Articolo pubblicato il 25 Dicembre 2023 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi e britanniche il 16 novembre 2001 mentre in quelle italiane il 6 dicembre dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di J.K. Rowling, diretto da Chris Columbus, scritto da Steve Kloves, prodotto da David Heyman con la colonna sonora composta dal Maestro John Williams. Il cast comprende: Daniel Radcliffe, Rupert Grint, Emma Watson, Robbie Coltrane, Maggie Smith, Alan Rickman, John Hurt, John Cleese, Richard Griffiths, Fiona Shaw, Tom Felton, Ian Hart, David Bradley e Richard Harris. Candidato a tre premi Oscar nelle categorie: Migliori costumi, Miglior scenografia e Miglior colonna sonora.
La trama di Harry Potter e la pietra filosofale, diretto da Chris Columbus
Harry Potter vive insieme ai prepotenti e insensibili zii materni, Vernon e Petunia Dursley e al suo viziato cugino Dudley. Harry è disprezzato dai suoi unici parenti, che hanno accettato malvolentieri di accoglierlo in casa, dal momento che la sua presenza non fa che ricordare a Petunia la sua stravagante sorella Lily e suo marito James, rimasti morti in un incidente. Harry viene trattato con odio e indifferenza soprattutto a causa delle stranezze che lo contraddistinguono, in più è costretto a dormire in un ripostiglio sotto le scale e ad indossare solo i vestiti smessi del cugino. Nel giorno del suo undicesimo compleanno Harry viene a scoprire che in realtà lui è un mago, sopravvissuto al più potente e terribile di tutti i tempi: Voldemort, che ha ucciso i suoi genitori, anche loro maghi. Così Harry parte alla volta di Hogwarts, la più prestigiosa scuola di magia e stregoneria del mondo in compagnia di Hagrid, il guardiacaccia della scuola. Dopo aver comprato tutto il necessario a Diagon Alley sale a bordo del magico Espresso per Hogwarts, che lo condurrà verso la scuola di magia. Fa la conoscenza dei suoi compagni di scuola: Ron Weasley, che diventerà il suo migliore amico, la saccente Hermione Granger e anche Draco Malfoy, arrogante ragazzino di una ricca famiglia di maghi. Tra una lezione di pozioni e una partita a Quidditch, Harry vivrà delle avventure pazzesche nella sua nuova casa.

La recensione di Harry Potter e la pietra filosofale, con Maggie Smith e Richard Harris
Quando è nato, il cinema non ha stupito il mondo per la sua capacità narrativa ma per la meraviglia dell’attrazione. Riuscire a non essere pesanti nella spiegazione e presentazione di un nuovo mondo non è facile, il racconto si deve fermare per lasciar spazio all’istruzione del protagonista e del pubblico. Tra personaggio e spettatore si crea una simbiosi autentica: lo sguardo rapito ed esterrefatto di Harry è lo sguardo di tutti, ciò è stato possibile grazie ad uno sforzo artistico e produttivo imponente, l’impegno profuso per gettare delle basi solide e concrete ha portato a realizzare un’opera che mostra come il cinema commerciale andrebbe sempre fatto. In tutti gli aspetti emerge la cura di ogni dettaglio, nulla è lasciato al caso, la parte estetico-visiva acquisisce una forte identità: i costumi, le scenografie, il trucco e gli effetti pratici manifestano credibilità, per un progetto così importante non ci si può non affidare a maestranze di livello, la mentalità è audace che si traduce in una messa in scena colossale, sofisticata e spettacolare.
A distanza di così tanti anni, ciò che può risultare datato sono le “parentesi” digitali: la CGI, essendo capace di svilupparsi velocemente, soffre il paradosso di invecchiare nettamente in anticipo; sia il troll che il drago Norberto prestano il fianco ad un rendering non più brillante, stessa cosa per quanto riguarda la sequenza della partita di Quidditch, anche se va fatto notare che la regia e il montaggio garantiscono un forte dinamismo, in grado, se non di nascondere, quantomeno di mascherare eventuali residui del tempo, cosicché le scene della sfida risultano ugualmente godibili e piacevoli.
Non va fatta passare sotto silenzio la grandissima capacità di mettere insieme un cast corale pieno di attori e attrici di livello superiore, soprattutto per personaggi che ricoprono ruoli secondari o addirittura terziari. A prescindere da quanto possa essere il minutaggio, affidarsi a professionisti al top delle capacità conferma la volontà di fare maledettamente sul serio. Un esempio su tutti è la sequenza nella bottega di Olivander: la sua comparsa non può dirsi dilatata, ma l’intensità con cui quelle linee di dialogo sono recitate hanno permesso di rendere iconica una delle frasi pronunciate in quel contesto: “È la bacchetta a scegliere il mago”.

I personaggi di Harry Potter e la pietra filosofale, con la colonna sonora firmata John Williams
I lungometraggi usciti dall’industria dell’intrattenimento, consapevoli e intenzionati a rivolgersi verso una fascia di pubblico più ampia possibile, non sono giustificati qualora cadano nella banalità, soprattutto nel trattare tematiche molto tipiche. Come in ogni favola, si valorizzano i buoni sentimenti: amore, amicizia, coraggio e lealtà; veicolati senza cadere nello stucchevole grazie ad una caratterizzazione efficace del trio tra i più famosi degli ultimi venticinque anni, che ha permesso loro di entrare nel cuore di milioni di appassionati fin dalla prima scena, ognuno ha imparato ad amarli per come sono, coi loro pregi e coi loro difetti:
Harry ha dovuto fare i conti già dalla nascita con la crudeltà del destino, condannato ad essere diverso in qualsiasi contesto si trovi, diverso nel mondo reale poiché non è un essere umano comune ma anche diverso nel mondo magico, dato che si è ritrovato sul groppone responsabilità pesantissime per chiunque, ereditate dalla sua sopravvivenza, un bambino che baratterebbe volentieri la sua fama e la sua celebrità con un’infanzia normale; Ron soffre molto spesso di un grande complesso d’inferiorità, non è brillantissimo e non vive all’interno di un nucleo familiare economicamente abbiente, ma dimostra una lealtà e una forza d’animo che tutti vorrebbero avere;
Hermione, dietro la maschera della ragazza infallibile si nasconde una personalità fragile ed insicura, bisognosa di creare legami autentici e sinceri. Il legame drammaturgico non sarebbe mai stato veritiero sen fosse per la sinergia raggiunta sul set dai tre attori principali. È evidente l’unità d’intenti che caratterizza le loro interazioni, un senso di famiglia destinato a crescere negli anni successivi, una sincerità che il pubblico ha percepito all’istante, stabilendo grande empatia e affetto con essi.