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Recensione: Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, il prequel della saga con Rachel Zegler e Viola Davis

Tratto dal romanzo di Suzanne Collins, la pellicola, ancora diretta da Francis Lawrence, racconta le origini del futuro villain della saga. L’operazione prequel può dirsi riuscita?
La recensione di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, con Rachel Zegler

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente
Genere: fantascienza
Anno: 2023
Durata: 157 minuti
Regia: Francis Lawrence
Sceneggiatura: Michael Arndt, Michael Lesslie
Cast: Tom Blyth, Rachel Zegler, Peter Dinklage, Viola Davis, Hunter Schafer, Laurel Marsden, Jason Schwartzman, Ashley Liao, Josh Andrés Rivera, Sofia Sanchez, Kjell Brutscheidt, Mackenzie Lansing, Lilly Maria Cooper, Nick Benson, Zoe Renee, Vaughan Reilly
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Mark Yoshikawa
Colonna Sonora: James Newton Howard
Paese di produzione: Stati Uniti

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 17 novembre 2023 mentre in quelle italiane il 15 novembre dello stesso anno, dopo essere stato presentato al Lucca Comics & Games il 5 novembre. Tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins, prequel della saga principale con protagonisti Rachel Zegler, Tom Blyth, Viola Davis e Peter Dinklage, col ritorno alla regia di Francis Lawrence. Qui sotto la trama ufficiale di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente.

La trama di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, diretto da Francis Lawrence

Di seguito la trama ufficiale di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, diretto da Francis Lawrence:

 

Coriolanus Snow, anni prima di diventare il tirannico presidente di Panem, è un ragazzo di diciotto anni, scelto come mentore per i decimi Hunger Games, sperando in questo modo di poter rialzare il nome della sua casata, caduta in disgrazia nel dopoguerra di Capitol City. Coriolanus rappresenta l’ultima speranza per tutta la sua famiglia per tornare a splendere come un tempo. Il ragazzo dovrà essere il mentore del tributo femminile del Distretto 12, Lucy Gray Baird. Coriolanus capisce che potrebbe usare la situazione a suo favore e facendo gioco di squadra con Lucy, unendo la loro astuzia politica e il loro istinto per lo spettacolo, per cercare di sopravvivere in una corsa contro il tempo, al termine della quale verrà decretato chi sarà l’usignolo e chi il serpente.

 

 

La recensione di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, con Viola Davis e Jason Schwartzman

 

 

La recensione di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, con Rachel Zegler e Tom Blyth

Negli ultimi anni ha preso piede, nell’industria cinematografica hollywoodiana, la tendenza di spostare l’antagonista al ruolo di protagonista, raccontando nella maggior parte dei casi la genesi della sua malvagità e quale percorso ha intrapreso per diventare il personaggio che tutto il mondo conosce. Molti hanno cercato di costruire un vero e proprio filone, su tutti la Walt Disney Pictures, col dittico di Maleficent (2014, 2019) o Cruella (2021), ma anche nel mondo dei cine fumetti, sfruttando ad esempio l’universo di Spiderman e Batman, famosi per aver un parterre di cattivi assai variegato. Seppur non ci sia il suo nome nel titolo, la pellicola si pone come obiettivo proprio quello di narrare le origini del despota, o comunque della fase iniziale del suo cammino verso la presidenza. La sua riuscita sta esattamente qui, centrando appieno ciò che è stato prefissato, ossia la graduale ma decisiva metamorfosi di un ragazzo ambizioso, che ha saputo cogliere la sua occasione per inserirsi nelle dinamiche di palazzo.

 

 

Inizialmente può sembrare una classica operazione di trasformazione verso l’anti eroismo, dato che il protagonista pare essere “Il più buono tra i cattivi”, dando la sensazione di essere uno dei pochi ad affezionarsi umanamente al suo tributo, senza esplicitare l’arrivismo, il classismo e la bassa considerazione della vita altrui, che invece i suoi coetanei non si preoccupano di nascondere. In realtà, il suo atteggiamento e il suo portamento si dimostrano il pericolo maggiore di tutti, la sua personalità è carica di ambiguità: il modo in cui osserva mediante lo schermo il tributo assegnatogli, esprime la sua capacità di macchinazione, metabolizzando al volo come Lucy possa essere l’ariete perfetto per sfondare i portoni delle stanze che contano, sfruttando la sua aura luciferina per acquistare la sua fiducia. Stessa cosa dicasi per il rapporto tra Coriolanus e Seianus, utilizzata dal primo esclusivamente come occasione per mettersi in mostra dinanzi all’establishment, in modo tale da riabilitare il nome della famiglia Snow, facendola uscire definitivamente dalla disgrazia, arrivando persino a trasformare la fratellanza in fratricidio.

 

 

La recensione di Hunger Games - La ballata dell'usignolo e del serpente, con Peter Dinklage

 

 

I pregi e difetti di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, dal romanzo di Suzanne Collins

Francis Lawrence, saldamente dietro la macchina da presa, continua il suo lavoro all’interno del franchise, realizzando, per quanto riguarda i suoi lungometraggi, l’opera meglio riuscita, sfruttando al meglio le proprie qualità di mestierante, raramente messe in mostra in passato, allargando il campo anche al resto della sua filmografia. L’identità è sicuramente più kolossal, si evince grande sforzo produttivo, accompagnato da una tecnica all’altezza della situazione, bilanciando adeguatamente il ritmo, non facendo pesare i minuti di durata, di partenza corposa, ma all’atto pratico ben sfruttata. Un pregio che condivide con la tetralogia principale è il casting: ogni ruolo è stato assegnato con cura e precisione, con tutti gli interpreti ben calati nella loro parte, in grado di esprimere sensazioni diverse e di destabilizzare la concezione apparente di bene e male, rendendo il rapporto tra i personaggi mai limpido e nebuloso. La parte finale invece presenta i maggiori problemi, facendo uscire dai binari un treno che stava procedendo senza significativi intoppi. Nel tentativo di essere criptico e cervellotico, finisce solamente per essere confusionario, vendendo meno ad una semplicità che aveva caratterizzato l’intero progetto, la divisione in capitoli ne è la testimonianza, seguendo la strada della linearità. Una complicanza che si poteva benissimo evitare, poiché il tempo a disposizione per approfondirla è esaurito, rischiando di destabilizzare l’intera parabola evolutiva del protagonista stesso.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
3/5
Andrea Boggione
3/5
Christian D'Avanzo
2.5/5
Matteo Farina
3/5
Bruno Santini
2.5/5
0,0
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Cast:
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