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Recensione – Sly, il documentario biografico su Sylvester Stallone di Netflix

Recensione - Sly

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Sly
Genere: Documentario, Biografico
Anno: 2023
Durata: 95′
Regia: Thom Zimny
Cast: Sylvester Stallone, Quentin Tarantino, Frank Stallone, Arnold Schwarzenegger, Henry Winkler, Talia Shire, Wesley Morris
Fotografia: Justin Kane
Montaggio: Thom Zimny, Annie Salsich
Colonna Sonora: Tyler Strickland
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Sylvester Stallone è da cinque decadi uno dei divi più iconici di Hollywood, un uomo che si è fatto da solo non senza difficoltà iniziali. Sly, il nuovo docufilm di Netflix, racconta la vita di Stallone in un’ora e mezzo di confessioni intime: sullo sfondo di un trasloco verso una nuova dimora, l’attore italoamericano si mette a nudo partendo letteralmente dalle sue umili origini newyorkesi.

Sly, il nuovo docufilm biografico di Netflix, diretto da regista Thom Zimny

Diversamente da Arnold, il documentario sulla vita di Arnold Schwarzenegger anch’esso presente su Netflix, Sly non è composto da tre episodi da un’ora ciascuno ma è comunque divisibile in tre atti ben distinti tra loro, con un unico grande leitmotiv a fare da collante: il racconto in prima persona dello stesso Stallone. Nella prima mezz’ora, quindi, ci si ritrova a fare i conti con il passato del protagonista; nato nel 1946 nel distretto di Hell’s Kitchen a New York, il vecchio Sylvester narra della separazione dei coniugi Stallone e del legame con suo fratello Frank (di professione musicista), dei problemi legati alla condotta scolastica e, soprattutto, del rapporto conflittuale con suo padre Frank senior.

 

Fu solamente in età adolescenziale che il giovane Stallone decide di dedicare la sua vita alla recitazione, dopo una breve parentesi come giocatore di polo. Sly  nella prima mezz’ora va va dritto al punto narrando in maniera veloce e repentina i primi vent’anni di vita dell’iconico attore: grazie agli interventi di Henry Winkler e del regista John Herzfeld, la narrazione di Stallone diventa incredibilmente fluida arrivando quasi subito al momento cruciale della sua carriera: la sceneggiatura di Rocky e il ruolo che gli cambiò la vita per sempre.

Recensione - Sly

La recensione di Sly, la vita e le opere dello Stallone Italiano

Il secondo atto di Sly ragiona sulla nascita di una stella e sulle conseguenze che la popolarità ha avuto su Stallone. Il successo planetario di Rocky ha lanciato definitivamente l’astro di Stallone nel firmamento di Hollywood, come attore ma soprattutto come sceneggiatore. Dopo i flop di F.I.S.T. e Taverna Paradiso, Stallone si riprende il favore della critica con i primi due sequel di Rocky (1979 e 1982), entrambi scritti, diretti ed interpretati da lui stesso. Tuttavia fu con Rambo che Stallone calò l’asso, il ruolo dell’ex reduce del Vietnam fu cruciale per il suo passaggio al cinema d’azione; in questo frangente era prevedibile l’intervento di Arnold Schwarzenegger, la Quercia Austriaca contribuisce al docufilm con pochi ma significativi passaggi nel quale spiega, in maniera piuttosto divertita, la rivalità che nacque tra i due attori in un decennio dove l’action muscolare stava prendendo sempre più piede nella logica blockbusteriana di Hollywood.

 

Fu nel finire degli anni ’80/inizio anni ‘90 che Stallone si accorse di voler cambiare stile, pur mantenendo il controllo creativo dei suoi lavori. Rocky V (1990) parla della caduta dell’eroe, un film stilisticamente diverso che si avvicina più alla dimensione intima dei primi due capitoli ma che, disgraziatamente per l’attore, non ricevette il favore del pubblico: in questo frangente il rammarico di Stallone è più che evidente. L’attore, inoltre, si confessa davanti alla telecamera ammettendo di aver preso decisioni sbagliate nello scegliere determinate sceneggiature (Oscar, un fidanzato per due figlie e Fermati o mamma spara!) nel tentativo fallimentare di voler intraprendere una strada diversa. Persino l’ottimo Cop Land di James Mangold (1997) non fu capace di risollevare la carriera di un attore che solo un decennio prima era sulla cresta dell’onda.

 

 

Il terzo e ultimo atto di Sly segna la rinascita del mito col ritorno della sua prima creatura cinematografica: Rocky. Stallone, nell’ultima mezz’ora, racconta di come ha riportato l’ex pugile di Philadelphia al centro dell’attenzione, con un sesto sequel dove l’attore italoamericano mise in gioco la sua credibilità rischiando il tutto per tutto, mettendo in parallelo la sua rivincita personale con il trionfale rientro sul ring di un autentico underdog americano. Il successo di Rocky Balboa segna la rivalsa di un autore che era mediaticamente finito, il vecchio Sylvester si esalta nel raccontare i ragionamenti alla base del ritorno trionfale di Rocky mettendosi completamente a nudo non solo come artista, ma soprattutto come padre. Il ricordo commosso di suo figlio Sage, scomparso tragicamente nel 2012 all’età di 36 anni e che recitò con lui in Rocky V, serve a Stallone per ricordare il rapporto conflittuale e deleterio che aveva con suo padre Frank, con il quale si riconciliò definitivamente poco prima della morte di quest’ultimo. La genesi de I Mercenari e il ritorno di Rambo col quinto capitolo chiudono definitivamente il trasloco della famiglia Stallone verso nuovi lidi, con un racconto intenzionalmente romantico ma decisamente sbrigativo.

Recensione - Sly

Sly, le considerazioni finali sul documentario biografico su Stallone

Il docufilm prodotto e distribuito da Netflix mette in risalto i pregi di uno degli attori più iconici di sempre, in un ritratto intimo e confidenziale ma, al tempo stesso, nettamente auto celebrativo. Impreziosito dagli interventi di Quentin Tarantino (da sempre amico di Stallone e cinefilo incallito), del critico cinematografico Wesley Morris e di Talia Shire, l’Adriana della saga di Rocky, Sly è un ritratto rievocativo della carriera di Stallone che salta intenzionalmente a piè pari gli enormi flop commerciali del post Rocky V, accennando solamente in parte la caduta in disgrazia dell’attore italo americano esasperando invece la rivalsa di Stallone verso il grande pubblico ma, soprattutto, nei confronti della critica. A dispetto della mancata autocritica di Stallone, è da lodare invece il suo mettersi completamente a nudo con ricordi della sua infanzia/adolescenza intimi e decisamente poco conosciuti:  Sly serve ad esaltare la figura dell’attore ai fans più sfegatati ma risulta anche utile per far conoscere l’umanità di uno degli ultimi grandi divi hollywodiani ai detrattori.

Voto:
3/5
Matteo Farina
4/5
Gabriele Maccauro
0/5
Bruno Santini
0/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
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