Articolo pubblicato il 25 Agosto 2024 da Andrea Boggione
Natalie Portman è la protagonista della serie tv intitolata “La Donna del Lago”, ideata per Apple TV+ dalla cineasta israelo-americana Alma Har’el (“Bombay Beach”, 2011 e “Honey Boy”, 2019), in veste di showrunner e regista dell’adattamento televisivo dell’omonimo romanzo scritto da Laura Lippman. L’ennesima perla di un servizio streaming sottovalutato, soprattutto per via della stessa Apple che difficilmente pubblicizza i propri prodotti, dove la qualità la fa da padrone. Grazie ad un nuovo prodotto originale che lavora fuori dagli schemi, almeno per il panorama televisivo, la serie si ritaglia già un posto tra i migliori titoli di quest’anno per il piccolo schermo. Di seguito la sinossi e la recensione de “La Donna del Lago”.
La trama di La Donna del Lago, la serie con Natalie Portman
Negli anni ‘60 a Baltimora, Maryland, una donna di nome Maddie Schwartz (Natalie Portman), dopo la morte di una bambina, decide di reinventarsi passando da casalinga a giornalista investigativa, quel sogno che inseguiva dai tempo del liceo. Questo nuovo impiego porta la donna ad occuparsi dell’omicidio irrisolto di Cleo Johnson (Moses Ingram), un caso che per lei diventa una vera e propria ossessione.

La recensione della serie Apple TV+ “La Donna del Lago”
La serie televisiva ideata e diretta da Alma Har’el è un’ottima sorpresa all’interno del panorama seriale, partendo da un cast variegato capitanato da una Natalie Portman in splendida forma ed una sorprendente Moses Ingram, le quali interpretano due personaggi fondamentali e con un loro personale percorso. Due racconti paralleli che si sviluppano lungo due linee narrative differenti che finiscono per intrecciarsi indissolubilmente in un finale ricco di colpi di scena ed estremamente coinvolgente. Le vite delle due donne, Maddie e Cleo, sono il filo conduttore del racconto, da un lato una madre ebrea che vuole ricominciare da zero, dall’altro una madre afroamericana che lotta per migliorare la vita dei propri figli. Due storie agli antipodi tra crimini irrisolti, omicidi, assassini ed ossessioni, dove la messa in scena cavalca il ritmo incalzante di un’opera ambivalente.
Proprio come le sue due protagoniste, “La Donna del Lago” propone due facce della medesima medaglia, mescolando storie e personaggi con i loro propri obiettivi e sogni attraverso una storia di genere drammatico e thriller: tutto ha inizio con un terribile omicidio e finisce con un altrettanto efferato assassinio, quasi come un cerchio che si chiude. Un percorso travagliato che Maddie è costretta ad affrontare a viso aperto, scontrandosi prima con il marito, poi con il figlio e con tutti coloro che non le credono o non comprendo appieno questa sua ossessione. L’intera serie, dal primo all’ultimo episodio, si muove su piani temporali diversi, a volte mediante l’utilizzo del narratore, mentre altre seguendo passo dopo passo ogni ostacolo che incontra la protagonista.
Se dal punto di vista narrativa lo show televisivo è ottimo, non lascia a desiderare nemmeno da lato tecnico: l’autrice riesce a restituire all’interno prodotto una certa poesia, spaziando tra scene o sequenze più cupe e oscura a momenti musical, senza dimenticare quel lato drammatico che pervade tutti gli episodi. La stessa colonna sonora si lega perfettamente ai toni del racconto e tutto il lato più estetico ripropone quelle atmosfere anni ’60 in maniera molto curata ed ai limiti della perfezione. Il suo più grande difetto è questa voglia spasmodica di strafare, la serie è pensata per la televisione, ma soprattutto in alcune puntate finali tecnicamente tenta un’operazione dai canoni più vicini al medium cinematografico. Una scelta che ad una prima occhiata pare elevare il tutto, ma che con il passare del tempo risulta troppo invadente e un pelo fuori contesto.
Questo è un prodotto che tenta in tutti i modi di distinguersi dai classici drammi dai risvolti thriller della maggior parte dei titoli visibili sulle più popolari piattaforme. La serie è tutto fuorché un’opera dallo stampo classico, resta molto innovativo e spesso gioca con il suo stesso pubblico, ponendo un’attenzione per ogni singolo dettaglio che da un lato può coinvolgere maggiormente lo spettatore, ma dall’altro poterebbe anche risultare per alcuni più respingente, muovendosi su in filo così sottile da percepirne la pericolosità o fragilità. Fortunatamente il formato da sole sette puntate aiuta e, rispetto a molti altri prodotti seriali, risulta anche più scorrevole e rapido nel raggiungere un finale in parte inaspettato, ma con un pizzico di prevedibilità.

L’ossessione di una storia
“La Donna del Lago” incarna alla perfezione quella continua ricerca della verità, l’ossessione di una storia che la protagonista, Maddie, si sente costretta ad inseguire per risolvere un mistero più grande di lei. Inoltre la serie non si dimentica di affrontare tante altre problematiche presenti in quegli anni, dalla discriminazione ai problemi razziali, le lotte di classe ed il ruolo della donna nella società. Tutto viene raccontato in maniera realistica, propria come i due omicidi al centro della storia, un racconto che trae ispirazione da fatti realmente accaduti, dai quali la scrittrice del libro ha preso spunto e che l’hanno realmente segnata.
Se ha tutto questo si aggiungono un paio di numeri musicali di tutto rispetto, un continuo “gioco” tra presente, passato e futuro, il continuo passaggio tra dramma e thriller psicologico e la capacità di sembrare allo stesso tempo realistica e surreale, la serie finisce per elevarsi. Un mix di ottime performance, una buona mano dietro la macchina da presa ed una storia avvincente sotto diversi punti di vista. Un viaggio dal fascino oscuro consigliato ad un pubblico a cui piace restare sorpreso e coinvolto da un racconto che mescola luce e buio.