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Recensione – The First Slam Dunk, l’esordio cinematografico di Takehiko Inoue

La recensione di The first slam dunk

Distribuito nelle sale cinematografiche giapponesi il 3 maggio 2022 mentre in quelle italiane il 10 maggio 2023. Scritto e diretto da Takehiko Inoue, è la trasposizione dell’omonimo manga curato dallo stesso autore, mentre il cast vocale è composto da: Shogu Nakamura, Tetsu Inada, Shinichiro Kamio, Mitsuaki Kanuka, Jun Kasama, Ken’ichirô Matsuda, Subaru Kimura e Maaya Sakamoto. La pellicola ha vinto nella categoria Miglior Film d’Animazione dell’anno ai Japan Academy Film Prize 2023.

La trama di The first slam dunk, diretto da Takehiko Inoue

Di seguito la trama ufficiale di The first slam dunk, diretto da Takehiko Inoue:

 

Da sempre, Ryota Miyagi e la pallacanestro sono una cosa sola. A trasmettergli l’amore per questo sport è stato il fratello maggiore Sota, morto in un incidente in mare quando Ryota era ancora piccolo, con cui ha instaurato un legame fortissimo soprattutto a seguito della perdita del padre. Playmaker di ruolo nella squadra dello Shohoku, che si è guadagnata un posto al torneo nazionale come rappresentante della Prefettura di Kanagawa, fatto eccezionale dato che è un liceo sconosciuto. Insieme ai suoi compagni è pronto ad affrontare “L’imbattibile” Sannoh, la squadra campione in carica.

 

 

 

 

La recensione di The first slam dunk, trasposizione dell’omonimo manga

La storia del cinema ha dimostrato che nelle storie contestualizzate in uno sport non è mai solo una questione di competizione, la partita esce dal suo semplice contesto agonistico e diventa ogni volta metafora della vita. I veri avversari sono i fantasmi del passato o i traumi che accompagnano l’individuo nelle sue giornate, come in una partita, infatti, l’esistenza è trovarsi faccia a faccia con l’antagonista di turno, una sfida fatta di alti e bassi in cui si affrontano momenti diversi: basta un giro d’orologio per rischiare di lasciar scappare troppo gli eventi, consumando ogni fibra del proprio corpo per rimanere attaccato al risultato. In un gioco a scatole cinesi, Ryota sta giocando contemporaneamente più incontri: superare un’infanzia caratterizzata da dolore e lutti, portare sulle spalle un peso enorme per un ragazzo della sua età che nell’arco di pochissimo tempo perde due padri, quello naturale e quello putativo rappresentato dal fratello maggiore.

 

 

Come se non bastasse è costretto a raccogliere un’eredità che schiaccerebbe chiunque, il continuo essere paragonato a Sota, una promessa del basket che non ha potuto avere la possibilità di mostrare le sue doti a causa di un destino infame. Quindi i paragoni e i confronti rendono ancora più tortuoso un sentiero già ripido di suo, con il dilemma di non essere all’altezza, chiedersi continuamente perché le parti non si possano invertire. È qui che lo sport si carica di tridimensionalità, non è solo darsi una seconda possibilità, non è solo una rivincita personale, ma diventa il modo per tenere in vita la persona che si ama, portarla sempre con sé indossando una semplice divisa con un semplice numero, palleggiando una semplice palla, ascoltando il rumore della rete del canestro una volta centrato l’anello. Questa è la vittoria più importante, più difficile, ma sicuramente più valorosa di qualsiasi trofeo o medaglia.

 

 

Un ruolo ingrato in questa storia lo ricopre la madre di Ryota, una donna costretta a dire addio prima a suo marito e poi al suo primogenito. In una situazione simile la direzione giusta da prendere pare impossibile: l’abbandonarsi nel dolore causa a chi rimane un involontario senso di colpa per non riuscire a colmare un vuoto simile; il naturale atteggiamento di iperprotettività genera, anche qui senza volerlo, soffocamento e conseguente allontanamento. Un’altra sfida nella sfida che il solo fare squadra riuscirà a superarla, dividendo equamente lo sforzo e la fatica richiesti.

 

 

 

 

I pregi e difetti di The first slam dunk, prodotto da TOEI Animation

C’è stato bisogno di pazienza prima di riuscire a concretizzare questo lungometraggio, principalmente è stato necessario attendere la tecnologia adatta allo scopo: rendere fluido il movimento grazie al mixaggio di CGI e animazione 2D. L’attesa viene ripagata grazie a delle sequenze di gioco a dir poco mozzafiato, ogni tipo di tecnicismo viene utilizzato per rendere spettacolari le varie azioni e schemi, un’estetica moderna, vivace e accattivante. Altrettanto azzeccata è la struttura, molto coerente con la disciplina in questione: tenendo come riferimento la linea temporale presente in cui si svolge la partita, si sposta, grazie ai numerosi flashbacks, indietro nel tempo come si passa da un’area all’altra del campo, rimbalzando avanti e indietro dando equilibrio al ritmo generale, calmo e lento nei momenti d’introspezione ma deciso e dinamico nei momenti più topici.

 

 

I protagonisti sono adolescenti, perciò, il tono è coerente con personaggi di questa fascia d’età. Il match è vissuto con alto spirito combattivo, ogni quarto è vissuto come se fosse una guerra all’ultimo sangue, come se fosse una questione di vita o di morte. C’è spazio anche per l’umorismo, grazie ad un personaggio in particolare caratterizzato per essere il comic relief della situazione, anche se va fatto notare che in determinati frangenti molti cliché di genere sono parecchio abusati, cadendo in alcune esagerazioni che potrebbero sicuramente funzionare in un manga ma che su grande schermo risultano un po’ fuori posto. Nel finale poi si cerca di dilatare la situazione il più possibile accentuando l’enfasi dei secondi conclusivi, facendo così percepire una durata maggiore di quella effettiva. Ciò nonostante, l’esordio si dimostra convincente, un interessante e stimolante lavoro di tecnica e di scrittura che si guadagna con merito grande attenzione e considerazione anche verso questo nuovo regista e i suoi lavori futuri.

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Matteo Pelli
3/5
0,0
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0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
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