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Recensione- A cielo abierto: il film messicano presentato a #Venezia80

Foto di A cielo abierto

A cielo abierto è un film del 2023 diretto da Mariana e Santiago Arriaga, registi messicani, e interpretato da Theo Goldin, Federica Garcia, Maximo Hollander, Julio Cesar Cedillo, Sergio Mayer Mori, Julio Bracho, Cecilia Suarez, Manolo Cardona. Il lungometraggio è stato presentato nella sezione orrizonti della 80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Di seguito la trama e la recensione di A cielo abierto, di Mariana e Santiago Arriaga.

La trama A cielo abierto, diretto da Mariana e Santiago Arriaga

Questa è la trama ufficiale di A cielo abierto: “Due anni dopo la tragica perdita del padre in un incidente automobilistico, i due fratelli Salvador e Fernando si sentono intrappolati nell’insoddisfazione nata dalle nuove dinamiche familiari. L’arrivo di un patrigno e di una sorellastra è visto come un’invasione degli spazi che erano appartenuti al padre.
Quando la madre e il nuovo marito annunciano un viaggio, Fernando, pieno di rabbia e assetato di vendetta, convince Salvador a mettere in atto un piano temeriario: fuggire nel nord del paese, trovare il camionista responsabile del fatale incidente e ucciderlo. Paula, la figlia del nuovo marito, senza conoscere le intenzioni dei fratellastri, si unisce a loro non sospettando il vero proposito di questo viaggio pericoloso. Insieme, i tre intraprendono un viaggio colmo di incertezze, in cui affrontano le loro paure più profonde e cercano un confronto diretto con il passato che li perseguita.”

La recensione di A cielo abierto: un classico racconto di formazione

La sezione Orizzonti del Festival del cinema di Venezia è in grado di riservare opere di estremo interesse, capace talvolta persino di mettere in luce dei film più accattivanti e avanguardistici di quelli della selezione ufficiale. Tuttavia è anche una selezione pensata per metter in luce pellicole di autori non ancora affermati e dunque il rischio di trovarsi difronte a dei prodotti ancora artisticamente acerbi è concreta. Sfortunatamente A Cielo Abierto rientra in questa seconda casistica, infatti pur non essendo un film completamente da rigettare è senz’altro una pellicola con delle forti criticità e qualche ingenuità. Innanzitutto però è giusto sottolineare i meriti comunque presenti nell’opera, a partire dai suoi giovani interpreti. Il gruppo di tre protagonisti è infatti molto ben assortito e nello specifico Federica Garcia fornisce un performance che lascia ben sperare per il prosieguo della sua carriera. Il suo personaggio si trova coinvolto nella spregiudicata avventura intrapresa dai suoi due fratelli adottivi, con i quali compierà un viaggio di scoperta di se stessa e delle dinamiche del mondo che la circondano, finendo per essere anche al centro di una liaison amorosa. Non solo tuttavia sarà oggetto di attrazione e artefice delle sue scoperte in ambito sessuale ma sarà costretta a confrontarsi con il dilemma legato alla possibilità di farsi giustizia personalmente condiviso con i suoi due compagni di viaggio. Tutte le pecche che sono presenti nel suo personaggio infatti non possono essere ricondotte a una sua carenza sul fronte recitativo quanto più a una (diffusa in tutta l’opera) superficialità di scrittura.

 

Se infatti la messa in scena piuttosto pulita e una fotografia convincente forniscono alla pellicola delle solide basi su cui poggiarsi lo stesso non si può dire della sua sceneggiatura (scritta dieci anni fa dal padre dei registi Mariana e Santiago Arriaga). L’impressione che si ha guardando il film infatti è che sarebbe stato più efficace traposto in forma di libro piuttosto che in quella di film. Gli Arriaga infatti segnano in modo molto marcato gli eventi che fungono da punti di svolta nell’esperienza dei personaggi, con questo si intende dire come l’opera soffra di diverse ridondanze a livello narrativo. Più di una volta infatti le stesse dinamiche si ripetono con esiti diversi (vedasi quella della distrazione alla guida) fornendo ai personaggi degli esempi su come comportarsi. Questo però non avviene sottotraccia ma in modo molto esplicito, in modo da fornire facili chiavi interpretative per gli eventi successivi a tutti gli spettatori in platea. A non convincere inoltre è anche la mancata problematizzazione di taluni eventi e decisioni che sarebbero tra quelli cardine della pellicola. Come infatti il personaggio della Garcia rimanga indifferente assistendo alla brutale aggressione di una donna da parte del suo compagno nel parcheggio di un motel è inspiegabile, sopratutto se questa si rivela essere un mero espediente per farle acquisire un coltello acuminato che le tornerà utile dopo.

 

Allo stesso modo il dialogo con cui viene a conoscenza del piano architettato dai fratelli di sbarazzarsi dell’assassino del padre è totalmente carente. E’ impensabile che la risposta a tale sconsiderata proposta sia un banale cenno del capo e che nemmeno in una occasione si premuri di chiedere delucidazioni riguardo la veridicità della versione da loro sostenuta. Il grosso punto dolente è che si vorrebbe far passare un reazionario atto di vendetta personale e uno sconsiderato gesto di violenza soltanto come passaggi formativi inseriti all’interno di quello che è per il resto un racconto di crescita piuttosto classico. In definitiva la pellicola presenta degli spunti interessanti tuttavia questi difetti uniti a una mancanza di specificità sul lato registico ne fanno una visione al più gradevole ma che rischia di essere dimenticata poco dopo essere usciti dalla sala.

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