Cerca
Close this search box.

Recensione – Barbie, il nuovo film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling

Recensione - Barbie, il nuovo film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling

Esce nelle sale italiane e di tutto il mondo il 20 luglio 2023 “Barbie”, la terza pellicola diretta dalla regista statunitense Greta Gerwig coadiuvata in fase di scrittura da Noah Baumbach (a svariate riprese suo sodale artistico e anche ex marito). Il budget della pellicola si aggira tra i 100 e i 150 milioni, il che fa a tutti gli effetti di Barbie la prima pellicola ad altissimo budget diretta dalla Gerwig, reduce da un’esperienza legata al cinema indipendente come Lady Bird (2017) e un film a medio budget come Piccole donne (2019), questo significa che per essere un successo l’opera dovrà essere in grado di sfondare il tetto dei 500 milioni al botteghino globale, impresa ardua ma che pare possibile viste le ottime previsioni che gli analisti riservano agli incassi. Di seguito la trama e recensione di Barbie.

La trama di Barbie

La pellicola segue le vicende di Barbie (Margot Robbie), personaggio di Barbie Land (terra parallela al mondo reale) che un giorno si trova a sperimentare inspiegabilmente delle difficoltà che nessuna altra Barbie ha mai incontrato. Cercando di risolvere i suoi sopraggiunti problemi si recherà sulla Terra scoprendo come il mondo in cui vive e quello che raggiungerà sono ben diversi tra loro. Nelle sue avventure viene accompagnata suo malgrado da Ken (Ryan Gosling), sempre più insoddisfatto della sua posizione sociale a Barbie Land. In questa ricerca diversi ostacoli si pareranno di fronte alla protagonista, tra cui il CEO della Martell (Will Ferrell).

Foto del film Barbie

La recensione di Barbie

Per chi scrive questa recensione di Barbie vi è soltanto una cosa più fastidiosa del fantomatico politicamente corretto, ovvero coloro che lo criticano continuamente facendo risalire ogni male morale e sociale di questa società a questo supposto buonismo che sarebbe dilagato negli ultimi anni. Certo è che questo film tenta in qualsiasi modo di far vacillare questa certezza. Ci sono moltissime criticità in quello che è uno dei film meglio sponsorizzati ma peggio riusciti dell’anno, tuttavia le prime che saltano all’occhio sono quelle di carattere tecnico.

 

Al suo terzo film infatti Greta Gerwig da ancora l’impressione non aver ancora minimamente raggiunto una cifra stilistica riconoscibile, che non vada al di là di qualche generica tematica legata al femminismo degli ultimi 10 anni e questo sfortunatamente non perché la regista statunitense sia una eclettica sperimentatrice ancora in grado di rifuggire una definizione o un incasellamento in tale senso, quanto più perché le sue pellicole sono di una medietà disarmante. Non vi sono guizzi registici degni di nota, dei movimenti di macchina ricorrenti o più in generale una traccia visiva riconoscibile. A questa pochezza visiva si affianca nel caso di Barbie una struttura filmica che non si fa fatica a definire schizofrenica. La pellicola infatti parte come un musical, dimenticandosi ben presto di questa sua caratteristica che viene ripresa poi in modo piuttosto randomico soltanto negli ultimi minuti. Non vi è mai la ricerca di qualcosa che possa assomigliare alla ricerca di un senso di verità e le poche sequenze riuscite della pellicola, cioè quelle in cui i personaggi tacciono, sono dei brevi inserti in un quadro piuttosto sconsolante.

 

 

La vera nota dolente della pellicola è tuttavia quella della sceneggiatura, più nello specifico della scrittura dei dialoghi. Credere che questo film sia stato scritto da due candidati a premio oscar per la sceneggiatura e più volte nel corso della loro carriera artisti in grado di sfornare meravigliose storie lascia quantomeno basiti. Il film vorrebbe essere una divertente commedia in cui una comicità nonsense si amalgama con una più sfacciatamente rivolta al pubblico delle nuove generazioni, tuttavia ogni singolo dialogo è ai limiti del grottescoOgni tematica sociale o personale (di cui il film è pieno zeppo) viene trattata con una complessità che sarebbe indegna persino per un tema delle elementari. I personaggi (che non smettono mai di essere Margot Robbie e Ryan Gosling per tutta la pellicola, non risultando credibili nemmeno per un secondo nelle loro parti) fanno delle scoperte circa la loro interiorità di una banalità sconcertante e le accolgono come avessero ritrovato il Sacro Graal. Da un punto di vista delle tematiche poi il film si premura sequenza dopo sequenza di specificare come stia veicolando le giuste idee e assecondando i comportamenti corretti. Vi sono intere sequenze in cui i personaggi spiegano parola per parola ciò che provano o quello che pensano di ciò che accade a schermo, come se lo spettatore non avesse le benché minime capacità intellettive per comprendere un testo filmico.

Il significato di Barbie, il film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling

Non si capisce questo processo dove voglia portare inoltre. Trattare tematiche come quelle inserite nel film quali la parità tra i sessi, il ruolo della donna nella società odierna e tutte le difficoltà cui deve far fronte nella vita di tutti i giorni, appare completamente inutile per la causa femminista. Specialmente se poi questa linea di pensiero si interfaccia con i personaggi maschili del film, dal primo all’ultimo una schiera di imbecilli. Barbie è un film che rifugge qualsiasi tipo di complessità o approfondimento e si premura solo e unicamente di far passare i messaggi che ritiene giusti e condivisibili, rivelandosi dunque di scarso valore artistico.

 

Altro elemento assolutamente assurdo è la critica alla Mattel. Il film tra i suoi obiettivi si pone anche quello di attaccare la storica casa produttrice di giocattoli, fallendo tuttavia miseramente. Infatti anche questo aspetto è trattato in maniera assolutamente ridicola, il consiglio di amministrazione guidato da Will Ferrell sembra infatti essere una parodia di quello reale, tuttavia non vi è nemmeno una singola sequenza seria per quanto concerne questo aspetto, a fine pellicola ciò che ci si ricorda è un gruppo di mattacchioni che cercano di mettere i bastoni tra le ruote di Barbie. Pare che il film rientri perfettamente nella ormai quasi decennale operazione messa in piedi dall’azienda al fine di ripulire la propria immagine nei confronti delle nuove generazioni ma soprattutto verso le mamme che, stanche degli stereotipi rappresentati nel giocattolo, avevano smesso di far acquistare alle figlie le bambole. Insomma si è ben lontani dall’anarchico seppur imperfetto slancio suicida attuato da Lana Wachowski in Matrix Resurrection, dove la regista si scagliava contro spettatori, case di produzioni e sistema hollywoodiano senza esclusione di colpi.


Il film inoltre ha la fastidiosa caratteristica di essere sempre consapevole della sua natura di opera d’arte, cosa che non permette mai l’immedesimazione. Basti pensare che a circa metà pellicola la voce narrante (Helen Mirren) fa un appunto alla regista riguardo Margot Robbie. Elegante poi il modo in cui il film sbeffeggia un’opera degli ultimi anni, appartenente a un universo cinematografico al quale la stessa Robbie ha preso parte.

Voto
2/5
Vittorio Pigini
3/5
Matteo Pelli
1.5/5
Riccardo Marchese
2.5/5
Gabriele Maccauro
3/5
Bruno Santini
2.5/5
Christian D'Avanzo
2/5
Andrea Barone
4/5
Paola Perri
3/5
Giovanni Urgnani
3.5/5
Andrea Boggione
2.5/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO