Recensione – I cavalieri dello zodiaco, con Sean Bean e Famke Janssen

La recensione de I cavalieri dello zodiaco

Articolo pubblicato il 5 Luglio 2023 da Giovanni Urgnani

Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 12 maggio 2023, in quelle giapponesi il 28 aprile, ed in quelle italiane nei giorni 26-27-28 luglio dello stesso anno. Tratto dal manga Saint Seya realizzato da Masami Kurumada, diretto da Tomek Baginski, scritto da Josh Campell, Matt Stuecken e Kiel Murray mentre la colonna sonora è composta da Yoshihiro Ike. Il cast comprende: Famke Janssen, Mackenyu, Madison Iseman, Diego Tinoco, Mark Dacascos, Nick Stahl, Caitlin Hutson e Sean Bean.

La trama de I cavalieri dello zodiaco, diretto da Tomek Baginski

Prima di proseguire con la recensione di I cavalieri dello zodiaco, se ne riporta prima la trama ufficiale: “Seiya è un ragazzo molto testardo, rimasto orfano, cresciuto per strada, cercando di racimolare soldi con le lotte clandestine. Il giovane, in verità, non l’unico sopravvissuto della sua famiglia, infatti ha una sorella, che è stata rapita e che cerca disperatamente. Durante uno dei suoi combattimenti, riesce ad accedere a una fonte di poteri mistici, di cui non ne era a conoscenza. È così che si ritrova catapultato in un mondo a lui sconosciuto, nel quale viene sottoposto a un addestramento magico per compiere una missione. Il suo compito, infatti, è quello, di proteggere la dea della guerra e della sapienza: Atena, reincarnata nel corpo di una giovane, Isabel. Per sopravvivere e salvare mondo da chi vuole uccidere quella dea, il ragazzo dovrà abbracciare il suo destino e affrontare il suo passato, solo così riuscirà a diventare un cavaliere dello zodiaco.”

 

 

La recensione de I cavalieri dello zodiaco, con Sean Bean e Famke Janssen

Un buon termometro per misurare le potenzialità di un blockbuster è lo sforzo profuso nella campagna marketing, il modo in cui una casa di produzione riesce a vendere il suo prodotto orienta in maniera significativa le aspettative generali. In questo caso, la speranza non poteva essere che sotto le scarpe, data la totale trascuratezza del progetto, la mancanza di creazione dell’evento che avrebbe dovuto coinvolgere milioni di fan in tutto il mondo per, chissà, iniziare una nuova saga cinematografica. Di brutte pellicole nell’industria dell’intrattenimento, principalmente hollywoodiano, ce ne sono state e sempre ce ne saranno, ma qui ci si trova dinanzi ad un’opera improponibile, ai limiti dell’offensivo.

 

 

Qualsiasi tipo di standard oggigiorno è stato ampliamente superato e migliorato, concepire un lungometraggio in questo modo non sarebbe stato accettabile nemmeno vent’anni fa, è difficile persino etichettarlo come film “da piattaforma”, termine contemporaneo per definire ormai qualcosa di qualitativamente scadente. Un discorso che va aldilà di qualsiasi considerazione sulla fedeltà o sulla libertà creativa rispetto al materiale originale: le idee sono assenti, la proposta audiovisiva distaccata, che non può competere minimamente con i concorrenti a lui intorno; da qualunque punto di vista lo si voglia valutare, non ci sono appigli a cui ci si possa aggrappare, da ogni angolazione non si riesce a vedere altro se non una montagna di errori, talmente evidenti da negare la più remota possibilità di giustificazione, un film che non può essere in alcun modo salvato, ne domani né mai.

 

 

 

 

I difetti de I cavalieri dello zodiaco, prodotto da Toei Amination

Anche se vi fosse l’intenzione, provare argomentare un’analisi profonda ed esaustiva non avrebbe assolutamente senso, manca per l’appunto un contenuto adeguato, perciò non resta che elencare una serie di mancanze, in stile lista della spesa, giusto per dare delle motivazioni concrete: le numerose sequenze d’azione non trasmettono un barlume di spettacolarità, l’uso smodato di slow motion è nauseante mentre gli effetti visivi sono troppo videogiocosi per dimostrarsi credibili; i contesti non sono presentati in modo esaustivo, no si va oltre il banale spiegone di turno; completamente fuori fase il tono, battute inserite malissimo, nei momenti meno opportuni, lontane anni-luce dall’essere divertenti;

 

 

Non vi è traccia alcuna di alchimia tra i protagonisti, i loro archi narrativi sono pilotati da ridondanti cliché narrativi, è assente una vera costruzione evolutiva, tutto avviene nel modo più scontato e pacchiano che si possa immaginare; nessuno pare veramente credere a ciò che sta facendo, anche le due star presenti nel cast partecipano senza il minimo trasporto, uno svogliato timbrare il cartellino. A dispetto del titolo, le stelle non brillano affatto, secondo un modo di dire comune dovrebbe essere passato alle stalle, ma onestamente merita nemmeno di stare lì.

Voto:
1/5
Matteo Pelli
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