Piccole cose come queste vuole eliminare la patina dello spirito natalizio

Dopo aver vinto L’Oscar in Oppenheimer, Cillian Murphy è protagonista di un film indipendente ambientato nell’Irlanda del 1985: qual è il risultato del film?
La recensione di Piccole cose come queste, con protagonista Cillian Murphy

Articolo pubblicato il 24 Dicembre 2024 da Christian D’Avanzo

Presentato in concorso ufficiale alla settantaquattresima edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino, vincitore nella categoria “Miglior interpretazione non protagonista” a Emily Watson. Distribuito nelle sale cinematografiche britanniche a partire dal 1°novembre 2024 mentre in quelle italiane dal 28 novembre dello stesso anno, grazie alla distribuzione di Teodora Film. Ma qual è il risultato di Piccole cose come queste? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film diretto da Tim Mielants.

La trama di Piccole cose come queste, il film di Tim Mielants

La pellicola è la trasposizione del romanzo Piccole cose da nulla, scritto da Claire Keegan e pubblicato nel 2021, tratto da storie vere; presentato in anteprima nazionale alla diciannovesima edizione del Festival del Cinema di Roma, nella sezione “Best of 2024”. Ma di cosa parla Piccole cose come queste? Di seguito la trama ufficiale del film con protagonista Cillian Murphy:

Nel sud dell’Irlanda, a metà degli anni ottanta, Bill Furlong è un venditore di carbone a cui serve una lunga sessione di pulizia con il sapone per togliersi di dosso il nero del mestiere quando torna a casa la sera. Lo fa con piacere prima di poter abbracciare le cinque figlie e la moglie, così come con piacere aiuta chiunque altro in paese, specialmente ora che è quasi Natale. Ma nel convento dove consegna il carbone Bill vede come le suore trattano le ragazze che hanno “in cura”, e un giorno cerca di soccorrerne una, Sarah, che gli ricorda molto la madre scomparsa quando era bambino.”

La recensione di Piccole cose come queste, con protagonista Cillian Murphy

La recensione di Piccole cose come queste, con Cillian Murphy

Per scavare nell’animo umano in maniera approfondita e mostrare ciò che realmente c’è dentro, la realtà di provincia è l’ambiente perfetto in cui contestualizzare i personaggi di un racconto. A differenza della metropoli, la ruralità rispecchia, nel suo isolamento geografico, gli aspetti più primitivi ed istintivi dell’essere umano, dove tutto si regge in un precario equilibrio, avvolto da una calma apparente. Dopo la vittoria all’Oscar, per Cillian Murphy potrebbe sembrare un passo indietro l’accettare un progetto indipendente come questo, ma citando letteralmente il titolo della pellicola in questione, sono piccole cose come queste che fanno la differenza e confermano la capacità o meno di un interprete.

Murphy vince la sfida portandosi sulle spalle praticamente l’intero film, accentrato quasi totalmente su di lui, dando il volto ad un personaggio umile, semplice, giusto, capace di portare a termine le tappe richieste dalla società: lavoratore, marito e padre. Dentro la sua mitezza, si nascondono un dramma e un’inquietudine che faticano sempre più a rimanere rinchiuse, un uomo da cui ti aspetti la perdita della calma da un momento all’altro, bisognoso di esprimere il suo disagio, trascinatosi da troppo tempo, da un’infanzia in cui qualcosa si è rotto irrimediabilmente. Ad acutizzare questo stato d’animo è proprio quel periodo festivo dove il concetto di famiglia dovrebbe manifestarsi nel suo pieno splendore: il Natale; ma il luccichio non è sempre sinonimo di splendore, ma risulta anzi un abbaglio nascondendo la verità.

Da qui ci si collega alla questione religiosa, da un lato perché la festività stessa è di tale matrice, dall’altro perché un potere come quello della Chiesa Cattolica ha fatto della provincia il suo terreno più fertile. La regia trasmette un senso di cupezza, spingendosi quasi all’ansia, grazie ai suoi movimenti di macchina e tagli delle inquadrature, a volte più larghi a volte più stretti, in particolare negli interni del convento, più sinistro dell’Overlook Hotel di Shining (1980), da luogo di preghiera e di pace, si trasforma in una casa degli orrori. L’ipocrisia natalizia va di pari passo con quella delle istituzioni cattoliche, almeno nel caso specifico, in cui regna sovrana l’apparenza: nonostante a parole si predichi l’esistenza di un Dio misericordioso e clemente, le azioni perpetrate vanno verso tutt’altra direzione, applicando un sistema educativo violento ed intransigente.

Per di più, l’atteggiamento mostrato per proteggere tale sistema somiglia molto a quello utilizzato dalla criminalità organizzata, ossia quando non sembra funzionare lo strumento della corruzione, si passa all’arma dell’intimidazione. Tutto ottimo fin qui, peccato che tutto rischia di crollare a causa della scelta a dir poco controversa, cioè di bruciare il terzo atto: una volta compiuta la missione d’informare il pubblico, la vicenda si basa su avvenimenti realmente accaduti, il lungometraggio decide di fermarsi; si lasciano in sospeso numerose situazioni: dal rapporto tra Bill e Ned, la vera origine, almeno non del tutto, dei traumi del primo e aspetto forse più grave, non è dato capire quali conseguenze siano state causate dalle determinanti azioni compiute.

Bill è caratterizzato espressamente per rappresentare il classico elemento di disturbo di un meccanismo logoro, ma mantenuto vivo dall’omertà e dal silenzio, purtroppo lo squarcio da lui provocato non mostra al pubblico il suo effetto; un finale anti-climatico che intenzionalmente rinuncia a chiudere il cerchio della “finzione”, lasciando un’amara sensazione di lavoro non finito. Allora verrebbe naturale chiedersi: perché realizzare un film “di finzione”?

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La recensione di Piccole cose come queste, con protagonista Cillian Murphy
Piccole cose come queste
Piccole cose come queste

"Natale 1985. Un devoto padre e commerciante di carbone, Bill Furlong, scopre sorprendenti segreti custoditi dal convento della sua città, insieme ad alcune sue scioccanti verità."

Voto del redattore:

6.5 / 10

Data di rilascio:

28/11/2024

Regia:

Tim Mielants

Cast:

Cillian Murphy, Emily Watson, Amy De Bhrún, Joanne Crawford, Eileen Walsh, Abby Fitz, Ian O'Reilly e Cillian O'Gairbhi

Genere:

Drammatico

PRO

Cillian Murphy dimostra tutta la sua maturità acquisita
La regia riesce perfettamente a valorizzare le atmosfere cupe e ansiogene del film
La riflessione proposta su quelle che vengono chiamate “tradizioni”
Il finale controverso per la sua decisione di rinunciare al climax narrativo, lasciando in sospeso troppe cose