Recensione – Arnold, la docu-serie su Schwarzenegger di Netflix

Articolo pubblicato il 18 Giugno 2023 da Matteo Pelli

Bodybuilder, attore, politico, showman: la vita di Arnold Schwarzenegger è piena di sfaccettature e di avvenimenti. Il sette volte Mister Olympia si racconta in Arnold, documentario che sa di biopic diviso in tre parti disponibile su Netflix. Di seguito, la trama e la recensione di Arnold. 

Arnold – Parte 1: L’atleta

Il primo episodio di questa miniserie documentaristica sulla vita di Schwarzenegger si divide principalmente in due tronconi ben precisi. Nella prima parte, Schwarzy riflette sulla sua infanzia a Thal, un piccolo villaggio del sud-est austriaco. Figlio secondogenito di Gustav e Aurelia, il piccolo Arnold si districava tra un’educazione rigida e severa da parte di un padre autoritario e il rapporto conflittuale col fratello maggiore Meinhard, tragicamente scomparso nel 1971. Fu però all’età di quattordici anni che Arnold scoprì il body building dopo aver visto al cinema Ercole interpretato dal culturista inglese Reg Park. Tra un sigaro e l’altro, Schwarzy nella seconda parte della puntata racconta in prima persona la scalata verso il successo nel mondo del culturismo per ricalcare le orme del suo idolo cinematografico, plasmando il suo corpo in una perfetta montagna di muscoli


Partendo inizialmente in Europa con l’arruolamento nell’esercito austriaco (obbligatorio per ottenere il passaporto), per poi spostarsi negli Stati Uniti, il vero e proprio trampolino di lancio per il giovane austriaco che riuscì ad imporsi in maniera netta e risoluta grazie alle sue forti motivazioni. Non solo nel campo sportivo del sollevamento pesi , dove diventerà un’autentica icona acclamata tutt’oggi nel mondo del culturismo, ma anche nel campo immobiliare, con una serie di fortunati investimenti che lo resero milionario in giovane età e ben prima del suo approdo al cinema.

Arnold – Parte 2: L’attore

L’esordio sul grande schermo non fu una passeggiata per il sette volte Mister Olympia. Il suo primo film, Ercole a New York (1970) fu un flop di critica e pubblico, tuttavia la Quercia Austriaca non si perde d’animo iniziando a studiare recitazione nel faticoso tentativo di prepararsi a ruoli più drammatici, cercando nel contempo di ammorbidire il suo marcato accento teutonico. In questo secondo episodio, Schwarzy torna agli inizi della sua carriera d’attore elencando tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare in quel di Hollywood: con un fisico esageratamente muscoloso e la faccia monoespressiva, per il giovane Arnold fu difficile emergere in un mercato fatto di attori del calibro di Robert De Niro o Al Pacino

 

La svolta avviene nel 1976 quando vince un Golden Globe per il suo ruolo ne Il Gigante della Strada, da allora la strada per Schwarzenegger si fa in discesa: Pumping Iron (1977) prima e Conan il Barbaro (1982) poi, diedero la notorietà necessaria  al gigante austriaco per farsi notare dal grande pubblico e per attirare l’attenzione di James Cameron per il ruolo di Terminator nell’omonimo film del 1984. Un secondo episodio ricco di interventi da parte dello stesso Cameron, con il contributo di Linda Hamilton e Jamie Lee Curtis ma soprattutto con la partecipazione di un’altra grande star dell’action anni ’80, Sylvester Stallone. Sly, oggi amico fraterno di Arnoldo, confessa che la rivalità tra lui e l’ex T-800 fu la miccia che fece esplodere il genere action in quel decennio, mettendo in mostra allo spettatore le logiche di un mercato cinematografico che non esiste più, fatto di testosterone, battute di quart’ordine e, soprattutto, tante (forse troppe) pallottole sparate contro i cattivi.

Arnold – Parte 3: L’americano

Nel terzo episodio, forse quello più profondo e riservato dei tre, Schwarzy racconta la sua ascesa come politico repubblicano a guida dello stato della California. Durante la promozione di Terminator 3 – Le macchine ribelli (2003), ad Arnold inizia a balenare in testa l’idea di candidarsi alla poltrona di governatore della California sfruttando il malcontento dei californiani nei confronti di Gray Davis, l’allora leader in carica. Dopo aver annunciato ufficialmente la sua candidatura al Tonight Show di Jay Leno, l’ascesa politica dell’ex culturista inizia con alcune controversie riguardante accuse di molestie sessuali compiute in passato. 


In questa terza parte, Arnold si mette completamente a nudo raccontando non solo i suoi turbolenti mandati come governatore, ma anche la fine del matrimonio con Maria Shriver, compagna di vita conosciuta venticinque anni prima. Un terzo episodio che inizia con la boriosa spocchia di un politicante in erba e che si conclude con le confessioni a cuore aperto di un anziano attore, in quella che è (probabilmente) la parte più intima e personale di un uomo apparentemente invincibile ma che nasconde, come tutti, un’umanità non indifferente, impreziosita dal commovente ricordo di Franco Columbu, culturista di origini sarde amico fraterno di Schwarzy, scomparso nel 2019.

Arnold: le considerazioni finali

Arnold, disponibile in tre parti di un’ora ciascuna su Netflix, è il ritratto onanistico di un’autentica leggenda vivente, un self-made man (anche se lui non si definisce così) che grazie alla determinazione è riuscito ad ottenere successo e consenso in tutte le fasi della sua vita. Ciononostante, Arnold fa emergere anche il lato naturale dell’ex Governator, in un racconto narrato limpidamente dal suo protagonista (doppiato in italiano da Alessandro Rossi) che mette in mostra ogni singolo aspetto dell’incredibile percorso di un uomo che è partito da zero ed è arrivato sulla cima del mondo. I fans di Schwarzenegger ameranno questo documentario, i detrattori forse potranno ricredersi su una figura apparentemente ineluttabile ma che nasconde dentro di sé una fragilità decisamente molto umana e poco cibernetica.  

Voto:
5/5
Gabriele Maccauro
2.5/5
Bruno Santini
2.5/5
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
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