Articolo pubblicato il 18 Marzo 2023 da Matteo Pelli
Cinema e videogiochi, un matrimonio fatto di tanti bassi e pochi alti. Tuttavia il finale di stagione di The Last of Us, popolare serie targata HBO, ha messo in luce i pregi e le potenzialità dei cosiddetti cinegames. Ecco la classifica dei 5 migliori film tratti dai videogiochi.
Mortal Kombat (Paul W.S. Anderson, 1995)
Un grande torneo di arti marziali, denominato Mortal Kombat, viene organizzato ogni generazione per stabilire chi sarà il guerriero più forte del mondo. In realtà il Mortal Kombat non è che una mera facciata: l’imperatore Shao Kahn, regnante di una dimensione parallela chiamata Outworld, vuole conquistare la Terra ma, per aggiudicarsi questo diritto, deve vincere dieci edizioni di fila del torneo. Solamente il Dio del Tuono conosciuto come Raiden può fermare il pazzo invasore e il suo araldo, lo stregone Shang Tsung, schierando una squadra di campioni nel folle tentativo di vincere la competizione.
Uscito nel 1992, Mortal Kombat (edito da Midway) scosse il mercato videoludico grazie al suo sanguinario realismo scatenando però una serie di feroci polemiche. Violento, cupo e in netto contraltare con il rivale Street Fighter II, la creatura concepita da Ed Boon e John Tobias fece subito breccia nel cuore degli appassionati di picchiaduro grazie ad una grafica realistica e ad un gameplay divertente. L’uscita del primo lungometraggio fu quindi accolta con gaudio e tripudio dai fans di tutto il mondo.
Diretto da Paul W.S. Anderson, Mortal Kombat è un mix sapiente di ironia, arti marziali con una (leggera) spruzzata di horror: un perfetto esempio di b-movie creato ad arte per soddisfare i giocatori più accaniti.Completamente edulcorato dal gore e dalla violenza visiva (che però ritroveremo nell’omonimo reboot uscito nel 2021), il film di Anderson mette in scena una coreografia dei combattimenti convincente (Scorpion vs Johnny Cage il miglior scontro del film), un cast sopra le righe tra cui spicca un inspiegabile Christopher Lambert nel ruolo di Raiden, una colonna sonora divenuta iconica negli anni e un comparto tecnico comunque sufficiente. Un adattamento dignitoso e senza pretese che si rivelerà un successo planetario e che metterà a segno il primo gol cinematografico nel derby contro il rivale di sempre Street Fighter, uscito al cinema l’anno prima con una deprecabile pellicola avente protagonista Jean Claude Van Damme.

Resident Evil (Paul W.S. Anderson, 2002)
Il secondo tra i migliori film tratti dai videogiochi è Resident Evil di Paul W. S. Anderson. La casa farmaceutica Umbrella, in un bunker chiamato “l’Alveare” situato nel sottosuolo della metropoli Raccoon City, sta sviluppando in gran segreto progetti riguardanti armi batteriologiche e ingegneria genetica: tuttavia a causa di un potenziale rischio biologico, il supercomputer che comanda l’Alveare sigilla ermeticamente il posto per evitare il diffondersi del virus. Alice (Milla Jovovich) si risveglia priva di memoria all’interno del complesso, venendo soccorsa da una squadra speciale mandata dalla Umbrella per disattivare il protocollo di quarantena.
Scopriranno, loro malgrado, l’orrore che il virus ha generato all’interno della struttura. Il primo live action dedicato al survival horror di Shinji Mikami era stato inizialmente commissionato al papà degli zombi, il maestro George Romero, dopo che quest’ultimo aveva diretto un apprezzato spot televisivo di Resident Evil 2 nel 1998. Il regista de La notte dei morti viventi aveva scritto una sceneggiatura preliminare basandosi sugli eventi del primo gioco: ambientato in un’enorme villa in collina, l’orrore prendeva il volto di zombi e mostri di qualsiasi genere con una squadra di soldati scelti mandati appositamente per contenere l’epidemia. Il progetto venne rapidamente accantonato, lo script di Romero era considerato troppo sanguinolento e soprattutto troppo politico dalla Constantin Films, la casa di produzione detentrice dei diritti.
Si decise quindi per un cambio radicale, fuori Romero e dentro il già citato Paul W.S. Anderson per fare di Resident Evil un adattamento più improntato sull’action che sull’horror. Una scelta coraggiosa ma che, al netto dei difetti, funziona: il film di Anderson riesce, nonostante tutto, ad essere una trasposizione abbastanza fedele sfruttando gli stilemi del cinema d’azione post-Matrix. Il regista di Punto di non ritorno firma quindi uno dei suoi migliori film, accantonando la tematica survival del gioco concentrandosi di più sull’aspetto ludico. Resident Evil darà vita ad un franchise iniziato tutto sommato bene ma proseguito decisamente male, con la seconda trilogia (sempre ad opera di Anderson) che risulta parecchio sconclusionata se paragonata al franchise videoludico di partenza.

Silent Hill (Christopher Gans, 2006)
Ossessionata da strani incubi, la bimba di 9 anni Sharon è metaforicamente rapita da una cittadina che continua ad invocare senza nessuna apparente motivazione: Silent Hill. In cerca di risposte e contro la volontà del marito, la madre Rose parte insieme alla figlia noncurante delle dicerie che etichettano la città come “maledetta”. Durante il percorso, Rose viene coinvolta in un incidente stradale e perde i sensi: al suo risveglio la figlia risulterà scomparsa, la disperata genitrice non ha altra scelta che proseguire a piedi verso Silent Hill nel tentativo disperato di recuperare la figliola dispersa.
Il gioco, pubblicato da Konami nel 1999 esclusivamente su PlayStation, è riconosciuto a livello mondiale come uno dei migliori titoli di sempre. Un survival horror in netto contrasto con il rivale Resident Evil, se il gioco di Mikami era più di stampo Romeriano, il titolo creato dal Team Silent era perlopiù di carattere Lovecraftiano, prediligendo le atmosfere tetre e nebbiose fatte di show don’t tell piuttosto che l’azione sfrenata del piombo contro gli zombi. Christopher Gans (Il patto dei lupi) riprende il canovaccio del gioco (mischiando anche elementi del secondo titolo) proponendoci una pellicola di stampo horror, assolutamente fedele alla controparte videoludica nella messa in scena, nell’azione e nel comparto narrativo. Impreziosito da un cast di ottimi caratteristi, Silent Hill trasporta lo spettatore nelle nebbie claustrofobiche della città, Gans riesce nel miracoloso tentativo di rendere fruibile un prodotto tanto particolare quanto innovativo con un film solido, convincente e permissivo anche per lo spettatore occasionale.

Angry Birds – Il film (Clay Kaytis e Fergal Reilly, 2016)
Quarto tra i migliori film tratti dai videogiochi è Angry Birds – Il film. Red è uno scontroso uccello rosso che, dopo aver distrutto accidentalmente un uovo, deve fare un corso di gestione della rabbia per controllare il suo brutto carattere. Un giorno, approda sulla costa dell’isola degli uccelli, una misteriosa nave con a bordo due maiali verdi. L’improbabile duo annuncia di essere venuto in pace mostrando agli abitanti tutta una serie di nuovi ed innovativi gadget ma Red, sospettoso per natura, non si fida.
Con l’aiuto degli amici Chuck e Bomb, Red si intrufola di nascosto nella nave dei maiali scoprendo che sono pronti ad un invasione per rubare tutte le uova dell’isola: toccherà alla squadra di uccelli arrabbiati capitanata da Red difendere la loro patria a qualsiasi costo. Ispirato da un famoso mobile game edito da Rovio Entertainment, Angry Birds è un lungometraggio animato prodotto da Sony Pictures. La trama di fondo è un mero pretesto narrativo per vedere i nostri pennuti protagonisti prendere a testate i vili maiali verdi, esattamente come accadeva nell’omonimo titolo videoludico sviluppato dalla casa finlandese. Divertente, colorato, simpatico, Angry Birds è un film d’animazione che in 90 minuti scarsi intrattiene e fa sorridere dimostrando che non servono grandi storie per fare dei buoni film e che a volte è più importante la sostanza della forma.

Sonic – Il film (Jeff Fowler, 2020)
Il giovane riccio antropomorfo Sonic è costretto a lasciare il suo mondo natale, braccato da una tribù di echidna che vogliono sfruttare i suoi poteri di controllo dell’elettricità e velocità straordinaria. Arrivato nella cittadina di Green Hills nel Montana, Sonic si sente tremendamente solo e, frustrato dalla sua solitudine, sprigiona un’onda di energia che manda in blackout la cittadina. A causa di questo picco di energia, il Pentagono manda nella zona l’eccentrico Dottor Robotnik (Jim Carrey) che grazie ai suo droni riesce a stanare il riccio blu: quest’ultimo, sentendosi inseguito, si rifugia nel garage dello sceriffo Tom (James Marsden).
Era il 1991 quando la multinazionale SEGA (acronimo di Service Games) fece debuttare nelle proprie console casalinghe Sonic, come risposta al più celebre idraulico baffuto lanciato dalla Nintendo negli anni 80. Grazie ad un gameplay dinamico ma dannatamente efficace, Sonic divenne ben presto un caposaldo dei platform: con ben 140 milioni di copie vendute negli ultimi vent’anni, Sonic The Hedgehog (questo il titolo completo del gioco) è considerato tutt’oggi un must per gli appassionati del genere ed una delle icone videoludiche più importanti di sempre. Inizialmente previsto per il 2019 ma rinviato di sei mesi per permettere un rinnovamento del design di Sonic, il film diretto da Jeff Fowler (che firmerà anche il sequel uscito nel 2022) è un grande e grosso omaggio al riccio blu di casa SEGA, un live action in cui il protagonista riesce tranquillamente ad amalgamarsi nel nostro mondo grazie ad una chimica molto ben confezionata con la sua controparte umana, l’attore James “Ciclope” Marsden.
La componente umoristica, fondamentale in un prodotto del genere, è impreziosita ulteriormente dalla presenza di un veterano come Jim Carrey: l’attore canadese si diverte a tornare ai fasti iniziali della sua rinomata “faccia di gomma” interpretando un villain macchiettistico come il Dottor Robotnik, vero e proprio spauracchio per il superveloce animaletto blu. Azione, risate, buoni sentimenti: la ricetta vincente di un prodotto godibile e leggero, che rende Sonic tra i migliori film tratti da un videogioco.
