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I migliori film di fantascienza dal 2010 al 2019

Il decennio appena passato è stato uno dei più profilici in assoluto per quanto riguardo il campo della fantascienza. Ecco la classifica dei migliori film del genere dal 2010 al 2019, in ordine cronologico d’uscita. 

Inception (Christopher Nolan, 2010)

Il primo tra i migliori film di fantascienza dal 2010 al 2019 è Interestellar, di Christopher Nolan. Dom Cobb è un estrattore, ovvero un professionista che, con uno specifico macchinario, si infiltra nei sogni per rubare le idee dalla mente del sognatore.  Grazie alle sue abilità, Cobb viene ingaggiato dal potente industriale giapponese Saito che propone a Dom un lavoro di natura diversa: un innesto.  Cobb e la sua squadra dovranno inserirsi nei sogni del giovane rivale di Saito, Robert Fisher, per innestare un’idea nella sua mente permettendo al giapponese (a lavoro compiuto) di prevalere sul mercato.

 

 

Christopher Nolan non è nuovo a storie strambe e variegate, con l’ausilio di una trama a tema onirico il regista britannico mette in scena un vero e proprio spy-movie degno di 007. Nolan mette al centro dell’azione un disilluso Leonardo DiCaprio sfruttando le potenzialità dei sogni e trasformando le avventure di Cobb e del suo team in un incubo paranoico in più livelli, per un film apparentemente complicato ma al tempo stesso fruibile e appassionante.

L’alba del Pianeta delle Scimmie (Rupert Wyatt, 2011)

Will Rodman è un chimico farmaceutico che sta sperimentando un nuovo tipo di medicinale per curare la malattia di Alzheimer, l’ALZ-112. Nelle prime fasi sperimentali, il nuovo farmaco viene iniettato su dodici scimpanzé con uno di questi, chiamato Occhi Luminosi, che reagisce in maniera positiva alle dosi iniettate giornalmente.  Tuttavia, stanco dei continui esperimenti, Occhi Luminosi si ribella scappando dalla sua cella, venendo poi abbattuto. Will scopre che il vero motivo della ribellione era dovuta al fatto che Occhi Luminosi proteggeva un cucciolo, il chimico decide quindi di tenere il piccolo con sé. Mesi dopo, il cucciolo chiamato Cesare svilupperà capacità cognitive fuori dal comune.

 

Primo nuovo reboot della lunghissima saga iniziata nel 1968, L’alba del Pianeta delle Scimmie è anche il primo film di una nuova acclamata trilogia, la prima pellicola firmata Rupert Wyatt  narra in maniera empatica gli avvenimenti precedenti alla ribellione delle scimmie sul pianeta Terra. Il pregio di questo film è quello di rimanere fedele alla saga originale proponendo comunque qualcosa di fresco e innovativo, un rilancio a tutti gli effetti che rielabora il mito senza però snaturarlo, esattamente come fece il già citato Nolan con il fortunato Batman Begins.

Source Code (Duncan Jones, 2011)

Colter Stevens, un capitano dell’aeronautica e pilota di elicotteri, si sveglia improvvisamente a bordo di un treno che deraglierà pochi istanti dopo a causa di una bomba, uccidendo tutti i passeggeri e l’equipaggio.
Stevens, tuttavia, riprende conoscenza in una capsula da cui non può fuggire: il Source Code, un avanzatissimo macchinario che permette all’utente di viaggiare indietro nel tempo più volte per prevenire una catastrofe. Il capitano apprende quindi la sua missione: tornare su quel treno dieci minuti prima l’esplosione, trovare l’ordigno, disinnescarlo e cercare il responsabile.

 

 

Secondo film del regista Duncan Jones, Source Code riprende alcuni canovacci narrativi del primo lavoro di Jones (Moon), in maniera intelligente e creativa con un Jake Gyllenhall qui assoluto protagonista dell’opera. Come se Ricomincio da capo uscisse a cena con Assassinio sull’Orient Express: Source Code è un fanta-thriller teso e a tratti nevrotico, un viaggio allucinante nella mente di un pover’uomo che scoprirà, suo malgrado, di essere solamente un piccolo tassello di un domino assai più grande.

Looper (Rian Johnson, 2012)

Anno 2044, Joe è un looper: un killer professionista pagato dalla malavita organizzata per uccidere persone mandate indietro nel tempo dal 2074. Tuttavia i looper hanno un prezzo altissimo da pagare, quando i mandanti vogliono risolvere il contratto con il killer, se sono ancora in vita dopo 30 anni, li mandano nel passato per chiudere qualsiasi tipo di rapporto collaborativo, chiudendo definitivamente il loop.
Joe si ritrova, quindi, a chiudere il suo loop e ad uccidere la versione anziana di se stesso che però riesce a fuggire.

 

Bruce Willis contro il se stesso più giovane, un Joseph Gordon-Levitt debitamente truccato per assomigliare il più possibile all’ex John McClane: il thriller fantascientifico scritto e diretto da Rian Johnson fa dei paradossi temporali il suo marchio di fabbrica. Looper non è solamente un fanta-action in salsa noir, è un film dal soggetto brillante e innovativo che chiude perfettamente il cerchio con una messa in scena che omaggia gli action movie degli anni 90 senza però farne una caricatura.

 

Dredd (Pete Travis, 2012)

Tra i migliori film di fantascienza che vanno dal 2010 al 2019 c’è anche Dredd. In un futuro distopico e post-apocalittico, Mega City-One è una metropoli di 800 milioni di abitanti devastata dalla criminalità organizzata. A contrastare la dilagante orda di malviventi ci pensano i giudici, una forza di polizia che ha il potere di fare da giudice, giuriato e giustiziere. Il giudice più ligio al dovere e più spietato con i criminali è Dredd, un inflessibile tutore dell’ordine che ha il compito di addestrare la giovane Cassandra Anderson, una recluta dotata di straordinari poteri telepatici. Tuttavia il compito dell’esperto giudice si rivelerà più insolito del previsto: rinchiusi dentro un grattacielo di 200 piani, Dredd e Anderson dovranno vedersela con la brutale armata di Ma-Ma, vera e propria signora della droga di Mega City-One.

 

Scritto (e forse anche diretto) da Alex Garland, Dredd è il secondo tentativo di portare su schermo le gesta del Giudice più violento dei fumetti, dopo il primo (fallimentare) film del 1995 con Sylvester Stallone.  Cupo, violento, a tratti brutale, Dredd è un omaggio nemmeno tanto velato alla formidabile pellicola d’azione indonesiana The Raid: Karl Urban (che non si toglie mai l’elmo) si muove sinuoso all’interno del grattacielo facendo mattanza di cattivi in un action movie dal ritmo serrato che si allontana clamorosamente dalle atmosfere fumettose del primo film del 95, a favore di tinte più tetre e realistiche.

Pacific Rim (Guillermo Del Toro, 2013)

Anno 2013, una misteriosa breccia si apre sul fondale dell’Oceano Pacifico. La breccia altro non è che un portale dimensionale da cui emergono enormi mostri antropomorfi, denominati successivamente Kaiju.
Incapaci di contrastare i Kaiju con le armi convenzionali, le nazioni di tutto il pianeta si coalizzano per elaborare un’arma in grado di sconfiggere i titanici nemici: degli enormi mecha chiamati Jaeger. Gli Jaeger, che si muovono grazie alla collaborazione neurale di due piloti in sincrono, inizialmente hanno la meglio sugli enormi mostri alieni. Ma quando la minaccia Kaiju si espande e i fondi per il programma Jaeger finiscono, l’umanità si trova improvvisamente sull’orlo dell’estinzione.

 

 

Non esiste persona più nerd di Guillermo Del Toro a questo mondo, basterebbe guardare le fotografie di casa sua per averne una prova. Proprio per questo suo essere nerd fino al midollo che non poteva esserci regista migliore per un progetto del genere: Pacific Rim è un tributo ai vari robottoni di scuola nipponica, Del Toro porta in scena un fanta-action di proporzioni titaniche, tanto nella struttura dei mecha protagonisti quanto nella mole dei mostri alieni che fanno da contraltare. Ma, soprattutto, per le vicende umane che caratterizzano i personaggi che pilotano gli enormi Jaeger. Un film che, al netto di qualche cliché di troppo, diverte e convince con scene d’azione sempre pulite e mai caotiche,  in un prodotto dal sapore anni 70-80 che omaggia non solo i robot giganti di scuola Go Nagai ma anche le fantastiche creature portate sul grande schermo dalla Toho nel franchise di Godzilla.

Gravity (Alfonso Cuaròn, 2013)

Si continua con i migliori film di fantascienza che vanno dal 2010 al 2019 citando l’immancabile Gravity, di Alfonso Cuaròn. Durante un lavoro di riparazione al telescopio spaziale Hubble, un team di astronauti viene avvisato da Houston che un missile russo ha distrutto un satellite in disuso. Il satellite, esplodendo, ha scatenato una reazione a catena distruggendo altri satelliti con i detriti che viaggiano ad alta velocità.
Mentre gli astronauti cercano di rientrare il più velocemente all’Explorer per fuggire, i detriti distruggono lo Shuttle e il telescopio, mandando la dottoressa Ryan Stone e l’esperto astronauta Matt Kowalski alla deriva nello spazio.

 

 

Una specie di Cast Away nello spazio profondo, si potrebbe etichettare così Gravity, vincitore di 7 premi Oscar tra cui la statuetta a miglior regista per Alfonso Cuaròn. Il regista messicano dirige con mano sicura una splendida Sandra Bullock in un thriller claustrofobico, la Bullock dal canto suo ce la mette tutta per portare in scena un personaggio fragile e sorprendentemente fallace sullo sfondo di una missione apparentemente impossibile in cui è in gioco la propria sopravvivenza.

Snowpiercer (Bong  Joon-ho, 2013)

Anno 2031, il pianeta Terra è finito sotto il pugno di ferro di un’enorme glaciazione che ha decimato la razza umana. I pochi sopravvissuti viaggiano all’interno di un treno che non si ferma mai, lo Snowpiercer, un veicolo su rotaie che si muove grazie all’ausilio energetico di un motore perpetuo. All’interno del treno ci sono classi sociali ben distinte: nelle ultime carrozze vivono i più poveri, stipati come ratti in cabine logore e mal messe, nelle carrozze di testa invece ci sono i ricchi e i benestanti, che vivono in comodità e nel lusso più sfrenato.

 

Primo film in lingua inglese per il sudcoreano Bong Joon-ho, il regista premio Oscar per Parasite mette in risalto una tematica tanto cara alla sua bellissima filmografia: la lotta di classe. Cupo, sporco, nichilista: il film di Bong rispecchia fedelmente non solo il modo di far cinema che l’ha sempre contraddistinto, ma anche una società paragonabile alla nostra nel saper tirare fuori il lato peggiore dell’essere umano, tanto nei ricchi quanto nei poveri, in un ambiente ostile, soffocante e a dir poco malsano.

Lei (Spike Jonze, 2013)

In un futuro prossimo la tecnologia permette alle persone di mantenersi in contatto con il computer di casa tramite dispositivi audio e video. L’introverso Theodore, un uomo timido e riservato, guardando uno spot pubblicitario scopre il nuovo sistema operativo OS-1, un’intelligenza artificiale in grado di evolversi adattandosi alle esigenze del singolo utente. Durante l’installazione il sistema operativo, che si autonomina Samantha dato che ha una voce femminile, sviluppa in contatto empatico con Theodore: i due entreranno in confidenza in maniera sempre più approfondita instaurando una vera e propria relazione amorosa.

 

 

Scritto e diretto da Spike Jonze (Essere John Malkovich), Lei è un film dal vago sapore metaforico e quasi premonitore dei tempi moderni. Nonostante i dieci anni di età, il film con Joaquin Phoenix è in realtà in anticipo con i tempi, illustrando in maniera nemmeno troppo velata il rapporto che l’essere umano ha con l’intelligenza artificiale che è sempre più evoluta.  Phoenix, dal canto suo, regala allo spettatore l’ennesima prova d’attore eccelsa: l’attore americano è l’anima portante del film, la sua performance è quasi da one man show nonostante la pellicola sia impregnata di presenze femminili importanti come Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde e Scarlett Johansson nel ruolo di Samantha.

La fine del mondo (Edgar Wright, 2013)

Gary è un estroverso alcolista di mezza età che riesce a rintracciare i suoi vecchi compagni di scuola per riprovare a percorrere il cosiddetto “Miglio dorato”, un tour di 12 pub della loro città natale. L’impresa, tentata dal gruppo in età adolescenziale, era fallita miseramente all’arrivo del nono pub in lista: vent’anni dopo, nonostante qualche reticenza di troppo da parte di alcuni membri del gruppo, il team di  bevitori torna in pista. Tra una birra e l’altra, Gary e la sua compagnia si accorgono che c’è qualcosa che non va nei commensali dei pub del Miglio dorato.

 

Terzo film della famosa Trilogia del cornetto (iniziata con Shaun of the Dead e proseguita con Hot Fuzz), il genio Edgar Wright questa volta tocca i tasti della fantascienza di stampo anni 50 mischiandola, con la sua solita verve, alla commedia. Aiutato dai fedelissimi Simon Pegg e Nick Frost, Wright confeziona un prodotto che fa dell’allegoria il suo marchio di fabbrica: spiritoso, ritmato, completamente anarchico, La fine del mondo è, nella sua follia, forse il film più ambizioso e citazionista della Trilogia.

Guardiani della Galassia (James Gunn, 2014)

Di sicuro parte dei migliori cinecomic, Guardiani della Galassia è anche uno dei migliori film di fantascienza che vanno dal 2010 al 2019. Rapito in tenera età da un gruppo di pirati spaziali noti come Ravagers, Peter Quill è un avventuriero che passa le sue giornate a depredare oggetti, facendo nel mentre strage di cuori a suon di musica anni 80. Quill, noto anche come Star Lord, dopo aver rubato una sfera chiamata Orb dal pianeta Morag, finisce in carcere insieme a degli insoliti compagni: il procione antropomorfo Rocket, l’albero umanoide Groot e la letale assassina Gamora, inviata per rubare l’Orb a Peter. I quattro, dopo essersi alleati con Drax il Distruttore, cercheranno a tutti i costi di evadere per rimettere mano all’Orb prima che finisca tra le grinfie del malvagio Ronan l’Accusatore.

 

Il decimo film del celebre Marvel Cinematic Universe è quello su cui all’epoca nessuno avrebbe scommesso niente, oggi invece è considerato come uno dei migliori prodotti a marchio Marvel Studios di sempre. James Gunn, regista e sceneggiatore, dipinge in maniera esemplare il ritratto di questo gruppo di reietti in un film che mischia più generi. Azione, commedia, dramma, sci-fi:  un cocktail godibile, miscelato sapientemente da uno degli autori più interessanti degli anni, in una pellicola che funziona sia come parte di un progetto più grande, sia come stand-alone. Con due sequel all’attivo, e svariate comparsate in altri progetti, i Guardiani della Galassia col tempo si sono eretti e consolidati come autentici pilastri nell’enorme costruzione dell’universo condiviso della Casa delle Idee.

Interstellar (Christopher Nolan, 2014)

Dopo aver considerato Inception, anche Interstellar di Christopher Nolan entra di diritto nell’ambito dei migliori film di fantascienza che vanno dal 2010 al 2019. Nell’anno 2067 l’umanità sta lentamente morendo a causa di una piaga che devasta i raccolti, generando enormi tempeste di sabbia costringendo il pianeta alla carestia.  L’ex ingegnere e pilota Cooper, dopo aver scoperto un sito abbandonato insieme a sua figlia Murph, viene avvicinato dal professore Brand per conto della dismessa NASA che, al contrario di quanto dicano i mass media, è ancora operativa per cercare un nuovo pianeta abitabile per la razza umana. 


La missione in cui viene coinvolto Cooper è semplice: tramite l’ausilio di un wormhole, l’ingegnere con altri tre astronauti dovranno raggiungere una nuova galassia dove, parecchi anni prima, una serie di pionieri dell’esplorazione spaziale hanno raggiunto dei pianeti potenzialmente adatti per il morente genere umano.

Interstellar è umanamente riconosciuto come uno dei film più iconici di Christopher Nolan. Scritto dallo stesso Nolan insieme a suo fratello Jonathan (una costante nella carriera del regista britannico), Interstellar si avvale della consulenza scientifica del fisico teorico Kip Thorne per quanto riguarda la “costruzione” del buco nero che fa da sfondo alle vicende del film, per buona parte della sua durata.
La carta vincente del film di Nolan è difatti rappresentata dalla sua veridicità in termini prettamente scientifici, questo rende la fruizione del film impervia ad un primo approccio ma sicuramente affascinante in termini di resa complessiva.

Predestination (Michael e Peter Spierig, 2014)

Un agente governativo viaggia avanti e indietro nel tempo nel tentativo di catturare il famigerato Fizzle Bomber, un misterioso terrorista che organizza attentati dinamitardi in vari punti della linea temporale.
Lavorando sotto copertura come barista, l’agente conosce John, un giovane scrittore che si guadagna da vivere scrivendo confessioni intime per un giornale prettamente femminile.  L’amicizia tra i due si tramuta ben presto in una collaborazione lavorativa: l’agente, difatti, ingaggia John per addestrarlo a diventare il suo successore dopo il pensionamento.

 

Tratto da un racconto di Robert Heinlein (l’autore di Starship Troopers), Predestination è il classico film di cui non si può rivelare nulla, la sceneggiatura ad opera dei fratelli Spierig, registi del film, è infatti una sequela di colpi di scena uno più azzeccato dell’altro.  A farne le spese (in senso buono) sono il sempre bravo Ethan Hawke e l’ottima Sarah Snook, autentica mattatrice di un’opera complessa che strizza l’occhio al sempreverde dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina?

Godzilla (Gareth Edwards, 2014)

Nel 1954 nel pieno dell’Oceano Pacifico viene avvistata un’enorme creatura anfibia risalente all’epoca preistorica. Dopo numerosi tentativi di uccidere l’anfibio, camuffati da test nucleari, i potenti della Terra si alleano fondando la Monarch, una compagnia eretta per monitorare la creatura che vaga nelle profondità del Pacifico denominata successivamente come Godzilla (o Gojira).  Ma quando due enormi Kaiju si palesano radendo al suolo Honolulu e Las Vegas, Godzilla dovrà riemergere dagli abissi dell’oceano per contrastarli e riportare l’equilibrio nell’ecosistema terrestre.

 

Il Re dei Mostri, così viene chiamato Godzilla, uno degli esseri più iconici del panorama cinematografico mondiale. Dopo il mediocre remake firmato Roland Emmerich nel 1998, tocca a Gareth Edwards (Rogue One: A Star Wars Story) riportare l’equilibrio omaggiando il gigante della Toho in un film rispettoso delle origini ma allo stesso tempo nuovo di pacca. Strizzando l’occhio al Cloverfield di Matt Reeves, Edwards mostra Godzilla e i suoi avversari col contagocce, mostrando il mastodontico anfibio in tutta la sua massiccia possanza dal punto di vista degli “avversari” umani. Una mossa che funziona e che convince: Godzilla non è solamente un ottimo film di genere ma anche il trampolino di (ri)lancio per una delle creature più leggendarie della Settima Arte.

Edge of Tomorrow – Senza domani (Doug Liman, 2014)

Un esercito di extraterrestri tentacolari, chiamati Mimics per la capacità di emulare le tattiche militari terrestri, mette in ginocchio il pianeta costringendo gli eserciti di tutto il mondo ad un ultimo, disperato, assalto sulle coste francesi.  Il maggiore William Cage, un timido funzionario dell’esercito americano, viene coinvolto suo malgrado nella guerra contro i Mimics. Costretto ad addestrarsi, il maggiore muore sotto i colpi del nemico nella battaglia sulle spiagge francesi.  Tuttavia l’aver contratto del sangue alieno poco prima della sua apparente morte, fa risvegliare/resuscitare Cage un giorno prima della battaglia: ad ogni sua morte il maggiore riparte sempre dallo stesso punto, imparando gradualmente dai propri errori.

 

Tratto dalla graphic novel giapponese All you need is kill, Edge of Tomorrow si posa tutto sulle gargantuesche spalle del solito Tom Cruise, sempre a suo agio quando si tratta di fare stunt pericolosi o di menar le mani in grandi film d’azione. In questo caso Ricomincio da capo va a nozze con Starship Troopers in un film ibrido che riesce a combinare azione a fantascienza, tenendo sulle spine lo spettatore per tutti 113 minuti di durata. Quante volte morirà Cruise? E in quale modo? Quanto in là può spingersi senza crepare? Come si suol dire, ai posteri l’ardua sentenza.

Mad Max: Fury Road (George Miller, 2015)

In un mondo devastato dall’apocalisse nucleare, l’ex poliziotto Max Rockatansky viaggia tra le lande desolate a bordo della sua V8 Interceptor in cerca di cibo, benzina e redenzione.  Catturato dai famigerati Figli di Guerra, un’armata al soldo del crudele Immortan Joe, Max inizialmente viene sfruttato come “sacca di sangue” rifocillando gli anemici soldati di Joe con continue trasfusioni.  Nel frattempo Furiosa, una delle guerriere più formidabili del tiranno Joe, fugge con un autocisterna dalla Fury Road, l’obbiettivo della donna è semplice: portare in salvo le cinque mogli di Joe conducendole verso la libertà.

 

Quarto capitolo della saga di Mad Max, l’attesissimo Fury Road è un concentrato di adrenalina dal sapore di asfalto appena posato, con l’odore dell’olio dei motori a farsi strada tra le narici degli spettatori nella sua prepotenza percettiva. Tom Hardy prende il posto di un ormai anziano Mel Gibson ma non lo scimmiotta, anzi il suo Max è esattamente come lo si ricorda negli anni 80: silenzioso, impassibile, rude ma con un cuore d’oro, la creatura di George Miller risplende in questo bellissimo quarto capitolo che vede nel cast anche una splendida Charlize Theron nel ruolo di Furiosa, forse la vera e propria protagonista della pellicola.

 

Ex Machina (Alex Garland, 2015)

Uno dei fenomeni mediatici sicuramente più oggetto di attenzione in tempi recenti, Ex Machina, costituisce anche uno dei migliori film di fantascienza che vanno dal 2010 al 2019. Il giovane programmatore Caleb si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana nella casa di montagna del suo datore di lavoro, l’amministratore delegato della BlueBook Nathan Bateman. Caleb è stato scelto, tramite un concorso interno, per testare la nuova macchina creata appositamente da Bateman, l’androide di nome Ava. Il ragazzo, in accordo con Nathan, dovrà sottoporre al test di Turing Ava per capire se la macchina abbia effettivamente coscienza di sé e se sia dotata di una vera intelligenza. Attratto dalla fisicità e dalla bellezza dell’androide, Caleb inizierà a dubitare di Nathan in maniera sempre più maniacale, manifestando un’insofferenza sempre più crescente verso il suo capo a favore di un invaghimento nei confronti di Ava.

 

Il primo film diretto (e ovviamente scritto) da Alex Garland è un gioiello di rara bellezza, una pellicola che ragiona sull’animo umano manifestandolo attraverso i sentimenti di una macchina. Un concetto che si fonda nelle radici della fantascienza già dai tempi di sua maestà Isaac Asimov, Ex Machina è un manifesto alle opere robotiche del secolo scorso, ampliando però il discorso all’epoca moderna in un fanta-thriller dal sapore teatrale orchestrato magnificamente da Garland e dal suo cast, che trova in Alicia Vikander (nel ruolo di Ava) un’ottima protagonista.

Blade Runner 2049 (Denis Villeneuve, 2017)

Anno 2049, dopo gli avvenimenti che hanno portato alla morte di Roy Batty, i replicanti Nexus hanno innescato una nuova ribellione e la Tyrell Corporation è andata in bancarotta. Trent’anni dopo, complice una crisi di scala mondiale, l’azienda di Niander Wallace ha scongiurato una carestia globale grazie ai suoi raccolti sintetici bio-ingegneristici, re-introducendo nuovi replicanti (più obbedienti e meglio programmati) nella società di tutti i giorni. La Blade Runner, la divisione di polizia che ha il compito di ritirare i vecchi replicanti, è attiva più che mai grazie al contributo dell’introverso Agente K.

 

Un compito arduo e non privo di ostacoli quello di Denis Villeneuve, visionario regista canadese, di riportare in vita uno dei film più leggendari degli anni 80 e di tutto il cinema di fantascienza. Con la benedizione di Ridley Scott (in veste di produttore esecutivo), Blade Runner 2049 riesce ad essere, nella sua fedele trasposizione, sia un sentito omaggio al film del 1982 sia un seguito che espande la mitologia dell’opera di Philip K. Dick in maniera reverenziale ma mai ruffiana.

A Quiet Place – Un posto tranquillo (John Krasinski, 2018)

Gran parte della popolazione terrestre è stata decimata da una razza aliena cieca ma con l’udito sensibilissimo, in grado di percepire il minimo suono anche a distanza di chilometri.  In uno scenario completamente deflagrato si muove la famiglia Abbott: composta da quattro membri più un quinto in arrivo, la famiglia vive asserragliata in una fattoria con tre alieni alle calcagna.  Impossibilitati a fare il benché minimo rumore e assediata da queste orrende creature, il capofamiglia Lee dovrà trovare il modo di far sopravvivere i suoi cari mentre cerca invano di comunicare col mondo esterno.

 

Diretto ed interpretato da John Krasinski, A Quiet Place è uno dei fantahorror più acclamati dalla critica e più apprezzati dal pubblico. Al terzo film da regista, l’attore statunitense dirige ottimamente sua moglie Emily Blunt in una pellicola tesissima, un’opera particolare nel suo silenzio selettivo che fa del mutismo e della sua apparente tranquillità una pericolosissima arma a doppio taglio: le pericolose creature del film, che Krasinski mostra col contagocce, possono sbucare da un momento all’altro facendo sfociare la suspense in un autentico terrore di stampo Hitchcockiano. Questo pregio rende A Quiet Place un horror atipico, progressista e di assoluto valore.  

Alita – Angelo della battaglia (Robert Rodriguez, 2019)

Nell’anno 2563 la Città di Ferro è un grosso agglomerato industriale che sorge sotto la città levitante di Zalem, un enorme metropoli che scarica i propri rifiuti esattamente nella discarica del centro abitato sottostante. Il dottor Ido, esperto in cibernetica, durante la ricerca di pezzi di ricambio all’interno della discarica, trova il corpo di un cyborg femmina, pesantemente danneggiato ma ancora in vita seppur in stato di stasi. La ragazza si risveglia il giorno dopo nel laboratorio di Ido, con un corpo più piccolo e con la memoria perduta, e viene ribattezzata dal dottore come la sua defunta figlia: Alita.


Tratto dal celebre omonimo manga e scritto da James Cameron (che per via degli impegni presi con Avatar non ha potuto dirigerlo), Alita – Angelo della battaglia è riconosciuto da tutti gli appassionati del genere come uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni. Robert Rodriguez, scelto personalmente da Cameron che produce, è al timone del progetto e dirige in maniera ordinaria ma mai banale un fanta-action dal sapore retrò, innovativo nella CGI e sinceramente fedele all’opera originaria sia nella messa in scena che nello stile puramente action