Articolo pubblicato il 11 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: I peggiori giorni
Genere: Commedia
Anno: 2023
Durata: 117 minuti
Regia: Edoardo Leo, Massimiliano Bruno
Sceneggiatura: Massimiliano Bruno, Edoardo Leo, Marco Bonini, Beatrice Campagna, Andrea Bassi, Gianni Corsi, Salvatore Fazio, Herbert Simone Paragnani
Cast: Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta, Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Neri Marcorè, Claudia Pandolfi, Ricky Memphis, Anna Ferzetti, Renato Carpentieri, Rocco Papaleo, Giovanni Storti e Masimo Wertmuller
Fotografia: Marco Bassano
Montaggio: Luciana Pandolfelli
Colonna Sonora: Maurizio Filardo, Gianluca Misiti
Paese di produzione: Italia
Distribuito nelle sale cinematografiche italiane il 14 agosto 2023, I peggiori giorni è diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, ed è il sequel della pellicola I migliori giorni, uscito a sua volta il 1° gennaio dello stesso anno.
La trama de I peggiori giorni, diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno
Di seguito la trama ufficiale de I peggiori giorni, diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno:
“Il film racconta quattro storie, tutte ambientate durante le festività. La prima è quella di tre fratelli, che nel giorno di Natale decidono di tirare a sorte per scegliere chi, tra loro, dovrà sacrificarsi e donare un rene al padre. Poi c’è un Primo Maggio un po’ burrascoso per un imprenditore, che già di per sé sul lastrico, deve affrontare anche il suo rapimento per mano di un ex dipendente. Quest’ultimo, dopo essere stato licenziato senza una giusta causa, è disposto a tutto pur di ottenere i soldi della liquidazione. In un estivo Ferragosto ad accendersi non è soltanto il fuoco del barbecue, ma anche un ardente scontro tra classi sociali, a cui fa da sfondo la classica grigliata. La causa scatenante sarebbero i figli adolescenti, nonché i rischi che questi corrono in un party ad alto tasso alcolico e sul web. Infine, il giorno di Halloween gioca un brutto scherzetto a un mago, che scopre di essere stato ingaggiato da quello che è da sempre il suo rivale in amore.”

La recensione de I peggiori giorni, con Claudia Pandolfi e Anna Foglietta
In continuità con la pellicola precedente, si ripropone la formula dei quattro episodi ambientati durante diverse festività. Come il titolo suggerisce, ogni storyline è caratterizzata da uno sviluppo drammatico, all’interno di una struttura quasi teatrale, dato che ogni episodio è ambientato in una sola location, con pochi personaggi ciascuno. Il tipo di ambientazione è il primo comune denominatore che collega le varie storie: l’intreccio si sviluppa all’interno di grandi abitazioni peculiari della medio-alta borghesia, la classe sociale messa sotto torchio per tutta la durata, totalmente in crisi di valori, d’identità ed esistenziale. Anche la fabbrica dell’episodio “Primo maggio” può rientrare in questo discorso, dato che anche una struttura industriale è da considerarsi una grande proprietà. La società italiana è piena di problemi, economico-politico-sociali, molti di essi si trascinano da diverse generazioni rimanendo del tutto irrisolti, mentre quelli “nuovi” ne sono la loro conseguenza: in primis il nucleo familiare tradizionale è da considerarsi un fallimento (niente di nuovo, sia chiaro), i figli di ieri diventati i genitori di oggi, nutrono verso il contesto parentale una forte repulsione, causata da una latente conflittualità verso chi li ha cresciuti ed educati, mostrando grande fatica a ritrovarsi una volta l’anno, rispettando una consuetudine quasi meccanica, priva di sentimento e autenticità.
I figli di oggi, in particolare i maschi, nell’attraversare una fase di passaggio cruciale dall’adolescenza alla gioventù adulta, si ritrovano smarriti senza una figura di riferimento, lasciati in balia dell’età immatura, con tutti i rischi del caso, tra cui il provare divertimento nel commettere molestie sessuali. Soprattutto in casi come questi emerge l’assenza di equilibrio nei metodi d’insegnamento del vivere civile: se all’inizio ci si arrocca in un atteggiamento ultra-difensivo, dando per scontato l’impossibilità dell’accaduto, successivamente, senza alcuna transizione, si consuma una violenza efferata ai fini della correzione. Non c’è dialogo né tra genitori e figli né unità d’intenti dagli stessi genitori, divisi da differenti punti di vista culturali. Azzeccata è stata una delle scelte musicali per far da cornice a questa tematica: una traccia trap, dal titolo e testo beceri ed inqualificabili, che rispecchia a pieno una situazione a dir poco drammatica sul piano della mentalità.

I pregi e difetti de I peggiori giorni, con Rocco Papaleo e Giovanni Storti
Un paese talmente precario che nella disgrazia riesce ad unire due classi storicamente avversarie: il mondo operaio e il mondo imprenditoriale. In Italia la parola “lavoro” rischia seriamente di diventare sinonimo di morte, tra i lavoratori che lasciano la loro vita nei macchinari mentre i datori non vedono via d’uscita, sommersi dai debiti, prima con le banche poi per disperazione con gli usurai. Dinanzi alle sempre più opprimenti difficoltà, le distinzioni si annullano, non esistono più servi o padroni, ormai portare avanti un’azienda o mantenere l’impiego in condizioni accettabili, pare sia diventato il nuovo lusso per pochi, paradossale per uno Stato che come primo articolo della sua costituzione recita: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…”. L’ ultimo episodio, ambientato durante una festa di Halloween svoltasi in pieno giorno(!) risulta avulso dal discorso generale dei tre precedenti, poiché si occupa principalmente di tematiche più personali quali la mancata elaborazione del lutto o rancori ventennali mai veramente risolti.
Ciò che impedisce al lungometraggio di esprimersi al massimo delle sue potenzialità è una mancanza di rappresentare alcuni contesti in maniera naturale o sinceramente realistica, non riuscendo in non pochi casi a liberarsi della componente artificiosa. Spesso i dialoghi non trasmettono del tutto brillantezza e originalità, comunque un cast di importante livello argina alcune possibili perdite, mentre alcuni risvolti narrativi, palesemente telefonati, in troppe occasioni rischiano di diventare dei semplici pretesti forzati. Nonostante l’operazione possa dirsi nel complesso riuscita, non si nasconde una sensazione di rammarico generale per aver forse reso eccessivamente convenzionale una messa in scena che avrebbe dovuto adeguarsi agli stimoli e alle riflessioni generati dalle tematiche d’attualità.