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Recensione – Amsterdam: il ritorno di David O. Russell

Amsterdam recensione film di David O. Russell con Christian Bale, Margot Robbie, Chris Rock

Dopo ben sette anni David O. Russell torna dietro la macchina da presa per dirigere un nuovo film in uscita nelle sale dal 27 Ottobre 2022. Il pluripremiato regista americano, capace di sbalordire pubblico e critica nella prima parte della sua carriera, nonostante la realizzazione di progetti che hanno incassato al botteghino, nel 2015 sparisce dai radar di Hollywood. Cinque anni dopo prende vita questo suo nuovo progetto dai tratti più che interessanti, un film che porta in scena alcuni fatti realmente accaduti attraverso una storia romanzata ed una moltitudine di personaggi stravaganti. Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulla trama, sul cast e sulla recensione di Amsterdam di David O. Russell. 

Amsterdam, trama e cast del film

Sono gli anni ’30 e tre grandi amici, il dottor Burt Berendsen (Christian Bale), l’infermiera Valerie Voze (Margot Robbie) e l’avvocato Harold Woodman (John David Washington), si trovano al centro di uno dei complotti segreti più scioccanti della storia americana: l’improvvisa morte del generale Meekins, avvenuta in circostanze misteriose, scatena una caccia ai colpevoli ed i tre protagonisti finiscono per essere considerati come i primi sospettati. Una serie di bizzarri e drammatici equivoci portano i tre amici a ripercorrere il loro passato nel tentativo di smascherare questo profondo complotto ai loro danni. 

 

Ovviamente come per ogni film del cineasta statunitense anche “Amsterdam” vanta un cast d’eccezione: oltre ai protagonisti hanno preso parte al progetto attori e attrici del calibro di Chris Rock nei panni dell’eccentrico Milton King, Anya Taylor-Joy ovvero Libby Voze ed il compagno Tom Voze interpretato da Rami Malek, ma anche Mike Myers e Michael Shannon, Andrea Riseborough, Matthias Schoenaerts, Alessandro Nivola e Robert De Niro, oltre ai camei o ruoli minori di Taylor Swift, Zoe Saldana e Timothy Olyphant.

“Abbiamo stretto un patto e giurato di proteggerci a vicenda… a qualunque costo.”

La recensione di Amsterdam: amore, omicidi e cospirazioni 

Amsterdam” è una storia semplice che gioca sull’estro creativo di un regista che porta in scena una serie di imprevisti, stravaganze, bizzarrie ed equivoci nel tentativo di colpire nel segno. Tuttavia non è così poiché il pubblico si trova a dover ricostruire man mano una storia con un ritmo fin troppo altalenante ed una narrazione ben più che affannosa. Personaggi ed avvenimenti sparpagliati qua e la all’interno di una pellicola caotica che pare non perseguire un vero e proprio obiettivo, se non quello di riunire una serie di grandi nomi della recitazione nella speranza che tutti loro possano o riescano a tirar fuori qualcosa di spettacolare. Tutta la forza e il tocco di David O. Russell visto nella prima parte della sua carriera non c’è e “American Hustle” insegna, un altro esempio lampante molto simile a livello di operazione di questo “Amsterdam”: un cast eccezionale all’interno di un pentolone da cui, però, non può che uscire un prodotto senza un vero obiettivo e per nulla ben amalgamato. 

 

Nonostante una prima parte, o meglio un’introduzione, molto interessante grazie al carisma di un Christian Bale sempre sul pezzo, anche se parecchio depotenziato, il film più prosegue e più si perde tra i meandri di una sceneggiatura debole. Una delle caratteristiche del cinema di Russell legata alla recitazione è quella dell’improvvisazione. Il cineasta lascia spesso molta libertà ai suoi attori di interpretare il copione nel tentativo di dare il meglio di loro. A volte funziona, ma non è questo il caso: anche gli stessi Washington e la Robbie sono due personaggi con un buon background, ma senza nessun tipo di evoluzione (spesso la maggior parte degli avvenimenti legati ai loro personaggi avviene off screen ed è un peccato). Un altro elemento discordante è il genere: si passa dal giallo al film storico, dalla commedia al dramma oppure dal film d’inchiesta al film di spionaggio. Pare che non ci sia una direzione precisa da intraprendere e di conseguenza in questo marasma collettivo la storia ed i personaggi si perdono e vengono abbandonati a loro stessi. Ovviamente il ritmo ne risente vistosamente, spesso si passa dal presente ovvero gli anni ‘30, poi si torna indietro fino al 1918 per poter dare un background ai protagonisti. Salti temporali che scombussolano ancor di più il tutto, per poi chiudersi con un finale poco originale e per nulla soddisfacente. La sensazione più grande in questo film, come nella seconda parte della filmografia del regista, è che manchi sempre qualcosa come se ogni progetto funzioni più come una grande e grossa introduzione a cui manca però tutto lo sviluppo. La durata risulta quindi eccessiva, un film a tratti prolisso che spreca il talento del suo cast e di quegli spunti interessanti che non mancano, ma che non vengono per nulla sviluppati.

“Non arrivi qui se non è tutto iniziato tanto tempo fa.”

Il cast eccezionale del film non basta

Il risultato è un film senza una vera e propria anima. Una caratteristica oramai ricorrente nella seconda parte della filmografia di David O. Russell, un cineasta capace di farsi conoscere grazie ad un film straordinario come “The Fighter” (2010), per poi raggiungere il successo con “Il Lato Positivo” (2012), ma senza riuscire a spingersi oltre la sua comfort zone. Premi e riconoscimenti, per il momento, ne stanno segnando la carriera in negativo: partendo dall’impalpabile “American Hustle” (2013), proseguendo con il deludente “Joy” (2015) per poi arrivare a questo “Amsterdam”. Una serie di film ai limiti della mediocrità, rispetto a quanto mostrato precedentemente fin dai suoi esordi. Un gran peccato poiché all’apparenza Russell ha mostrato a più riprese qualche sprazzo di talento e alcuni tocchi definibili “autoriali”. Un regista che pare essersi perso tra i meandri di un’industria fagocitante adagiandosi su un terreno sicuramente più semplice intraprendere, un percorso che risulta però povero di contenuti portando alla luce una serie di progetti inconcludenti e privi di spirito.

Voto:
2.5/5
Paolo Innocenti
2.5/5
Gabriele Maccauro
2/5
Paola Perri
2/5
Giovanni Urgnani
2.5/5
Bruno Santini
2/5
0,0
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