Recensione – Eravamo bambini, il thriller con Alessio Lapice e Lorenzo Richelmy

Presentato in anteprima al concorso “Alice nella città, diretto da Marco Martani e coscritto con Massimiliano Bruno. Nell’articolo la recensione del film.
La recensione di Eravamo Bambini, con Alessio Lapice e Massimo Popolizio

Articolo pubblicato il 15 Marzo 2024 da Giovanni Urgnani

Presentato alla ventunesima edizione del concorso Alice nella città, precisamente nella sezione Panorama Italia; liberamente ispirato al testo teatrale Zero, scritto da Massimiliano Bruno. Ma qual è il risultato di Eravamo bambini? Di seguito la trama ufficiale e la recensione del film diretto da Marco Martani.

La trama di Eravamo bambini, film di Marco Martani

Di seguito la trama ufficiale di Eravamo bambini, diretto da Marco Martani:

“In un paese della costa calabrese, un pacifico trentenne viene arrestato per aver minacciato con un coltello un carabiniere. Durante il suo interrogatorio si intrecciano le storie di altri quattro suoi coetanei, amici d’infanzia, tutti traumatizzati da un fatto di sangue a cui hanno assistito da bambini. Un messaggio di uno di loro rompe la quotidianità perché manifesta l’intenzione di voler tornare nel paese calabrese per cercare vendetta. Gli amici lasciano subito le loro vite “interrotte” per raggiungerlo ed impedirgli di fare qualche sciocchezza.”
La recensione di Eravamo Bambini, con Alessio Lapice e Massimo Popolizio

La recensione di Eravamo bambini, con Alessio Lapice e Lorenzo Richelmy

La vendetta privata è da sempre fonte attinta dalla cinematografia commerciale, allo scopo di generare intrattenimento, messa in scena in diversi modi, con l’industria statunitense a fare da traino per questo tipo di prodotti. La pellicola diretta da Marco Martani adatta al contesto italiano un “genere” tipico” d’oltreoceano, senza però l’uomo solo ammazza-tutti capace lasciare scie di sangue dietro il suo cammino. Il cuore della vicenda risiede nella famiglia e nei suoi tessuti, precisamente le azioni dei genitori che ricadono sui figli e il tipo di educazione data a quest’ultimi: la vecchia generazione di padri, cresciuti con una concezione precisa di “uomo”, definito forte in base a quanta violenza riesce ad esercitare, a loro volta tramandano tali mentalità alla loro progenie, non rendendosi conto dei danni irreparabili causati da esse, un effetto domino che prosegue finché anche l’ultima tessera cade a terra.

Prendendo spunto dalla struttura filmica di Nolan e Tarantino, le linee temporali sono scombussolate: passato, presente e futuro si mescolano insieme; scelta stilistica d’effetto, forse l’unico elemento di vero interesse in tutto il lungometraggio, anche se poi, una volta capito l’andazzo, la carica si esaurisce. Alla base della caratterizzazione dei personaggi vi è il trauma comune vissuto dai vari componenti della compagnia, segno indelebile rimasto nella memoria, in grado di condizionare le loro esistenze anche dopo anni di distanza, impedendogli sostanzialmente di realizzarsi nella vita.

Tale stato d’animo è perennemente enfatizzato dal modo di recitare degli interpreti, accentuando il carattere con atteggiamenti esasperati, al fine di manifestare l’origine di determinati comportamenti, cosicché l’esagerazione comporta ad un certo distacco dai protagonisti stessi, rompendo quel legame necessario a mantenere vivo l’interesse. Un aspetto negativo in particolare riguarda l’unico componente femminile del gruppo, presentato come personaggio sessualmente libero: involontariamente o meno, la messa in scena suggerisce come il suddetto comportamento scaturisca dal fatto che la donna è traumatizzata, portando il sesso occasionale sotto una luce negativa, come se avere rapporti con persone diverse e sconosciute riguardi quegli individui bisognosi di curare la propria ferita.

Dal punto di vista narrativo è necessario fare i conti con numerose situazioni che mettono a rischio la sospensione dell’incredulità: premettendo che le forzature posso e debbano esistere all’interno dell’intreccio favolistico, qualora però si decide di puntare praticamente tutto su quello, è lecito aspettarsi maggior precisione e credibilità possibile; invece troppe circostanze vengono lasciate al caso, magari non percepibili di primo acchito, riaffiorando poi col tempo, una volta presa piena coscienza del prodotto finito. Nonostante riesca a creare delle aspettative durante la visione, la pellicola manca nella capacità di mantenerle, dimostrandosi un giocattolo malfunzionante, a dispetto di un’immagine sulla scatola accattivante.

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La recensione di Eravamo Bambini, con Alessio Lapice e Massimo Popolizio
Eravamo bambini
Eravamo bambini

"Una storia di amicizia nata fin dall'infanzia; ma anche una storia di vite spezzate, di sangue e di un feroce e doloroso countdown durato vent'anni in attesa di una vendetta che appare inevitabile."

Voto del redattore:

5.5 / 10

Data di rilascio:

21/03/2024

Regia:

Marco Martani

Cast:

Alessio Lapice, Lorenzo Richelmy, Lucrezia Guidone, Massimo Popolizio, Giancarlo Commare, Francesco Russo, Romano Reggiani, Vincenzo Ferrera, Paola Lavini, Lucio Patane' e Claudia Coli.

Genere:

Drammatico

PRO

La struttura non lineare delle fasi temporali
La recitazione generale impostata sull’enfatizzazione
Un contesto narrativo traballante e spesso lasciato al caso