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Thor – Love and Thunder: il nuovo viaggio del vichingo dello spazio

Thor: Love and Thunder” è la seconda versione nata dalla mente di Taika Waititi riguardo il personaggio del Dio del Tuono. Una visione stilistica e narrativa che prosegue quanto visto sia in “Thor: Ragnarok”, diretto dallo stesso cineasta neozelandese, sia negli ultimi due film degli Avengers. In questo quarto capitolo riguardo un personaggio che ha affrontato un percorso parecchio travagliato, sopratutto off screen, c’è una grossa crescita a livello personale. Thor (Chris Hemsworth), da tempo alla continua e disperata ricerca di se stesso, viene nuovamente messo alla prova attraverso una storia che tenta di scavare nel profondo del cuore del vichingo dello spazio. Waititi decide di portare sulla schermo la classica avventura dell’eroe, ma ovviamente rivisitando vari stereotipi e partendo da un background già definito nelle pellicole precedenti: c’è la (ri)presentazione del protagonista, il villain che incarna la minaccia da sconfiggere o quantomeno fermare, il momento della caduta o il punto più basso del percorso dell’eroe, per poi concludere il tutto con il tipico scontro finale. All’interno del calderone Taika Waititi sceglie però di dar vita ad un’opera coloratissima, scanzonata, divertente, ma capace in tutto questo di portare a termine una riflessione sul tema dell’amore (rimando diretto al titolo di questo quarto film). Il ritorno del personaggio di Jane Foster (Natalie Portman) è fondamentale: attorno a lei ruota uno degli ingranaggi più importanti dell’intera storia. Fin dai trailer la presenza di Mighty Thor o Potente Thor ha scatenato la curiosità di critica e pubblico. La storia della supereroina porta in sè qualcosa di traumatico, un elemento che rappresenta quel distacco dalle varie gag, alcune funzionali al racconto altre molto meno e piuttosto fuori dal contesto, che spesso pone l’attenzione su riflessioni che riportano con i piedi per terra una pellicola che gioca sul divertire ed intrattenere lo spettatore.

“Giovani fuori i pop-corn, vi racconto la storia del vichingo dello spazio: Thor, figlio di Odino. Non era un uomo comune, era un Dio. Dopo aver salvato la Terra 500 volte, iniziò un nuovo viaggio, si rimise in forma, trasformò un fisico flaccido in un fisico da Dio, dopodiché rivendicò il titolo di solo ed unico Thor… ho parlato troppo presto.”

All’interno della Fase 4, con “Thor: Love and Thunder”, si torna a parlare di uno degli eroi classici del Marvel Cinematic Universe. Dopo gli eventi narrati in “Avengers: Endgame” (2019), il Dio del Tuono affronta un nuovo viaggio, in compagnia dei Guardiani della Galassia, con l’obiettivo di trovare una volta per tutte quella pace interiore che sogna da tempo. Qui entrano in gioco le due svolte narrative della storia per Thor: prima scopre che Jane, la sua vecchia fiamma, ha ottenuto i suoi poteri impugnando il Mjolnir e poi viene a conoscenza del famigerato Gorr, il macellatore di dei (Christian Bale). L’eroe decide quindi di mettere su una squadra nel tentativo di affrontare e fermare questa nuova minaccia. Un incipit narrativo dalla struttura classica che porta al suo interno quegli elementi abituali e presenti nei prodotti targati Marvel Studios. Qui entra in gioco l’estro e l’autorialità di un regista capace di rivisitare interamente un personaggio che, tempo addietro, rappresentava il lato più dark e oscuro a livello di toni tra gli Avengers. Waititi riesce nell’intento di realizzare un film che parla d’amore, esuberanza ed emozioni diverse, ma non mancano sequenze più tetre e “spaventose”, legate ovviamente al personaggio di Gorr, interpretato da un Christian Bale perfettamente in parte, ma a cui manca quel pizzico di approfondimento in più perché sicuramente rappresenta a tratti uno dei villain potenzialmente tra i migliori del franchise, basti pensare ai vari Elfi oscuri o la stessa Hela (limitandosi solo a quelli in relazione con il protagonista). Inoltre il film, dopo i vari “Spider-Man: No Way Home” e “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, non gioca su particolari camei o ritorni osannati dai fan. Non mancano, però, vecchie conoscenze come Valchiria (Tessa Thompson) e Korg (Taika Waititi) che fanno parte della squadra, ma anche nuovi personaggi come le varie divinità capitanate dallo Zeus interpretato da Russell Crowe, un’altra buona interpretazione per un ruolo che avrebbe meritato più spazio.

“Agli Dei importa solamente di loro stessi. Questa è la mia promessa: tutti gli Dei moriranno.”

Insomma “Thor: Love and Thunder” è sicuramente la versione e la storia migliore in solitaria della divinità norrena. Taika Waititi scrive e dirige la sua personalissima visione di uno degli eroi più amati, ma che non aveva ancora, almeno fino a “Thor: Ragnarok”, spopolato al botteghino. Dopo anni in cui il personaggio pareva essere continuamente alla ricerca di se stesso, questa volta raggiunge il suo obbiettivo ed i suoi scopi grazie ad un racconto che scava nell’anima e nel cuore dell’eroe Marvel. A differenza del precedente zoppicante capitolo, questo volta, grazie ad elementi più vincenti ed attraverso un impianto tecnico e visivo clamoroso, il risultato finale è un’opera che riesce a restitutore quell’epica al personaggio di Thor. Un film in tutto e per tutto del cineasta neozelandese che costruisce una storia divertente, spesso irriverente e fuori dagli schemi, ma con tantissimo cuore. Probabilmente con qualche gag sciocca in meno e puntando su quel lato più profondo ed emotivo, lasciando più spazio a personaggi come Mighty Thor e lo stesso villain Gorr, avrebbe giovato maggiormente ad una pellicola che funziona, ma che dividerà molto visto che la stessa impronta e stile di Waititi è stata a volte molto apprezzata, come in “Jojo Rabbit”, altre volte meno, proprio come con la sua prima rivisitazione del Dio del Tuono. Non si tratta, come è stato predetto da molti, di un versione estesa di quanto visto nel terzo capitolo, ma bensì di un grande passo in avanti che, nonostante dei limiti evidenti, riesce ad emozionare e divertire, a patto che lo spettatore si lasci trasportare all’interno della mente e della visione di uno degli autori tra i più stravaganti del momento. 

Voto:
3.5/5
Andrea Barone
4/5
Christian D'Avanzo
2.5/5
Carlo Iarossi
3.5/5
Paolo Innocenti
4/5
Carmine Marzano
0/5
Alessio Minorenti
2.5/5
Paola Perri
3.5/5
Giovanni Urgnani
1.5/5
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