Articolo pubblicato il 2 Dicembre 2023 da Christian D'Avanzo
SCHEDA DEL FILM
Titolo del film: Diabolik – Chi sei?
Genere: Poliziesco, Giallo, Thriller
Anno: 2023
Durata: 124 minuti
Regia: Manetti Bros
Sceneggiatura: Mainetti Bros
Cast: Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci, Pier Giorgio Bellocchio.
Fotografia: Angelo Sorrentino
Montaggio: Federico Maria Maneschi
Colonna Sonora: Pivio e Aldo de Scalzi
Paese di produzione: Italia
Terzo ed ultimo capitolo della saga nata dalla mente dei Manetti Bros, “Diabolik – Chi sei?” si pone un obbiettivo decisamente ambizioso: concludere una controversa saga ed indagare sul passato di Ginko e Diabolik tramite un confronto diretto fra i due. Saranno riusciti nell’impresa? Per scoprirlo, vi presentiamo la recensione di “Diabolik – Chi sei?”, il nuovo lungometraggio con protagonista il re del terrore.
La trama di Diabolik – Chi sei?, diretto dai Mainetti Bros
Prima di procedere con la recensione vi proponiamo la sinossi ufficiale del finale della saga creata dai Mainetti Bros:
“Un nuovo gruppo di criminali irrompe a Clerville, una banda di rapinatori senza scrupoli che l’Ispettore Ginko osa definire anche più spietati dello stesso Diabolik. Sia Ginko sia la sua nemesi Diabolik conducono indagini sulla banda, uno per arrestarli e l’altro per impadronirsi del denaro che hanno rubato. Entrambi, su percorsi separati, arrivano così vicini al gruppo da trovare il loro covo in momenti diversi, ma vengono colti di sorpresa e sequestrati. Vengono chiusi e incatenati insieme in una stanza, uno di fronte all’altro, in attesa di essere uccisi. Davanti alla prospettiva di non farcela, Ginko pone a Diabolik la fatidica domanda: “Chi sei?”. Il super-ladro racconta a Ginko la storia delle proprie origini, il fulcro del racconto.

La recensione di Diabolik – Chi sei? : una conclusione dall’identità poco definita
Diabolik, chi sei? La domanda non è tanto rivolta da Ginko al re del terrore, quanto da noi all’intera saga ed in particolare a questa conclusione. I Manetti Bros scelgono di abbracciare definitivamente l’estetica fumettosa al cinema, richiedendo allo spettatore un notevole sforzo in termini di sospensione dell’incredulità. Il progetto tuttavia, pur abbracciando la via del surreale, non riesce a trovare un’identità definita. La regia non riesce a svincolarsi da quella perenne aria di “sceneggiato televisivo”, elemento supportato ulteriormente dalle altalenanti performance degli attori coinvolti. Figure improbabili che si muovono in ambienti ben costruiti e suggestivi, ma che nell’insieme donano al tutto una involontaria atmosfera parodica. A questo dobbiamo anche aggiungere un ritmo nella narrazione poco uniforme, si passa dal sincopato alla lungaggine con uno schiocco di dita.
Sul versante narrativo ciò che delude maggiormente è il confronto fra le due figure protagoniste del film. Il passato di Ginko viene liquidato letteralmente in una battuta, mentre il resto è affidato ai flashback di Diabolik. Frammenti di un racconto passato che però non trovano riscontro nel presente, sembra tutto un enorme spin-off dal carattere fortemente fumettistico. Si ha l’impressione di seguire un albo a fumetti, elemento che per alcuni potrà rappresentare un pregio ma che restituisce un senso di frettolosità e di poca costruzione narrativa. Si procede per tappe spesso scollegate fra loro, unite da una regia e da un montaggio che difficilmente prende una decisione su cosa vuole raccontare e sul come metterlo in scena. A volte pop e moderno, altre classico in stile noir.
Considerazioni finali su Diabolik – Chi sei?
Il vero problema del film, tuttavia, è che non restituisce in alcun modo il senso di conclusione. Al contrario, sembra di assistere ad un film di transizione che apre le porte a sviluppi futuri. Manca un vero e proprio climax, un confronto fra Diabolik e Ginko che si respira per tutta la pellicola e che invece viene negato. Nelle sue storture tuttavia, il film scorre regala momenti divertenti, risultando in linea con le pellicole precedenti. Se avete amato i capitoli precedenti questa terza incarnazione potrebbe regalarvi non poche soddisfazioni, ma in ogni caso alla fine si ottiene un senso di vuoto e di tristezza verso quella che poteva essere una conclusione degna di nota. Così come l’identità del re del terrore resta avvolta nel mistero, la pellicola si nasconde confusa dietro le infinite maschere dei generi cinematografici.