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Recensione- Creed 3: L’esordio alla regia di Michael B. Jordan

Creed 3 recensione del film di Michael B. Jordan

Esce nelle sale italiane e di tutto il mondo il 3 marzo 2023 “Creed 3”, l’esordio alla regia di Michael B. Jordan, anche protagonista della pellicola, nono lungometraggio affiliato alla saga di Rocky (inaugurata nel 1976 dal film omonimo) che per la prima volta non vanta la presenza di Sylvester Stallone nel ruolo di Rocky Balboa. Di seguito la trama e la recensione di “Creed 3”.

La trama di Creed 3

Ecco la sinossi ufficiale rilasciata dal sito della pellicola: “Dalla Metro Goldwyn Mayer Pictures arriva “Creed III”, con Michael B. Jordan che fa il suo debutto alla regia e ritorna nel ruolo di Adonis Creed nel terzo capitolo della serie di successo. Nel film sono presenti anche anche Tessa Thompson (“Creed”, “Passing”), Jonathan Majors (“Da 5 Bloods”, “Lovecraft Country”), Wood Harris (“Creed”, “Blade Runner 2049”), Florian Munteanu (“Creed II”, “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli”), l’esordiente Mila Kent e Phylicia Rashad (“Creed”, “Soul”).

 

 

Jordan dirige da una sceneggiatura di Keenan Coogler (“Space Jam: A New Legacy“) e Zach Baylin (“King Richard“), da una storia di Ryan Coogler (“Black Panther: Wakanda Forever“) e Keenan Coogler e Zach BaylinJordan è affiancato dietro la macchina da presa dal direttore della fotografia Kramer Morgenthau (“Creed II”, “Thor: The Dark World”), dallo scenografo Jahmin Assa (“Mid90s”, “Angelyne”), dal montatore Tyler Nelson (“The Batman”, “Rememory”), la costumista Lizz Wolf (“Creed II”, “Pacific Rim: Uprising”), con una colonna sonora del compositore Joseph Shirley (“Jackass Forever”, “The Book of Boba Fett”).

La recensione di Creed 3, l’esordio alla regia di Michael B. Jordan

La portata artistica dello sforzo che era richiesto a Michael B. Jordan in questo “Creed III” era decisamente probante. Il giovane attore statunitense si è infatti trovato a dover gestire le redini del primo film della saga di Rocky a non vedere Stallone nelle vesti del leggendario pugile italo-americano e (in modo più o meno velato) collaborare in cabina di sceneggiatura.

 

A rendere ancora più gravoso il compito è il fatto che la pellicola, oltre a essere quella in cui al personaggio di Adonis Creed è richiesto di reggere tutto il peso della storia sulle sue spalle, vede Michael B. Jordan esordire in vesti di regista, dovendo dunque plasmare in tutto e per tutto quest’opera secondo la sua personale visione estetico-iconografica del protagonista.

 

Per i più pessimisti vi sono certamente tutti gli ingredienti per un disastro, che tuttavia non si verifica in pieno. La pellicola risulta essere infatti in fin dei conti la classica occasione sprecata o il proverbiale bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Se da una parte infatti il giovane creativo statunitense mette in gioco una regia piuttosto fluida e tutto sommato solida nella rappresentazione degli scontri sul ring, a mancare del tutto è la specificità e la credibilità che appartenevano ai primi due film di questa trilogia.

 

Il primo elemento a deludere fortemente è la narrazione per spazi, punto di forza dei primi due capitoli e qui totalmente assente. Philadelphia era infatti un personaggio essenziale, il cui decadimento urbano fungeva da perfetto parallelo per l’invecchiamento che inevitabilmente aveva raggiunto Rocky. Sembrava che ogni locale decrepito, ogni palestra fatiscente eppure orgogliosamente funzionante e ogni singolo granello di sporcizia a schermo facessero da perfetto e puntuale contrappunto alla narrazione a schermo, vi era l’illusione che Rocky e Philadelphia fossero in simbiosi e fornissero l’habitat ideale per lo sviluppo del personaggio di Creed.

 

La Los Angeles di questo “Creed III” è invece assolutamente anonima, priva di caratterizzazione, una città da cartolina sempre inquadrata nelle sue parti più glamour, dispersiva e affollata dai diversi brand sponsorizzati nella pellicola (sempre piuttosto invadenti nell’inquadratura). Emblema in tal senso è l’abitazione di Creed, pomposamente arredata e situata in uno dei luoghi più di grido della città californiana.

Creed 3 e il problema dell’assenza di Sylvester Stallone

Il film inoltre presenta inoltre un ulteriore problema di credibilità. Se infatti i primi due film erano una meravigliosa riflessione cinematografica sul corpo attoriale di Sylvester Stallone, dentro e fuori dal personaggio di Rocky, questo terzo film non è altrettanto convincente nel raffigurare Adonis Creed come un pugile ormai ritirato. La scelta non persuade per due ordini di motivi: in primo luogo il corpo ancora giovane e aitante di Michael B. Jordan ben poco si presta a un’operazione di questo tipo, che dovrebbe trovare innanzitutto nella coerenza estetica un punto di partenza e in seconda battuta risulta quasi una contraddizione in termini il fatto che il film nel quale il personaggio protagonista si deve emancipare dalla figura del mentore si ritiri sostanzialmente a inizio film.


Altro fattore di criticità è la scelta di Jonathan Majors come interprete a cui affidare il ruolo dell’antagonista. L’attore infatti si barrica anche qui dietro a un campionario interminabile di espressioni e smorfie al limite del macchiettistico che già in “Ant-Man and the wasp: Quantumania” ne avevano fiaccato la performance, finendo per indebolire la forza a schermo del personaggio forse meglio scritto di tutta la pellicola, al quale inoltre sono affidati i momenti più interessanti di combattimento sul ring.


Sul lato della scrittura i punti più convincenti riguardano il rapporto tra Creed e la sua famiglia, mentre a essere carenti sono i momenti epici o i monologhi che avrebbero dovuto consacrare il protagonista nella pellicola. La regia dei combattimenti invece, nonostante risulti piuttosto lineare, non fa rimpiangere particolarmente quella di “Creed 2” e soprattutto nel duello finale assesta qualche trovata visiva affatto banale, a dimostrazione di come non tutto il lavoro di Michael B. Jordan sia da buttare. Sempre sul fronte degli scontri di boxe è piuttosto incomprensibile il perché si sia deciso di riutilizzare il personaggio di Viktor Drago, la cui presenza quasi da comparsa in questa pellicola non pare altro che essere un forzato ponte che si è voluto mantenere con la saga originale. In definitiva, dunque, l’eredità di Rocky non sembra essersi affatto tramutata nel futuro di Creed, il cui primo lungometraggio da vero e assoluto protagonista sembra essere nient’altro che un comune film di pugilato.

Voto
2/5
Bruno Santini
2/5
Andrea Barone
3.5/5
Andrea Boggione
3/5
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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