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Euphoria 2×04: Toccare il fondo

La scorsa puntata di Euphoria aveva esercitato una tale pressione su alcuni punti nodali della trama che era impossibile non aspettarsi da questa prosecuzione, che costituisce il giro di boa di questa seconda stagione, una forte presa di posizione e una funzione maggiormente risolutiva rispetto a quella delle prime tre puntate. Non possono dunque sorprendere la perdita di qualsivoglia appiglio al rispetto delle convenzioni sociali (che fino ad ora avevano dominato la sua vita) di Cal, la cieca isteria di Cassie e l’implosione, a lungo rimandata, del rapporto tra Rue e Jules.

Condurre un’analisi seguendo queste tre vie maestre aiuta a evidenziare come le diverse detonazioni che avvengono in quest’ultimo episodio siano frutto dell’innesco di cariche sapientemente collocate nel corso di tutta la narrazione e non soltanto un goffo espediente per far procedere la storia. Prima però di raccogliere le fila di questa interessante puntata è doveroso soffermarsi sull’ennesima ispiratissima e non fine a sé stessa scena prima del titolo di testa.

In questa occasione Levinson, quasi facendo il verso agli ultimi pacchiani interludi dei film di Von Trier, si diletta inserendo Jules e Rue all’interno di opere d’arte di vario tipo, tra le quali anche celebri film (esilarante e splendidamente caustica la messa in scena del bacio di Biancaneve), per dare corpo all’infantile concezione che Rue ha dell’amore e che riversa in modo così melenso nella sua immaginazione. Anche il modo in cui goffamente simula l’orgasmo, senza peraltro ingannare Jules, evidenzia la sua immaturità emotiva che estrinseca in ogni sua interazione sociale e che acuisce ulteriormente l’egoismo autodifensivo che ha eretto a sua difesa dalla morte del padre.

La parabola di Cal è senz’altro quella che più di tutte fa emergere i conflitti interiori e il gigantesco rimosso del personaggio, che dopo essere stato letteralmente sconquassato nella precedente puntata si ripresenta in uno stato di completa regressione psicologica e manifesta, privo di ogni freno inibitore, il disagio e il livore che si sono accumulati in lui nel corso degli anni riversandoli sulla sua, solo parzialmente, incolpevole famiglia cui viene addebitata ogni singola decisione sbagliata che lui abbia mai compiuto. E’ come se il dolore subito al capo, subito a causa delle mazzate di Ashtray, abbia provocato in Cal un’inarrestabile emorragia emotiva che lo ha fatto passare da integerrimo padre di famiglia (con segreti inconfessabili) a uomo profondamente consapevole della sua solitudine esistenziale e della totale insincerità dei rapporti umani stabiliti fino a quel punto della sua vita, tanto che Nate viene da lui addirittura apostrofato come estraneo.

Gli eventi di questa puntata potrebbero invece avere per Cassie l’effetto che quelli della precedente hanno avuto su Cal, in questo caso però il risultato cui si giungerà potrebbe essere diametralmente opposto. La migliore amica di Maddy ha infatti raggiunto un livello di stress psico-somatico insostenibile unito ad una disperazione insanabile, che la pongono in una condizione di moto perpetuo (opposto alla staticità del succitato Cal) da cui deriva l’impossibilità assoluta di compiere scelte o elaborare decisione, lasciandola in balia della pura istintività. Se Cassie sarà in grado di non disunirsi del tutto (per citare l’ultimo meraviglioso film di Paolo Sorrentino) allora forse ritroverà la via smarrita, altrimenti precipiterà in un abisso senza fondo.

Elliot, come era intuibile fin dalla prima puntata, è la miccia che Sam Levison ha deciso di inserire in Euphoria per far definitivamente detonare la montagna di segreti, non detti e desideri inespressi che costituiva l’ostacolo nella sana prosecuzione del rapporto tra Rue e Jules.

E’ infatti lui a rivelare infine alla seconda ciò che noi spettatori fin dalla prima puntata sappiamo, ovvero che Rue è nuovamente dedita all’uso di un’ampia gamma di stupefacenti. Gli effetti di questa presa di consapevolezza saranno cruciali in relazione al futuro sviluppo della serie ed anche un’azione compiuta dal personaggio interpretato da Zendaya a fine puntata lascia intravedere all’orizzonte il prefigurarsi di eventi funesti. Il senso di totale spaesamento e perdita equilibrio interiore che sta vivendo Rue in questo suo nuovo e infermabile moto autodistruttivo è abilmente evidenziato da Levinson rimuovendo quasi del tutto il suo voice-over (che invece così importante era stato nella scorsa puntata), riuscendo compiutamente a manifestare il totale stato di obnubilazione in cui giace la mente della protagonista, nemmeno più in grado di narrare la sua stessa storia.

Questa è senza dubbio una puntata di svolta e tutto ciò che accadrà da qui in avanti nella stagione dovrà fare i conti con ciò che è accaduto qui.

P.S. Come anche specificato da Zendaya sui suoi social la visione di questa serie è consigliata ad un pubblico adulto e in grado di sostenere la trattazione cruda di tematiche quali la dipendenza da stupefacenti e la depressione, il consiglio è di tenersene alla larga se si è particolarmente suscettibili in tal senso.

-Alessio Minorenti

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