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Recensione – Starman, diretto da John Carpenter con Jeff Bridges

Recensione - Starman di John Carpenter

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Starman
Genere: Fantascienza, Romantico
Anno: 1984
Durata: 115′
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Bruce A. Evans, Raynold Gideon
Cast: Jeff Bridges, Karen Allen, Charles Martin Smith, Richard Jaeckel
Fotografia: Donald M. Morgan
Montaggio: Marion Rothman
Colonna Sonora: Jack Nitzsche
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Giunto al suo ottavo film, John Carpenter torna nel genere fantascientifico con la sua personale versione di E.T., qui  proposta in salsa romantica. Ecco la recensione di Starman, film del 1984 con Jeff Bridges e Karen Allen.

La trama di Starman, diretto da John Carpenter

Di seguito la trama di Starman, il toccante incontro tra un extraterrestre ed una giovane vedova: 

 

Dopo aver intercettato la sonda spaziale Voyager 2, lanciata nello spazio oltre il sistema solare nel 1977 con alcuni messaggi di saluto da parte dei terrestri, un alieno parte per il pianeta Terra. Poco prima dell’arrivo viene attaccato da alcuni militari ed è obbligato ad un atterraggio di fortuna, riportando seri danni alla propria astronave. Abbandonato il relitto, l’extraterrestre si mette alla ricerca di una forma di vita con cui interagire, finché, esplorata tutta la zona circostante, giunge a casa di Jenny Hayden (Karen Allen), una giovane donna afflitta dalla morte del marito Scott (Jeff Bridges), avvenuta pochi mesi prima in un incidente. Tramite una sorta di clonazione, l’alieno assume le sembianze dell’uomo defunto, e presentatosi di fronte a Jenny, la trascina nella sua macchina e le chiede di condurlo a Winslow in Arizona. La donna dapprima è terrorizzata dalla presenza dell’essere, pensando abbia cattive intenzioni, e per non innervosirlo gli obbedisce: scoprirà ben presto che l’alieno non ha cattive intenzioni.

Recensione - Starman di John Carpenter

La recensione di Starman: Carpenter e il romanticismo fantascientifico

Nel 1982 E.T. di Steven Spielberg entrò di prepotenza nel novero dei film più amati dal pubblico, non solo grazie alla tecnica sopraffina del regista de Lo Squalo, ma anche (e soprattutto) per una storia emotiva capace di far commuovere grandi e piccini. Starman, ottavo film di John Carpenter, riprende in larga parte la tematica dell’alieno sperduto sul pianeta Terra, ricalcando le orme dell’extraterrestre buono creato da Carlo Rambaldi due anni prima. Dopo una gestazione problematica di cinque anni, con la pressione del produttore esecutivo Michael Douglas in fase di pre-produzione a farla da padrona, il film diretto da Carpenter vede finalmente la luce nel 1984 ricevendo gli onori della cronaca e del pubblico, vincendo al contempo la corsa al botteghino contro Dune di David Lynch e 2010 – L’anno del contatto di Peter Hyams, usciti entrambi nel corso dello stesso mese.

 

Sulla base della sceneggiatura scritta da Bruce A. Evans e Raynold Gideon, Starman, nella sua semplicità, viaggia attraverso una strada ben definita e con poche curve: Carpenter, dal canto suo, dirige con il solito mestiere una storia basilare e con pochi scossoni, dove il grosso del lavoro viene fatto dagli attori protagonisti dell’opera. Da questo punto di vista Jeff Bridges e Karen Allen si sobbarcano tutto il peso del film sulle loro possenti spalle: il protagonista di Tron e la co-protagonista de I predatori dell’Arca perduta, insieme risultano essere una coppia ben assortita diventando particolarmente credibili nell’assurda situazione in cui si ritrovano, riuscendo nel loro piccolo ad elevare le sorti di un film che non ha nella sceneggiatura il suo punto di forza. Difatti, al netto delle caratterizzazioni dei personaggi principali, Starman soffre di repentini sbalzi d’umore nati da uno script troppo altalenante nelle intenzioni e poco coeso con l’idea autoriale di un regista come John Carpenter.

 

Si passa troppo rapidamente dalla fantascienza alla commedia, passando per un certo tipo di melodramma poco efficace e decisamente troppo melenso: il regista americano fa quello che può con quello che ha a disposizione, tolta infatti l’iniziale sequenza della trasformazione dell’alieno (con i trucchi prostetici a cura di due giganti come Stan Winston e Rick Baker), la mano dell’autore di Distretto 13 si perde letteralmente nel nulla, adattandosi alle esigenze di una scrittura essenziale che tenta, invano, di inseguire E.T. senza però raggiungerlo. Eppure, nonostante una sceneggiatura che non esalta l’anarchia di Carpenter, Starman va preso per quello che è: una storia d’amore atipica, emozionante al punto giusto e pronta a strappare una lacrima anche al cuore più duro. Bridges e Allen, dal canto loro, ce la mettono tutta per portare a casa un risultato più che discreto, Starman difatti sarà la consacrazione del futuro Drugo Lebowski, che grazie a questo film verrà nominato agli Oscar come miglior attore protagonista.

Recensione - Starman di John Carpenter

Starman di John Carpenter: un film sbilanciato

L’ottavo film di John Carpenter è il primo, vero, passo incerto di un regista che ha sempre fatto dell’artigianato il suo punto di forza. Tolto il prologo con l’arrivo dell’alieno sulla Terra, l’autorialità di Carpenter si tramuta in una regia di mestiere senza particolari spunti estrosi, un compitino al servizio di una sceneggiatura fin troppo blanda e decisamente male assortita che tratta svariate tematiche (una su tutte l’elaborazione del lutto) senza mai approfondirle in maniera convincente. Le interpretazioni eccellenti di Jeff Bridges e Karen Allen sollevano in minima parte le sorti di un film che rincorre E.T. in tutto e per tutto, mancando però il bersaglio dal punto di vista creativo: Starman è un film convenzionale, una love story mascherata da road movie ben recitata ma narrativamente poco accattivante e decisamente poco ispirata.

Voto:
2.5/5
Andrea Barone
5/5
0,0
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0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
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