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Recensione: Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza di Roy Andersson

Vi presentiamo la rubrica “IConsigliati”, sezione in cui analizziamo dei film cinematografici davvero validi che però, per vari motivi sfortunati, non vengono particolarmente discussi.
Il film in questione è “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” uscito nel 2014 e premiato al festival di Venezia con il Leone d’oro.
L’opera è composta da trentanove piani sequenza perfettamente fissi, che sono anche quadri m la cui composizione manifesta uno spiccato gusto pittorico (il regista dichiara Otto Dix) in cui si susseguono le immagini di stanze di negozi, bar, sale da ballo, camerette in condomini animate da personaggi visibilmente pallidi (tipico dei film di Roy Andersson). Il tema è ancora una volta la miseria dell’esistenza, infatti la pellicola conclude la trilogia “sull’essere un essere umano”, iniziata con “Canzoni del secondo piano” (2000), proseguita con “You, the living” (2007).
La trama non lineare (sempre tipico dei film di Andersson) quasi assente di protagonisti, tranne in poche occasioni come i due tristi venditori di scherzetti scadenti. All’interno dell’opera non manca però un po’ di comicità grottesca, come quando all’interno di una mensa un uomo si sente male e la barista offre alla sala il cibo del povero mal capitato. Continuando, l’armata di Carlo XII che si ferma a un bar per una birra, un esercito coloniale che si serve di schiavi neri, ustionandoli, per alimentare un cilindro che produce musica per bianchi, una scimmietta usata come cavia per scopi ignoti (ma con ogni probabilità privi di senso). L’umorismo non è certo di quelli convenzionali, anzi, molto freddo tipico svedese.
In conclusione ammirando la pellicola si recepisce quel tormentone ossessivo che fa ripetere, da un personaggio a un altro al telefono ad un interlocutore invisibile, la stessa frase “mi fa piacere sapere che vi va tutto bene” laddove di “piacere” e di “va tutto bene” non sembra esserci la minima traccia.
Insomma è un’opera assolutamente da recuperare, amata dalla critica del Festival del cinema di Venezia e che purtroppo l’unico supporto fisico disponibile in Italia è in dvd distribuito dalla CG Entertainment.

-Michele Canfora

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