Articolo pubblicato il 13 Giugno 2025 da Bruno Santini
Il catalogo di Netflix si arricchisce con un nuovo titolo distribuito in piattaforma in occasione del 12 giugno 2025: stiamo parlando di Masameer Junior, film arabo diretto da Malik Nejer con scrittura di Abulaziz Almuzaini e con il primo presente anche nel cast vocale, per le voci dei tre protagonisti Saltooh, Tred e Saad. Con un’animazione molto convincente e i 70 minuti di durata che offrono spazio ad un intrattenimento sicuramente molto impattante, il film offre il destro per un’interessante satira politica che sembra ricordare i meccanismi tipici di South Park. Ma perché definiamo il risultato di Masameer Junior positivo? Cerchiamo di considerarlo di seguito, attraverso la trama e la recensione del film d’animazione su Netflix.
La trama di Masameer Junior: di che parla il film d’animazione arabo su Netflix?
Prima di procedere con la recensione di Masameer Junior, vale la pena sottolineare innanzitutto quale sia la trama del film d’animazione arabo su Netflix, che vede la regia di Malik Nejer impegnato anche nel cast vocale del film in questione. I tre protagonisti del film, Saltooh, Tred e Saad, già conosciuti attraverso Masameer – The Movie e l’intera serie dedicata al progetto di Nejer, approdano finalmente alla scuola elementare; questo luogo, che da tempo li spaventa, si rivela essere immediatamente infausto: il loro professore, infatti, parla subito di moralità araba e islamica e, soprattutto, fa riferimento all’inferno a cui tutti saranno destinati in caso di errori nei confronti della religione. A essere puniti, infatti, sono non soltanto i furti e le menzogne, ma anche semplicemente chi indossa i jeans: i tre tentano di espiare i loro peccati compiendo delle buone azioni, ma tutti i gesti realizzati non fanno altro che peggiorare la loro storia personale e, per questo motivo, comprendono che dovranno compiere un qualcosa di altisonante: uccidere Maisa.
Quest’ultima, cantante molto in vista nella cultura araba, continua a essere un problema per le famiglie, dal momento che ammalia così tanto gli uomini da mettere in discussione il matrimonio. Saltooh, Tred e Saad partono per ucciderla, ma trovano un paese ormai distrutto dalla dittatura militare, che si prepara ad un nuovo colpo di stato e che subisce gli effetti della guerra civile. In questo contesto, faranno la conoscenza delle fazioni in campo, fino alla risoluzione finale che sembra portare ad un possibile futuro la serie di film.

La recensione di Masameer Junior: una satira funzionale e senza troppe pretese
Quello della satira è un genere che affonda le sue radici nella cultura greca e che si è diramato, nel corso dei secoli, attraverso declinazioni differenti, fino a giungere ad una contemporaneità in cui – ormai è dichiarato e manifesto – si trova in enorme crisi; da un lato di idee, poiché strutturare una satira che funzioni e che riesca nel suo intento appare sempre più difficile, in un periodo storico globale che sembra essere totalmente saturo rispetto a numerosi aspetti di estremizzazione; dall’altro di censura, dal momento che fare cinema in certe realtà politiche non è più così tanto semplice, e non bisogna giungere all’altro lato del mondo per trovarne conferma, ma si può guardare anche alla delicata situazione politico-economica del nostro paese, relativamente alla questione finanziamenti e alle leggi sul cinema sempre più contorte. Il risultato, spesso derivante da questo insieme di processi, è duplice: spesso la satira si traduce in un qualcosa di estremamente caricaturale, alla maniera di quanto un Borat ci ha insegnato, e ha bisogno di atti osceni, flash mob o addirittura prese di posizione nette per esprimersi.
Masameer Junior tenta di abbassare l’asticella, con 70 minuti molto interessanti che proseguono la tradizione della serie di film e altri prodotti dedicati al progetto di Malik Nejer; un progetto, neanche a dirlo, enormemente censurato in patria soprattutto perché promotore di omosessualità e atteggiamenti moralmente sbagliati per la cultura islamica, ma che ha trovato in Netflix un appiglio importante; il film, che di certo non è l’emblema del progetto, né il prodotto maggiormente riuscito di questo, permette di confrontarsi con una nuova dimensione, più adulta, che si affaccia proprio al tema di quella moralità di cui spesso sentiamo parlare anche attraverso il cinema, e grazie al contributo di numerosi registi mediorientali, come il recentemente Palma d’Oro Jafar Panahi. L’azione dei tre protagonisti, per quanto inverosimile e impazzita, segue quel senso di estrema condotta morale che si ricerca negli atteggiamenti del popolo rappresentato e che, anzi, in un’altra visione possibile porta a pensare a quanto si è disposti a fare pur di essere aderenti alle norme del buon costume. Naturalmente, il tutto si sviluppa attraverso un costante ricorso alla satira che, come dicevamo, non ha bisogno di estremismi o di macchiette, ma che riesce ad affermarsi perfettamente nell’insulto, nello sconcio e in tutto ciò che avvertiamo come fermamente contrario al senso della moralità presentata sullo schermo: alla ricerca di un perdono divino, i tre protagonisti assumono che uccidere è l’unica destinazione possibile, ma il loro movimento verso la gloria celeste è pregno di peccato, di antitesi rispetto all’obiettivo.
C’è, naturalmente, anche una certa capacità di intercettare il gusto dello spettatore – non soltanto arabo ma anche occidentale – restituendo alcune tracce di animazione alla South Park, con riferimenti al sesso o a facili ironie che vengono realizzate in chiave più “adulta” (ma dallo sguardo di bambini), con uno stile di animazioni che continua a funzionare anche per alcuni elementi totalmente casuali, eppure riusciti, che si intravedono all’interno della rappresentazione: pensiamo, ad esempio, alla folla di soldati che insegue il cane che abbandona la villa di Maisa, o anche soltanto alla scena in barca con un paio di pantaloni che diventa una vela. Il vero problema di questo film si ritrova, a nostro modo di vedere, nel finale, con un atteggiamento fin troppo mieloso e accelerato rispetto alle dinamiche della stessa Maisa e dell’intera costruzione del suo potere dittatoriale, con il Califfo – innamorato e incapace di agire, questa è una buona intuizione – che vede ridotto il suo potenziale troppo velocemente; ma il futuro è prospero per Masameer, che ha ancora tanto da dire e che può ancora raccontare molto di un mondo che di certo non accenna a cambiare atteggiamenti che nutrono la satira, e che possono rendere questo progetto potenzialmente infinito.