Il primo film di William Friedkin è entrato nell’immaginario collettivo, ma nelle discussioni cinematografiche spesso si ignorano i sequel, dando per scontato che dopo il primo capitolo non ci sia più nulla da dire. In realtà la saga di “L’Esorcista” la si può definire come una delle migliori saghe horror dal punto di vista qualitativo, dal momento che quasi ogni capitolo ha, alle sue redini, l’impronta di un autore che ha sempre voluto inserire qualcosa di ambizioso. Quali sono tuttavia i lungometraggi più riusciti? Dopo la top dei film di Miyazaki, ecco la classifica di tutti i film di “L’Esorcista” dal peggiore al migliore.
6) “L’Esorcista: La Genesi” di Renny Harlin
Nonostante gli ottimi attori, il prequel di Renny Harlin sacrifica qualsiasi caratterizzazione dei personaggi, rinunciando a raccontare la dicotomia tra bene e male che dovrebbe essere il punto focale della saga. Gli ottimi effetti speciali non bastano a salvarlo e, anzi, il film si fa talmente fagocitare da essi che si dimentica di provare a spaventare, risultando un mediocre incrocio tra un blockbuster di guerra ed un horror standard tipico degli anni 2000.
5) “L’Esorcista: Il Credente” di David Gordon Green
David Gordon Green decide di raccontare la reazione nei confronti del male attraverso gli occhi della comunità, scavando nella ricerca della luce anche nei traumi più grandi e nel senso di collettività. I problemi arrivano quando il film vuole allacciarsi al primo capitolo di Friedkin in maniera forzata, con limiti causati dalla sua impostazione di horror tradizionale un po’ troppo scontata. Fortunatamente l’ottima gestione dell’esorcismo e l’inaspettato finale, uniti agli elementi elencati all’inizio, rendono la pellicola discreta.
4) “L’Esorcista III” di William Peter Blatty
Pur essendo il sequel che più si riavvicina alla mitologia del film originale, l’opera vuole comunque distinguersi ed essere audace, assumendo in larga parte l’atmosfera di un thriller poliziesco che prende grande ispirazione dalle opere di Dario Argento. Quando si riallaccia al mito della possessione, con sequenze d’orrore di grande impatto, il film pone un’interessantissima questione sulla paura dell’oscurità umana, con una crescita del pathos eccellente e delle vibes che sembrano quasi anticipare “Il Silenzio Degli Innocenti“.
3) “Dominion: Prequel To The Exorcist” di Paul Schrader
Viene visto come la director’s cut di “La Genesi”, ma in realtà si tratta di un film completamente diverso (persino la persona posseduta è differente). Paul Schrader mette in scena un’opera profondamente politica per raccontare il razzismo dell’Inghilterra che non differisce da quello nazista, interrogandosi sugli orrori dell’incomunicabilità, i quali spingono un prete in una crisi spirituale. Il male del mondo vede il Demonio rappresentato come un essere perfetto e spaventoso allo stesso tempo, il quale fa dubitare sul lottare o abbandonarsi agli istinti selvaggi dell’uomo. In assoluto il miglior prequel horror mai realizzato.
2) “L’Esorcista II: L’Eretico” di John Boorman
All’epoca bocciato per la sua struttura completamente diversa da quella del primo film, il sequel di Boorman è in realtà un trattato filosofico che riflette sul punto d’incontro tra spiritualità e progresso, sfidando i canoni della società con critiche al cinismo del mondo moderno e alla chiusura mentale della chiesa. Il film guarda agli emarginati, rappresentando le nuove generazioni di tutto il mondo come i più prossimi a poter essere inseguiti dal male, proprio perché quest’ultimo vuole distruggere gli unici che possano mandare avanti l’evoluzione della natura umana. L’aver messo da parte l’impostazione horror per realizzare un dramma fantasy, rende ancora di più “L’Eretico” uno dei sequel più coraggiosi di tutti i tempi.
1) “L’Esorcista” di William Friedkin
William Friedkin ha rivoluzionato i canoni dell’horror che ancora oggi fanno scuola a tutti quelli che vogliono cimentarsi nel genere, sfidando la sensibilità dell’epoca per rappresentare l’oscurità più assoluta tra dolore e blasfemie. Ma al di là delle sue avanguardistiche provocazioni, aiutati da una tecnica registica che non è invecchiata per la sua perfezione, l’autore ha voluto penetrare all’interno delle case della borghesia americana, dimostrando che il male può essere nascosto anche negli occhi di una ragazzina di 12 anni e riflettendo su tante certezze legate alla paura dell’abbandono e a quella delle incertezze sul futuro dell’uomo. Si tratta ancora dell’horror più spaventoso di sempre? Le sensazioni della paura sono estremamente soggettive, ma di certo si sta parlando di uno dei più importanti horror della storia del cinema e forse il più importante degli ultimi 50 anni.