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C’è ancora domani: la spiegazione del finale del film di Paola Cortellesi

Il finale di C’è ancora domani ha fatto sicuramente discutere e rappresenta un momento di grande riflessione dal punto di vista politico e sociale: ma qual è la sua spiegazione?
C'è ancora domani: la spiegazione del finale del film di Paola Cortellesi

C’è ancora domani è un film che vede la regia e l’interpretazione, nei panni della protagonista, di Paola Cortellesi, in un lungometraggio dalla durata di 118 minuti che ha conquistato le vette del box office italiano e che rappresenta uno degli incassi più importanti del nostro paese, dal periodo del pre-pandemia. Il film con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea ed Emanuela Fanelli vive sicuramente della sua costruzione importantissima, che riflette sul tema del femminismo e che si alimenta della storia del nostro paese, fino allo splendido finale sulle note di A bocca chiusa di Daniele Silvestri. Ma qual è la spiegazione del finale di C’è ancora domani e come finisce il film di Paola Cortellesi?

Il finale di C’è ancora domani di Paola Cortellesi

Prima di proseguire con la spiegazione del finale di C’è ancora domani, vale la pena analizzare innanzitutto gli ultimi attimi del lungometraggio, con la regia di Paola Cortellesi. Il sogno di Delia, che sembra aver architettato il suo futuro lasciando i soldi accumulati nei mesi a sua figlia e accordandosi con l’amica Marisa, sfuma nel momento in cui Sor Ottorino muore: è domenica, il giorno in cui il meccanico Mario partirà, e Delia potrebbe definitivamente cambiare la sua vita dopo la messa, ma la morte di suo suocero sconvolge i piani. La donna è costretta a rientrare in casa, lì dove dovrà servire gli ospiti; tuttavia, nonostante questo, Delia ricorda che “c’è ancora domani” e non tutto è perduto. Al termine del film, si vede la donna votare finalmente nel momento in cui, in Italia, si assiste per la prima volta al suffragio universale. 

La spiegazione del finale di C’è ancora domani 

Nell’offrire la spiegazione del finale di C’è ancora domani di Paola Cortellesi non si può che partire da quel mcguffin che la regista mette in scena splendidamente per tutto il film, definendo il ritmo della scena e tenendo lo spettatore sul filo tra verità e finzione. Quello che tutti credono essere il principio della fuga con Mario, organizzata nei minimi dettagli, in realtà è semplicemente il desiderio della donna che vuole esprimere il suo voto e contribuire al cambiamento del suo paese. A partire dal finale, è possibile ricostruire le scene di tutto il film: la lettera che riceve all’inizio della pellicola, e per cui chiede all’addetto della posta di non fare menzione con suo marito Ivano, non è una missiva di Mario, bensì l’invito a votare che arriva con annessa tessera elettorale.


Così, Delia prepara il tanto agognato momento acquistando uno straccio che rammenda per l’occasione e accordandosi con l’amica (che crede, come lo spettatore, in una fuga romantica). Il “c’è ancora domani” pronunciato – che dà titolo al film – si riferisce alla consapevolezza che, nonostante non abbia potuto il 2 giugno, potrà in occasione del giorno successivo, che viene mostrato con il calendario di Sor Ottorino. La lettera che viene trovata da Ivano a terra e poi portata da sua figlia Marcella è, ancora una volta, la tessera elettorale che permetterà a Delia di votare. Quanto alla scelta finale di dare vita alla canzone di Daniele Silvestri, si tratta di un tocco poetico che il film assume per mezzo della canzone, facendo finalmente vincere la libertà e tenendo, in secondo piano, la brutalità dell’uomo, che non può far altro che arrendersi al principio di cambiamento.