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Sir Gawain e il cavaliere verde: Il medioevo al cinema

Esce, purtroppo non in sala ma direttamente su Amazon Prime, il nuovo lavoro di David Lowery, regista poliedrico che ha saputo finora sapientemente spaziare tra i generi. A suo agio sia con il cinema indipendente sia con le grandi produzioni è sempre riuscito a mantenere la sua cifra stilistica ricercata e ben definita e Sir Gawain e il cavaliere verde ne è la conferma.

Proprio la regia è il primo prepotente aspetto che sovrasta lo spettatore si dai primi minuti. Lowery posiziona la macchina da presa in punti non convenzionali, disorienta con inquadrature inaspettate e inconsuete. Qualcuno potrebbe definirla una regia magniloquente che nasconde una sceneggiatura banale e inconcludente ma non è certo così. Andiamo con ordine.

Sir Gawain e il cavaliere verde è tratto dall’omonimo racconto medievale del ciclo arturiano e sebbene nel film i personaggi di Re Artù o di Morgana non verranno mai chiamati per nome la loro presenza in scena ci è subito evidente. In quanto racconto medievale il materiale di partenza è quindi inevitabilmente una storia semplice, fortemente allegorica fatta per impressionare un popolo di secoli fa e per infondere valori e messaggi vecchi di secoli. Lowery prende la rischiosissima scelta di non discostarsi quasi per nulla dal testo originale, trovandosi quindi a lavorare con una sceneggiatura che di certo non parla ai nostri tempi e al pubblico moderno, sia come messaggi (sebbene alcune tematiche siano sorprendentemente moderne) sia sopratutto come linguaggio narrativo. E quindi, che fare?

Proprio qui entrano in gioco la regia e (sopratutto) la fotografia. Lowery riesce nell’incredibile intento di restituire, attraverso le immagini, quello stesso senso di stupore che un uomo del Medioevo poteva provare nell’ascoltare quelle storie di cavalieri e maghi. Riesce a farci toccare con mano quel mondo che i nostri antenati immaginavano ci fosse oltre la porta della propria casa, oltre il bosco, in quelle terre ignote che solo pochi avevano percorso e da cui ancor meno erano tornati.

Nella prima parte, quella ambientata nei grandi palazzi, è invece proprio l’architettura a sovrastare lo spettatore. Lowery posiziona la macchina più in basso possibile ad inquadrare verso l’altro, creando un forte senso di vertigine nel seguire i nostri eroi muoversi tra castelli e chiese imponenti, costruiti appositamente per impressionare e sovrastare il popolo. Una volta invece partiti per il viaggio nelle terre ignote sarà invece proprio l’orizzonte a creare vertigine, con continui campi larghi ad inquadrare un mondo dai colori sovrannaturali, affascinante e al tempo stesso inquietante. Tutto è tra il realistico e il surreale, la fotografia, le scenografie, i costumi, il trucco, gli effetti visivi. Tutto è volto a restituirci quello che poteva passare per la mente di chi ascoltava quelle storie nel buio attorno al fuoco.

Molto interessanti anche le scelte di cast. Un cast ricco e di talento in cui spiccano senza dubbio Alicia Vikander in un doppio ruolo e il protagonista Dev Patel. Due volti magari lontani da quelli che potevano essere i volti dell’epoca ma che si inseriscono benissimo nell’atmosfera surreale del racconto. C’è anche una subito riconoscibile Kate Dickie, la Lysa Arryn de Il trono di Spade, in un ruolo poi non molto lontano, almeno visivamente, da quello che aveva nella celebre serie tv. Sir Gawain e il cavaliere verde è un’esperienza prima che un film. Un’opera affascinante e ipnotica che ci conquista e ci trascina in un mondo al di là del mondo e anche se temi come l’onore cavalleresco potranno senza dubbio risultarci desueti non sarà certo questo a svalutarne il valore. L’unico grande rammarico è il non averne potuto godere in sala dove avrebbe potuto esprimere prontamente tutto il suo potenziale. Acconciamoci di Amazon Prime ma ne consiglio la visione sul più grande schermo possibile.

Carlo Iarossi

Voto: 9/10

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