Articolo pubblicato il 8 Marzo 2025 da Gabriele Maccauro
Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022, dove è stato accolto da pareri generalmente molto contrastanti, Holy Spider è un film di Ali Abbasi che ha fatto tanto parlare di sé. Tra i motivi di tali discussioni, non soltanto tecniche e critiche ma anche relative alla materia trattata, c’è di certo il finale del film che mostra alcune immagini tutt’altro che semplici da digerire, ma non solo. Il racconto di Holy Spider è una storia vera che interessa il serial killer Saeed Hanaei, di cui si racconta tanto anche all’interno del lungometraggio e che è stato protagonista di fatti di cronaca che si svolsero tra il 2000 e il 2001. Ma qual è la storia vera di Holy Spider?
Chi era Saeed Hanaei, il serial killer presente in Holy Spider
Nel tentare di comprendere quale sia la storia vera di Holy Spider, è importante indicare innanzitutto chi era Saeed Hanaei, il serial killer che si vede all’interno del film. Fino a quando è avvenuta la sua condanna a seguito dell’arresto, nessuno ha mai sospettato dell’uomo, un operaio di 39 anni sposato e con un figlio che all’apparenza sembrava essere molto docile e particolarmente devoto a Dio. Tuttavia, la sua figura è diventata immediatamente molto dibattuta, non soltanto per i suoi crimini perpetrati ma anche per le ragioni addotte.
Saeed Hanaei ha ucciso 16 donne (stando ai dati che ha egli stesso riportato) tra il 2000 e il 2001 nella città di Mashhad, un centro urbano particolarmente importante dal punto di vista religioso e a circa 900 chilometri dalla capitale di Teheran. Soprannominato “Spider Killer” in virtù del tipo di omicidi commessi, ha adottato lo stesso modus operandi per tutte le sue vittime. Le prostitute venivano adescate e portate a casa sua mentre i familiari erano in preghiera, e strangolare tutte con il loro velo. Saeed non tentava di nascondere i cadaveri, bensì li esibiva in pubblico ricoperti da uno shador nero. Il suo arresto c’è stato a seguito della denuncia di una delle donne, che era riuscita a scappare e che l’aveva denunciato alle autorità locali, con il conseguente arresto con relativa confessione.

Zar Amir Ebrahimi in Holy Spider (2022), diretto da Ali Abbasi
Il movente di Saeed Hanaei, gli omicidi religiosi e il successo popolare
Di Saeed Hanaei si parla non soltanto in Holy Spider di Ali Abbasi, ma anche in altri contributi mediatici come And Along Came a Spider di Maziar Bahari, ma anche l’omonimo concept album del 2008 firmato da Alice Cooper. Ciò che ha sempre interessato tutti gli addetti ai lavori è il movente che ha mosso le azioni del serial killer, etichettato ben presto come un terrorista: le 16 donne uccise, infatti, erano delle prostitute, dunque incarnatrici di un peccato di cui l’uomo voleva liberare la città di Mashhad, facendosi così portatore del messaggio di Dio.
Anzi, il killer ha spiegato anche di aver ricevuto una prova di apprezzamento da parte di Dio quando, dopo la dodicesima vittima, una pioggia torrenziale (interpretata come segno di approvazione del suo lavoro) ha interrotto un lungo periodo di siccità. Per tentare di contenere gli omicidi nel 2001, le autorità iraniane cercarono di mettere un freno al fenomeno della prostituzione tra le strade della città, mentre Hanaei ottenne successo tra molti fondamentalisti religiosi, tra cui anche suo figlio 14enne. L’avvocato difensore di Saeed Hanaei, che credeva di poter essere salvato dall’impiccagione, tentò di difendere la sua azione spiegando che era contemplata dagli insegnamenti del Corano.