

“Una donna di 43 anni di nome Antonia, nota come Toni, è costretta a crescere da sola i suoi cinque figli, poiché il destino la resa vedova prematuramente. La sera la donna canta nei bar per sbarcare il lunario e riuscire a portare avanti la sua numerosa famiglia, Toni infatti; ha talento come cantante ed è l’autrice di un brano pop di successo mondiale, ma questa fama risale a vent’anni fa e su di essa non può più contare. Oggi i maggiori tra i suoi figli sono pronti ad andare all’università ed è qui che alla donna sorgono alcune domande: cosa farà quando tutti i suoi figli saranno andati via di casa? È ancora in tempo per riprendere in mano la propria passione e il controllo della sua vita?

 

 

La recensione di Ricomincio da me, diretto da Nathan Ambrosioni

 

 

La recensione di Ricomincio da me, con Camille Cottin

Una madre single rimasta da sola a crescere un figlio/a vede ribaltarsi ancora di più il suo mondo, le priorità già mutate in precedenza, si rivestono maggiormente di un nuovo corso, rischiando di diventare una morsa strettissima in cui soffocare. Figuriamoci poi se i figli sono cinque! Una squadra composta da elementi simili, ma ognuno con le sue peculiarità: tutti rivendicano il loro spazio, le loro attenzioni e basta poco, anche solo una parola interpretata male, per guastare un’armonia già precaria di suo. Eppure, quegli stessi elementi di caos, possono essere la linfa vitale per proseguire nel cammino della vita: con grande intelligenza cinematografica, si mettono in scena con grande equilibrio le dinamiche familiari, nel bene e nel male, raccontando con naturalezza ciò che unisce e ciò che divide all’interno del focolare domestico. Ad ogni età corrispondono diverse tappe di crescita, ma soprattutto un differente modo di affrontare le sofferenze, quali la perdita di una persona cara, la pressione di ottenere risultati scolastici e no, oppure di aprirsi con gli altri a proposito del proprio orientamento sessuale.

 

 

Azzeccando i momenti adeguati, dimostrando freschezza nell’ideare situazioni divertenti, il tono è bilanciato, in modo da regalare attimi spensierati e grotteschi al punto giusto, facendo da contraltare alle sequenze più serie e riflessive. Ma l’asso nella manica sta nell’aver centrato in pieno la scelta degli interpreti: innanzitutto, Camille Cottin conferma la sua abilità espressiva negli sguardi, nei gesti, nelle tonalità di voce, sapendosi ben articolare a seconda delle situazioni, non a caso sta sempre di più partecipando a progetti hollywoodiani; non si può però rimanere indifferenti dinanzi all’armonia che i cinque ragazzi hanno saputo costruire durante la realizzazione della pellicola. Sono perfettamente calati nella parte, trasmettendo genuinità, sincerità e realismo, convincendo lo spettatore ad aver a che fare con veramente cinque fratelli, perciò nessuno penserebbe, anche solo per un attimo, di sostituirne uno solo di loro.

 

 

La recensione di Ricomincio da me, diretto da Nathan Ambrosioni

 

 

Le tematiche di Ricomincio da me, con Lea Lopez

Ma per una donna essere madre significa automaticamente rinunciare a sé stessa? Tra le tante disparità seminate dalla società patriarcale, è sempre esistita la differenza tra i due genitori, a proposito della loro attività extrafamiliare. Ovviamente il padre che lavora e, nella maggior parte dei casi di una volta, mantiene da solo la famiglia, ha tutto il diritto di trovare momenti di svago o cose simili, mentre per la madre non è stato (o non lo è ancora) così automatico, anzi, qualora cercasse tempo per le sue attività, sarebbe accusata prima o poi di trascuratezza verso la prole o non curanza nei confronti della casa. Toni deve affrontare quest’ulteriore difficoltà, tentare di riprendere a pensare in grande, impedendo che il tempo passante possa causarle ulteriori rimpianti, dopo aver passato un lungo periodo ad accontentare una madre ossessiva, che ha scaricato su di lei i sogni di una vita.

 

 

Un progetto ostacolato da un sistema che la fa sentire già troppo vecchia per fare questo, troppo vecchia per fare quell’altro, senza contare come un cambiamento repentino delle abitudini domestiche possa scontrarsi con l’istintivo iniziale atteggiamento egoistico degli stessi figli, impauriti all’idea di perdere centralità all’interno dei suoi pensieri. Ma quest’ultimi non restano piccoli per sempre, man mano che a turno lasciano il nido, si apre la possibilità di intraprendere un nuovo ciclo, appoggiato infine anche dalle persone care, riconoscenti di tutto quello che è stato fatto in precedenza, a prescindere poi da come potrebbe concludersi, poiché l’importante è non smettere mai di porsi degli obiettivi, ma ancora più importante è ricordarsi di quanto la vita sia breve ed una sola, cogliendone ogni singola opportunità.

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