Cerca
Close this search box.

The King’s Man – Le origini: Un ritorno in grande stile inglese

Scopro subito le carte. Chi scrive è un fan sfegatato di Matthew Vaughn e sarà sempre pronto a difendere il suo cinema. Non per questo però non si deve riconoscere che con il secondo capitolo della sua amata saga sulle spie più eleganti e letali di sempre aveva commesso più di un passo falso, cadendo nel più grande errore di chi realizza un sequel. Esagerare.

“I modi definiscono l’uomo”

Chiunque in Kingsman

È però un ritorno alle origini in tutti i sensi questo suo “The King’s Man – Le origini”, non solo perché si va per l’appunto a raccontare la nascita della ormai celebre agenzia di spionaggio ma anche perché Vaughn tira il freno a mano e riporta la pellicola su un narrazione più vicina al primo capitolo, più posata, raffinata ma ovviamente sempre pronta ad esplodere in quegli eccessi sopra le righe che tanto ci hanno fatto amare la saga.

L’ambientazione è la prima guerra mondiale, periodo storico sempre più utilizzato ed indagato dalla Hollywood moderna che forse si è resa conto di aver ormai detto tutto quello che c’era da dire sulla seconda. Ovviamente, però, la trattazione sarà tutta in puro stile Kingsman pronta a far rabbrividire ogni storico che si rispetti. Vaughn gioca con eventi e personaggi reali, li distorce, li dissacra, li parodizza. E così avremo un Rasputin (sono suoi i momenti migliori del film) che combatte a ritmo di Tchaikovsky, un Lenin caricaturale a dir poco e i tre grandi regnanti in guerra Giorgio V d’Inghilterra, Guglielmo II di Germania e Nicola II di Russia tanto ridicoli quanto patetici, interpretati per l’occasione dallo stesso attore (Tom Hollander) quasi a voler significare come in realtà i potenti, che giocano a far la guerra e decidono della vita o della morte di milioni di persone, non sono tutti altro che facce della stessa medaglia. Un appunto qui però devo farlo, Giorgio V e l’Inghilterra ne escono fin troppo bene, l’unica parte in gioco veramente positiva e immune alla spietata parodizzazione di Vaughn, cosa che stona non poco in quel contesto, ma il regista è il più british del panorama action contemporaneo, il film si intitola “gli Uomini del re”, siamo buoni, glielo concediamo.

Vaughn comunque non perde il suo tocco e si conferma uno dei migliori registi d’azione dei nostri tempi, virtuoso ma mai fine a se stesso, dinamico ma mai confusionario, violento ma mai volgare, perfetto nell’uso della colonna sonora. C’è meno azione di quel che si potrebbe pensare ma quando c’è è un piacere per gli occhi e per le orecchie. Ottime anche le scelte di Cast. Ralph Fiennes, protagonista della pellicola, non fa rimpiangere Colin Firth e ci regala un eroe in perfetto stile Kingsman, elegante e all’occorrenza letale. Ottimi anche i comprimari, sebbene restino delle macchiette poco approfondite, ad eccezione invece del figlio di Fiennes, Conrad, interpretato da Harris Dickinson, uno dei migliori personaggi della pellicola. Perfetti anche tutti i celebri scagnozzi del misterioso burattinaio che, seguendo un cliché comune a molti film ambientati nello stesso periodo, nell’ombra muove i fili che fanno precipitare l’Europa in guerra. Su tutti spicca il già citato Rasputin, magistralmente interpretato da un Rhys Ifans costantemente in overacting come il ruolo richiede. Purtroppo l’unico elemento debole è proprio il cattivo finale, scialbo e molto poco carismatico sia nella scrittura, sia nell’interpretazione e anche il disvelamento della sua identità segreta può risultare, per i più smaliziati e avvezzi alle dinamiche di questi film, piuttosto telefonato.

L’elemento però più traballante della pellicola è la sceneggiatura non perfettamente equilibrata e fin troppo frammentata nella scrittura. Con una struttura a livelli ricca di sidequest più simile a quella di un videogioco che a quella di un film. A volte c’è il sentore che l’idea originale fosse quella di una serie tv poi tagliuzzata e accorpata in un lungometraggio di due ore. Si perde spesso il filo del discorso di fronte a fin troppi cambi di ambientazione arrivando al combattimento finale senza la giusta preparazione emotiva. Non mancano però momenti decisamente eccelsi e più di un colpo di scena ben congegnato. Uno, in particolare, che ovviamente non spoilererò, veramente d’applausi, coraggioso e totalmente inaspettato. The King’s Man – Le origini non sarà magari un film perfetto ma è un perfetto prequel per espandere un mondo in cui è sempre un piacere immergersi. Tante sono le analogie con un altro celebre prequel proprio firmato dallo stesso Vaughn, X-Men – L’inizio, e chi lo sa se come il suo affine non si riveli anche questo il primo capitolo di una trilogia (Dark Phoenix non esiste). I presupposti ci sono tutti e la voglia di vedere un The King’s Man 2 piuttosto che un Kingsman 3 anche. Se vogliamo essere oggettivi merita sicuramente qualche voto in meno, ma non voglio essere oggettivo, la saga di Kingsman resta a mio parere il miglior esempio di cinema di intrattenimento possibile, capace di unire cultura, divertimento, critica sociale, satira, eleganza e tamarraggine con una regia ricercata e mai banale.

Carlo Iarossi

Voto: 8/10

Andrea Barone8,5
Andrea Boggione7
Christian D’Avanzo5
Paolo Innocenti7
Paola Perri
Giovanni Urgnani
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO