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Recensione: Christine – La macchina infernale, diretto da John Carpenter

Recensione: Christine - La macchina infernale

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Christine – La macchina infernale
Genere: Horror 
Anno: 1983
Durata: 110′
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Bill Phillips
Cast: Keith Gordon, John Stockwell, Alexandra Paul, Roberts Blossom, Harry Dean Stanton, Robert Prosky
Fotografia: Donald M. Morgan
Montaggio: Marion Rothman
Colonna Sonora: John Carpenter, Alan Howarth
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Giunto al suo settimo film, John Carpenter porta sul grande schermo le vicende della terrificante Plymouth Fury rossa creata da Stephen King, adattando l’omonimo romanzo del Re del Brivido in maniera semplice ma allo stesso tempo efficace. Ecco la recensione di Christine – La macchina infernale, film del 1983 con Keith Gordon e John Stockwell.

La trama di Christine – La macchina infernale, diretto da John Carpenter

Di seguito la trama di Christine – La macchina infernale, l’ossessivo horror movie tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King:

 

Rockbridge, California, 12 settembre 1978. Il timido e imbranato Arnie Cunningham (Keith Gordon) e il suo migliore amico Dennis Guilder  (John Stockwell), tornando a casa da scuola, notano una decrepita Plymouth Fury del ’57 in vendita nella proprietà di un vecchio e strambo contadino. George LeBay (Roberts Blossom), il venditore, lo informa che il nome dell’auto è Christine e che era del suo defunto fratello. Arnie ne rimane ammaliato e, nonostante Dennis cerchi di dissuaderlo, acquista l’auto: da questo momento il giovane inizia ad atteggiarsi in modo strano, dedica tutte le attenzioni al suo nuovo veicolo e litiga violentemente con i suoi genitori pur di tenerlo. Arnie, per riparare Christine, decide di portarla presso l’officina fai-da-te del burbero gestore Darnell (Robert Prosky) che, dopo un iniziale scetticismo, gli permette di riciclare pezzi di ferrivecchi in cambio di lavoretti  vari. Ormai in gran parte riparata, l’automobile inizia a dare strani segni di “vita”.

Recensione: Christine - La macchina infernale

La recensione di Christine – La macchina infernale, l’orrore corre su quattro ruote

Tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, edito nello stesso anno d’uscita del film, Christine – La macchina infernale prende spunto dalla tematica “uomo contro macchina”, un argomento che sul finire degli anni ’70/primi ’80 era molto in voga, tanto in televisione quanto al cinema. John Carpenter, pur con un soggetto non suo, porta in vita la furiosa Christine in un live action brillante ma non particolarmente originale. Il regista statunitense mette al centro dell’azione il rapporto tossico e malato tra un adolescente e la sua prima auto, spostando l’attenzione non tanto sul lato demoniaco di quest’ultima (comunque presente) ma sui cambiamenti caratteriali del ragazzo. Arnie, il protagonista dell’opera, rimane completamente influenzato da Christine sviluppando una sorta di pubertà tardiva, dove l’attaccamento morboso verso le cromature della Plymouth Fury diventano quasi erotiche, pericolose e dannatamente assurde nella loro irrazionalità. Carpenter evidenzia i cambiamenti di Arnie in maniera repentina e drastica: tuttavia, a differenza del romanzo originale, il regista ci tiene ad andare subito al nocciolo della questione evitando (saggiamente) il triangolo amoroso che si viene a creare tra Arnie, il suo amico Dennis e Leigh (Alexandra Paul), interesse amoroso di entrambi i giovani e possibile rivale per Christine, concentrandosi maggiormente sul punto di vista sovrannaturale dell’opera originale che vanno a braccetto con l’evoluzione negativa del protagonista.

 

Da questo punto di vista il lato horror della pellicola esplode in tutta la sua brutalità, in poche ma significative scene d’azione.  Con degli stunt messi in scena in maniera credibile ed assolutamente ispirati da un Carpenter sopra le righe, Christine si abbatte come un’antica maledizione per togliere la vita a chiunque cerchi di mettersi in mezzo tra lei e il giovane Cunningham confermando che tra l’auto e il proprietario si crea un legame quasi simbiotico, un amore malato e potenzialmente pericoloso che Carpenter esalta soprattutto quando l’orrore colpisce in prima persona. Se dal punto di vista registico il film è inattaccabile, il vero e proprio difetto di Christine  – La macchina infernale è da trovare in una sceneggiatura a tratti lacunosa che tratta in modo poco approfondito determinati punti del romanzo, lasciando così un senso di incompiuto per quanto riguarda il rapporto tra il protagonista ed alcuni comprimari. Due su tutti, i genitori del ragazzo, nel libro descritti come una coppia di fanatici ossessivi, due figure fondamentali per il cambiamento in negativo di Arnie (ben più di Christine) che nel film non acquistano la stessa forza narrativa, risultando solamente poco più di un elemento di disturbo per il giovane. Persino i quattro bulli che tormentano il protagonista non hanno lo spazio che meritano, sebbene l’atroce destino a loro riservato rimanga pressoché identico; Carpenter ha le mani legate e fa quello che può con quello che ha a disposizione, nonostante alcuni cambiamenti sostanziali per velocizzare il ritmo dell’opera ed adattarlo al medium cinematografico, Christine – La macchina infernale fa il suo dovere omaggiando l’opera di Stephen King con un buon film di genere.

Recensione: Christine - La macchina infernale

Christine – La macchina infernale: Carpenter e King a confronto

I live action dedicati alle opere del Re del Brivido proveniente dal Maine sono molteplici: alcuni sono degli autentici capolavori del cinema (Shining, Carrie – Lo sguardo di Satana solo per citarne due), altri sono delle ciofeche imbarazzanti da cui bisognerebbe starne alla larga (La Torre Nera su tutti). Christine – La macchina infernale si piazza esattamente nel mezzo, un film senza infamia ne lode che viene premiato da un’ottima messa in scena ma che resta penalizzato da una scrittura poco approfondita. Carpenter sforna un buon horror che riprende il leitmotiv di alcuni grandi classici come Duel (primo film di Steven Spielberg) e La macchina nera (1977) espandendo il concetto di “uomo vs macchina” narrando l’assurdo amore tossico che nasce tra un’automobile e il suo proprietario. Al netto di sequenze d’azione ben giostrate da un regista in grado di esaltare qualsiasi cosa, a non convincere è una sceneggiatura che semplifica il romanzo di Stephen King per andare incontro alle esigenze cinematografiche del prodotto. Un cambiamento di certo necessario, ma che, tuttavia, fa perdere la gravitas necessaria a raccontare il dramma adolescenziale che trascende dall’elemento horror. Un canovaccio narrativo che King ha sempre abbracciato fin dal suo esordio e che in questo adattamento, purtroppo, viene a mancare.

Voto:
3/5
Andrea Boggione
4/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
Matteo Farina
4/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
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