Articolo pubblicato il 3 Marzo 2023 da Bruno Santini
Come nei migliori incontri di pugilato, due giganti dell’industria cinematografica americana si danno battaglia per il medesimo scopo: i diritti di uno dei franchise più importanti della storia, Rocky. Ecco il punto della situazione a proposito della diatriba tra Stallone e Winkler.
Il copyright di Rocky: la genesi
La boxe è uno sport relativamente semplice se si guarda in tv o sugli spalti di un palazzetto. Due uomini pronti a darsi battaglia a suon di pugni, chi rimane in piedi vince. Niente di più, niente di meno. Quello che lo spettatore non conosce sono i sacrifici che il pugile deve affrontare per arrivare al match: allenamento costante, dieta ferrea, rinunce. Una sorta di martirio programmato per arrivare all’incontro al massimo della forma.
Lo sa bene Sylvester Stallone, autore di uno dei personaggi più iconici della Settima Arte, uno che di sacrificio se ne intende benissimo. Nel 1976 uno squattrinato Sly scrive la sceneggiatura di Rocky basandosi sulla sua vita privata ed ispirandosi ad un famoso incontro di boxe (Alì vs Wepner) per il canovaccio narrativo del film. Per la pellicola Stallone ricevette la somma di 75.000 dollari, più il 10% degli utili proveniente dagli incassi totali del film: a fine corsa l’attore e sceneggiatore guadagnò complessivamente più di 2 milioni di dollari, una cifra niente male se si considera che poco meno di un anno prima fu costretto a vendere il proprio cane per poter sopravvivere.

Il copyright di Rocky: la guerra per i diritti
La saga di Rocky proseguì nel tempo con altri cinque sequel e tre spin-off, incassando più di 3 miliardi di dollari nel corso di quasi cinquant’anni di onorata carriera. Alla luce di questi guadagni, Stallone si rimette i guantoni e sfida a singolar tenzone l’ultra novantenne produttore Irwin Winkler, colpevole di non aver mai spartito i diritti del personaggio col suo creatore.
“Mi voglio congratulare con Irwin Winkler e la sua famiglia di avvoltoi per aver messo al tappeto un altro meraviglioso personaggio senza dirmelo. Mi scuso con i fans, non avrei mai voluto vedere i personaggi di Rocky distrutti da questi parassiti. Ad ogni modo non ho niente contro il mio vero amico Dolph Lundgren, solo rispetto.”
Un lapidario Sly non le manda a dire su Instagram, con un paio di post (poi debitamente rimossi), creati ad arte dopo aver saputo che Winkler e la sua prole (David e Charles) avevano in mente di realizzare uno spin-off sulla famiglia Drago. Un rancore che l’attore italoamericano si porta dietro da un po’ di anni: secondo Sly, i diritti del franchise di Rocky dovrebbero essere in mano sua (o quantomeno una parte di essi) essendo lui il creatore della saga. Winkler, dal canto suo, sostiene che Stallone si è portato a casa parecchi quattrini dal mondo di Rocky, essendo stato non solo sceneggiatore ed attore ma anche regista per ben quattro film del franchise.

Il copyright di Rocky: Stallone ha ragione?
Teoricamente parlando la sceneggiatura di Rocky è stata un’opera su commissione e quando si lavora in questo modo, la compagnia a cui si presta servizio diventa proprietaria. D’altro canto lo script del primo film potrebbe non essere considerata una commissione, in quanto frutto dell’esperienza personale di Stallone con la sua ricerca di uno studio interessato ad acquistare il suo lavoro. Tuttavia, secondo gli analisti, Sly nel 1976 dovrebbe aver ceduto integralmente i diritti di Rocky rinunciando ad ogni pretesa futura.
Quindi non solo questa questione risulta tutto un fuoco di paglia ma Stallone sta creando il cosiddetto “molto rumore per nulla”, probabilmente per far leva sui sensi di colpa (semmai ce ne fossero) dell’ultra novantenne Winkler o più semplicemente perché non vuole più accontentarsi delle briciole: vuole tutta la torta. Eppure, l’ex Rambo, non ha nessuna intenzione di mollare l’osso: “Voglio poter lasciare qualcosa ai miei figli e non solo ai miei affezionatissimi fans di tutto il mondo”. Non è chiaro se Sly agirà ufficialmente per vie legali, quello che è sicuro è che la saga di Rocky, anche grazie ai recenti successi di Creed, è una vera e propria gallina dalle uova d’oro: se Winkler morisse il copyright del franchise andrebbe in mano ai suoi eredi, di fatto spazzando via le speranze di Stallone di riavere finalmente Rocky al suo angolo.
Dove vedere la saga di Rocky in streaming
Mentre Stallone e Winkler si danno metaforicamente battaglia sul ring, Creed III è ufficialmente uscito al cinema. Prima di tornare in sala, però, il recupero della saga di Rocky è doveroso e necessario: i sei film del franchise, più gli spin-off Creed e Creed II, sono interamente disponibili nel catalogo di Amazon Prime Video.