Articolo pubblicato il 28 Luglio 2023 da Bruno Santini
Esce nelle sale italiane e di tutto il mondo il 20 luglio 2023 āBarbieā, la terza pellicola diretta dalla regista statunitense Greta Gerwig coadiuvata in fase di scrittura da Noah Baumbach (a svariate riprese suo sodale artistico e anche ex marito). Il budget della pellicola si aggira tra i 100 e i 150 milioni, il che fa a tutti gli effetti di Barbie la prima pellicola ad altissimo budget diretta dalla Gerwig, reduce da unāesperienza legata al cinema indipendente come Lady Bird (2017) e un film a medio budget come Piccole donne (2019), questo significa che per essere un successo lāopera dovrĆ essere in grado di sfondare il tetto dei 500 milioni al botteghino globale, impresa ardua ma che pare possibile viste le ottime previsioni che gli analisti riservano agli incassi.Ā Di seguito la trama e recensione di Barbie.
La trama di Barbie
La pellicola segue le vicende di Barbie (Margot Robbie), personaggio di Barbie Land (terra parallela al mondo reale) che un giorno si trova a sperimentare inspiegabilmente delle difficoltĆ che nessuna altra Barbie ha mai incontrato. Cercando di risolvere i suoi sopraggiunti problemi si recherĆ sulla Terra scoprendo come il mondo in cui vive e quello che raggiungerĆ sono ben diversi tra loro. Nelle sue avventure viene accompagnata suo malgrado da Ken (Ryan Gosling), sempre piĆ¹ insoddisfatto della sua posizione sociale a Barbie Land. In questa ricerca diversi ostacoli si pareranno di fronte alla protagonista, tra cui il CEO della Martell (Will Ferrell).

La recensione di Barbie
Per chi scrive questa recensione di Barbie vi ĆØ soltanto una cosa piĆ¹ fastidiosa del fantomatico politicamente corretto, ovvero coloro che lo criticano continuamente facendo risalire ogni male morale e sociale di questa societĆ a questo supposto buonismo che sarebbe dilagato negli ultimi anni. Certo ĆØ che questo film tenta in qualsiasi modo di far vacillare questa certezza.Ā Ci sono moltissime criticitĆ in quello che ĆØ uno dei film meglio sponsorizzati ma peggio riusciti dellāanno, tuttavia le prime che saltano allāocchio sono quelle di carattere tecnico.
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Al suo terzo film infatti Greta Gerwig da ancora lāimpressione non aver ancora minimamente raggiunto una cifra stilistica riconoscibile, che non vada al di lĆ di qualche generica tematica legata al femminismo degli ultimi 10 anni e questo sfortunatamente non perchĆ© la regista statunitense sia una eclettica sperimentatrice ancora in grado di rifuggire una definizione o un incasellamento in tale senso, quanto piĆ¹ perchĆ© le sue pellicole sono di una medietĆ disarmante. Non vi sono guizzi registici degni di nota, dei movimenti di macchina ricorrenti o piĆ¹ in generale una traccia visiva riconoscibile. A questa pochezza visiva si affianca nel caso di Barbie una struttura filmica che non si fa fatica a definire schizofrenica. La pellicola infatti parte come un musical, dimenticandosi ben presto di questa sua caratteristica che viene ripresa poi in modo piuttosto randomico soltanto negli ultimi minuti. Non vi ĆØ mai la ricerca di qualcosa che possa assomigliare alla ricerca di un senso di veritĆ e le poche sequenze riuscite della pellicola, cioĆØ quelle in cui i personaggi tacciono, sono dei brevi inserti in un quadro piuttosto sconsolante.
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La vera nota dolente della pellicola ĆØ tuttavia quella della sceneggiatura, piĆ¹ nello specifico della scrittura dei dialoghi. Credere che questo film sia stato scritto da due candidati a premio oscar per la sceneggiatura e piĆ¹ volte nel corso della loro carriera artisti in grado di sfornare meravigliose storie lascia quantomeno basiti. Il film vorrebbe essere una divertente commedia in cui una comicitĆ nonsense si amalgama con una piĆ¹ sfacciatamente rivolta al pubblico delle nuove generazioni, tuttavia ogni singolo dialogo ĆØ ai limiti del grottesco.Ā Ogni tematica sociale o personale (di cui il film ĆØ pieno zeppo) viene trattata con una complessitĆ che sarebbe indegna persino per un tema delle elementari. I personaggi (che non smettono mai di essere Margot Robbie e Ryan Gosling per tutta la pellicola, non risultando credibili nemmeno per un secondo nelle loro parti) fanno delle scoperte circa la loro interioritĆ di una banalitĆ sconcertante e le accolgono come avessero ritrovato il Sacro Graal. Da un punto di vista delle tematiche poi il film si premura sequenza dopo sequenza di specificare come stia veicolando le giuste idee e assecondando i comportamenti corretti. Vi sono intere sequenze in cui i personaggi spiegano parola per parola ciĆ² che provano o quello che pensano di ciĆ² che accade a schermo, come se lo spettatore non avesse le benchĆ© minime capacitĆ intellettive per comprendere un testo filmico.

Il significato di Barbie, il film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling
Non si capisce questo processo dove voglia portare inoltre. Trattare tematiche come quelle inserite nel film quali la paritĆ tra i sessi, il ruolo della donna nella societĆ odierna e tutte le difficoltĆ cui deve far fronte nella vita di tutti i giorni, appare completamente inutile per la causa femminista. Specialmente se poi questa linea di pensiero si interfaccia con i personaggi maschili del film, dal primo allāultimo una schiera di imbecilli. Barbie ĆØ un film che rifugge qualsiasi tipo di complessitĆ o approfondimento e si premura solo e unicamente di far passare i messaggi che ritiene giusti e condivisibili, rivelandosi dunque di scarso valore artistico.
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Altro elemento assolutamente assurdo ĆØ la critica alla Mattel. Il film tra i suoi obiettivi si pone anche quello di attaccare la storica casa produttrice di giocattoli, fallendo tuttavia miseramente. Infatti anche questo aspetto ĆØ trattato in maniera assolutamente ridicola, il consiglio di amministrazione guidato da Will Ferrell sembra infatti essere una parodia di quello reale, tuttavia non vi ĆØ nemmeno una singola sequenza seria per quanto concerne questo aspetto, a fine pellicola ciĆ² che ci si ricorda ĆØ un gruppo di mattacchioni che cercano di mettere i bastoni tra le ruote di Barbie. Pare che il film rientri perfettamente nella ormai quasi decennale operazione messa in piedi dallāazienda al fine di ripulire la propria immagine nei confronti delle nuove generazioni ma soprattutto verso le mamme che, stanche degli stereotipi rappresentati nel giocattolo, avevano smesso di far acquistare alle figlie le bambole. Insomma si ĆØ ben lontani dallāanarchico seppur imperfetto slancio suicida attuato da Lana Wachowski in Matrix Resurrection, dove la regista si scagliava contro spettatori, case di produzioni e sistema hollywoodiano senza esclusione di colpi.
Il film inoltre ha la fastidiosa caratteristica di essere sempre consapevole della sua natura di opera dāarte, cosa che non permette mai lāimmedesimazione. Basti pensare che a circa metĆ pellicola la voce narrante (Helen Mirren) fa un appunto alla regista riguardo Margot Robbie. Elegante poi il modo in cui il film sbeffeggia unāopera degli ultimi anni, appartenente a un universo cinematografico al quale la stessa Robbie ha preso parte.