La Pasqua è la seconda festa più celebrata dell’anno dopo il Natale. In un periodo in cui il tema principale è ricordarsi dell’importanza della vita nonostante tutte le sofferenze nel mondo, quali sono i migliori film che si possono guardare durante il periodo? Ecco la lista di 10 interessanti opere consigliate dallo staff di Quart4 Parete!
“Noah” (2014) di Darren Aronofsky
L’opera funge da estremo catalizzatore dell’ideologia di Aronofsky, che qui si concretizza in forma di esagerazione stilistica: i 125 milioni di budget del film trovano spazio attraverso effetti speciali e sequenze che appaiono suggestive nella loro pomposità. La macchina biblica dell’Antico Testamento, che viene piegata al volere del regista per mezzo di lotte tra giganti, magia e una sequenza in soggettiva che tenta di rappresentare il diluvio universale, diventa dunque un modo per comunicare allo spettatore l’evidenza dell’inesorabile.
“Il Vangelo Secondo Matteo” (1964) di Pier Paolo Pasolini
Martin Scorsese, grande fan di quest’opera, disse che la trasposizione di questo capitolo della Bibbia è la versione più attuale che si possa vedere su Gesù Cristo (interpretato da Enrique Irazoqui). In effetti è difficile non dare ragione al maestro, dato che questo orgoglio italiano è un’incredibile poesia che rende il popolo una comunità vicina al nostro tempo e rende il Messia un inno all’importanza dei lavoratori contro l’egoismo del potere carico di disprezzo.
“Signs” (2002) di M. Night Shyamalan
Questo sci-fi movie è in grado di sorprendere per la costruzione della tensione basata sul gioco vedo-non vedo. L’invasione aliena sfida la mancanza di fede di un ex pastore che ha perso sé stesso ed il suo Dio, ma lo stesso riguarda anche gli altri personaggi, a seguito della morte di una persona a loro cara. La messa in scena rende gli alieni un espediente narrativo angosciante, funzionale nel far emergere dal nucleo familiare, diviso tra speranzosi e sospettosi, la loro retrospettiva psicologica e le verità sepolte da tempo. Shyamalan invita i protagonisti e gli spettatori ad andare oltre con i loro sensi: non c’è bisogno di guardare per credere, basta dare un altro significato ai segni per ritrovare la luce.
“Il Principe D’Egitto” (1998) di Brenda Chapman, Simon Wells e Steve Hickner
Non una semplice trasposizione dell’Esodo come potrebbe sembrare. Due uomini uniti dalla fratellanza costretti a dividersi per seguire un disegno divino che non guarda ai loro sentimenti, creando una grande tensione che ricalca tormenti shakespeariani destinati a rimanere impressi. Prendendo in eredità il Rinascimento Disney si realizza un colossal animato epico con canzoni memorabili. Il cast vocale è quello delle grandi occasioni attraverso delle sequenze visive che non sono invecchiate per nulla. In assoluto una delle opere più mature ed importanti che la Dreamworks abbia mai realizzato.
“L’Ultima Tentazione Di Cristo” (1988) di Martin Scorsese
E se Gesù fosse sceso dalla croce, cosa avrebbe fatto? Scorsese partì da questa riflessione per la realizzare questo film. Reinterpreta il Gesù biblico e porta sullo schermo un uomo che vede il rapporto con il padre divino come persecutorio. Vorrebbe vivere come gli altri, avere una famiglia ma soprattutto non comprende il suo percorso messianico. Le tentazioni e i pensieri più negativi fustigano la mente del protagonista e svuotano il film dell’aspetto sacro di cui ci si aspetterebbe data la tematica, per elevare il profano, perché anche il figlio di Dio può essere debole come ogni uomo. Le musiche composte da Peter Gabriel accompagnano la passione del protagonista in uno dei film forse più atipici e intimi dell’autore.
“Ti Amavo Senza Saperlo” (1948) di Charles Walters
Quarto lungometraggio diretto dal regista e coreografo C. Walters, è una classica commedia romantica che fa dei suoi spezzoni musicali i suoi reali punti di forza. Tra allegria e romanticismo, il titolo “Easter Parade” suggerisce proprio uno snodo narrativo importante proprio in occasione della sfilata annuale di Pasqua per le vie della città, con la festività che viene richiamata già nei primi minuti attraverso il brano “Happy Easter“. Proprio la colonna sonora vincerà infatti il premio Oscar nel 1949, ponendosi tassello imprescindibile per l’ottima resa del film, esaltata anche dalla messa in scena del regista che, da abile coreografo, gestisce sapientemente lo spazio attorno ai personaggi, interpretati alla grande dal duo Fred Astaire e Judy Garland.
“La Passione di Cristo” (2004) di Mel Gibson
Gli ultimi giorni di vita del figlio di Dio visti attraverso gli occhi di Mel Gibson, qui al suo terzo lavoro da regista. La sofferenza di Gesù, interpretato da un grande Jim Caviziel, e il suo calvario verso la croce viene raccontata da Gibson tramite l’uso di una violenza e di una brutalità senza precedenti, in un film controverso ma di ottima fattura, che non si limita semplicemente al ritratto della disperazione umana, ma anche alla compassione sparsa in quel briciolo di speranza che rimane ancora all’umanità.
“Exodus: Dei E Re” (2014) di Ridley Scott
Ridley Scott dirige un kolossal con Christian Bale nei panni di Mosè, in un adattamento biblico dell’Esodo ebraico. La regia del noto cineasta è riconoscibile, così come la solennità di diverse scene. Un’interessante colonna sonora e la fotografia suggestiva (che richiama all’antico Egitto) impreziosiscono il prodotto, rendendolo una visione impegnativa ma sommariamente piacevole e appagante. Punto di forza della pellicola sono assolutamente le interpretazioni del cast.
“Ben-Hur” (1959) di William Wyler
Si tratta di uno dei più magniloquenti e sfarzosi esempi di blockbuster hollywoodiano. L’afflato epico del racconto, le sequenze d’azione che si intrecciano con un’impossibile storia d’amore e l’incrocio sfuggevole eppure decisivo con il divino fanno di questa pellicola una pietra miliare del cinema americano e una precisa testimonianza di come quest’ultimo fosse in grado di stupire il pubblico e forgiare l’immaginario collettivo senza timore alcuno nei confronti degli spunti o del testo di partenza. Un’esperienza inarrivabile in termini di spettacolarità visiva e di coinvolgimento emotivo, capace di avvincere generazione dopo generazione tutti i suoi spettatori, decantato dalla critica e celebrato dall’industria con ben 11 Oscar.
“Maria Maddalena” (2018) di Garth Davis
Si conclude con un’opera che guarda le vicende dei Vangeli attraverso un punto di vista femminile, in un ritratto d’indipendenza che vuole cercare una libertà diversa da quello che la società impone, alla ricerca di una verità che possa far vedere il mondo attraverso occhi più particolari. In tutto questo abbiamo un Gesù (interpretato da Joaquin Phoenix) fisicamente molto provato e fragile mentre questo suo apostolo protagonista (interpretata da Rooney Mara) cerca in tutti i modi di comprenderlo. Estremamente coraggioso e provocatorio al punto giusto è il ritratto di un’umanità notata dagli emarginati mentre viene perduta dalla Chiesa proprio nel momento della fondazione di quest’ultima.
