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Recensione – Fuga, l’esordio di Pablo Larrain

Foto di Fuga

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: Fuga
Genere: Drammatico

Anno: 2006

Durata: 107 minuti

Regia: Pablo Larrain

Sceneggiatura:  Mateo Iribarren, Pablo Larraín e Hernán Rodríguez Matte

Cast: Benjamìn Vicuna, Gastòn Pauls e Alfredo Castro

Fotografia:Miguel Ioann Littin Menz

Montaggio: Juan Carlos Marcìas

Colonna Sonora: Juan Meza

Paese di produzione: Cile

Esce nelle sale il 26 marzo 2006 Fuga, il debutto sul grande schermo di un regista che avrebbe finito per far parlare molto di sé e i cui film avrebbero viaggiato in lungo e in largo finendo per essere presentati nei festival cinematografici più importanti al mondo. Il regista in questione è ovviamente Pablo Larrain che qui crea il primo tassello di quel meraviglioso puzzle che è la sua filmografia.


Di seguito la trama e la recensione di Fuga.

La trama di Fuga, diretto da Pablo Larrain

Questa è la trama ufficiale della pellicola: “La storia ruota intorno a Eliseo Montalbán (Benjamín Vicuña) e la sua traumatica esperienza infantile di testimone della morte tragica e orribile di sua sorella al pianoforte, combinata con la creazione accidentale di un brano musicale che, secondo lui, porta con sé una maledizione di morte.

Fuga Pablo Larrain

La recensione di Fuga, il debutto di Larrain

Molto spesso a posteriori ci si domanda, guardando l’opera prima di un regista che poi sarebbe diventato un grande artista riconosciuto in tutto il mondo, “sarei stato in grado di predire il suo luminoso avvenire in campo artistico?”. In alcuni casi la risposta giusta per essere formulata non richiede un particolare fiuto, Le iene di Quentin Tarantino o Il settimo continente di Michael Haneke (per citare due registi che hanno esordito con capolavori indiscussi) lasciano poco adito alla speculazione. Nel caso di altri artisti tuttavia la risposta non è così banale, in quanto le loro opere di debutto non sono state pienamente convincenti e Fuga di Pablo Larrain rientra tra queste. Beninteso, Fuga è un buon film con molti difetti e qualche colpo folgorante, tuttavia chiunque abbia partecipato ad almeno un Festival cinematografico nella sua vita sa benissimo che di pellicole del genere se ne trovano a bizzeffe in ogni edizione. Molti dei registi di questi film si rivelano ben presto essere dei carneadi mentre solo alcuni mantengono le iniziali promesse e finiscono per affermarsi.

 

Fuga nello specifico presenta effettivamente degli sprazzi di grande cinema e fa intravedere tutte le qualità che poi Larrain avrebbe compiutamente sviluppato in seguito. Innanzitutto la scelta narrativa che dà il via alla pellicola è estremamente intrigante, il fatto che la stessa partitura musicale diventi l’ossessione di due persone che finiranno appena per conoscersi è un’idea assolutamente vincente. Da una parte infatti l’intera vita del protagonista finirà per ruotare intorno a ciò che è accaduto nel momento in cui ha ideato il pezzo e all’unica volta in cui lo ha presentato pubblicamente, mentre dall’altra il ricercatore farà di tutto affinché quella melodia possa ritornare alla luce. Questa asimmetria di vedute rispetto a un singolo elemento rende i due personaggi degli incompresi, degli emarginati, persone con le quali è difficile dialogare, tematiche che riappariranno a più riprese nell’opera del regista cileno.

 

Altro piccolo accenno alle future opere di Larrain è la figura del padre del protagonista, un cinico politico cileno disposto a far rinchiudere il figlio in un manicomio pur di assicurarsi una elezione più agevole. Anche se sottotraccia infatti è già qui che il cineasta cileno comincia con la sua spietata vivisezione e conseguente critica della società cilena e non a caso l’arco narrativo che si svolge nella casa di cura è la parte migliore della pellicola. La paranoia dei detenuti, le pene fisiche cui devono sottostare e l’indifferenza dei medici che le infliggono forniscono un desolante spaccato di umanità alla deriva. A impreziosire il tutto poi vi è una prova come al solito sublime di Alfredo Castro, uno dei più grandi attori sudamericani viventi che diventerà ventennale collaboratore del regista.

 

Chiaramente la pellicola non è esente da difetti e non tutto riesce alla perfezione. Se infatti sulla carta le idee sembrano essere tutte al posto giusto, non sempre la realizzazione è impeccabile, la precisione stilistica cui si assisterà nelle successive opere è qui soltanto in nuce. Inoltre a essere manchevole è talvolta l’intensità drammaturgica, i personaggi infatti si trovano ad affrontare diverse situazioni tragiche e non sempre il modo in cui le loro reazioni vengono messe in scena è convincente. Larrain sembra già avere bene in mente cosa fare e l’ambizioso film lo dimostra a più riprese tuttavia a mancare in qualche circostanza è l’intensità drammatica o meglio l’abilità di far percepire allo spettatore il peso di ciò che sta accadendo. Nel film si riscontrano difetti insomma tipici delle opere prime in cui spesso la voglia di voler mettere in mostra fin da subito tutto l’armamentario che si possiede finisce per fagocitare l’opera stessa.

 

Voto:
3/5
Christian D'Avanzo
3.5/5
0,0
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Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
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