Recensione – I Mercenari 4: Expendables

Recensione - I Mercenari 4: Expendables

Articolo pubblicato il 1 Ottobre 2023 da Andrea Barone

SCHEDA DEL FILM

Titolo del film: I Mercenari 4 – Expendables

Genere: Action
Anno: 2023
Durata: 103 min
Regia: Scott Vaugh
Sceneggiatura: Kurt Wimmer, Tad Daggerhart, Max Adams
Cast: Sylvester Stallone, Jason Statham, Megan Fox, Dolph Lundgren, Randy Couture, Tony Jaa, Iko Uwais
Fotografia: Tim Maurice-Jones
Montaggio: Michael J. Duthie
Colonna Sonora: Guillaume Roussel
Paese di produzione: Stati Uniti d’America

A quasi dieci anni dal terzo film, Sylvester Stallone torna con il capitolo finale legato alle lotte di Barney Ross, intitolato “I Mercenari 4: Expendables“, concludendo una saga nata come omaggio al cinema action popolare degli anni 80 e degli anni 90. Tale lungometraggio, diretto stavolta da Scott Waugh, è stato una conclusione degna? La recensione cercherà di approfondire la cosa.

La trama di I Mercenari 4: Expendables, diretto da regista Scott Vaugh

Il finale della saga presenta la seguente sinossi:

Barney Ross continua a capitanare la sua fedele squadra di mercenari, formata dai fedeli Lee Christmas, Gunner Jensen e Toll Road, insieme a due nuovi membri: Gina, l’amore definitivo di Lee, e Easy Day, il quale si è aggiunto per l’ultimissimo incarico. La nuova missione è quella di fermare Suarto Rahmat, un trafficante di armi che ha preso di mira un carico nucleare che potrebbe rischiare di far scoppiare la terza guerra mondiale.”

I Mercenari 4: la recensione del film con Sylvester Stallone e Jason Statham

La recensione di I Mercenari 4: Expendables

Dal punto di vista tecnico, il film si dimostra estremamente debole rispetto ai film precedenti, a causa di un’evidente difficoltà nel riuscire a gestire l’azione quando quest’ultima non è accompagnata da movimenti che riguardano puramente i confronti corpo a corpo. Tutto ciò che mostra i personaggi utilizzare mezzi volanti o veicoli a quattro ruote risulta sgradevole a causa di un montaggio molto confusionario e di green screen poco credibili che non riescono ad essere mischiati con i momenti in cui i soggetti sono realmente ripresi sul campo. A ciò va aggiunta la realizzazione visiva di oggetti e ambienti ricreati in una CGI che ricorda la stessa qualità dei film anni 90. La cosa fa venire il dubbio che il film sia costato la metà dei predecessori, ma in realtà si tratta sempre di un budget di 100 milioni, quindi non è accettabile.

Fortunatamente il film migliora quando ci sono sparatorie, scazzottate e pratica di arti marziali, poiché in quei momenti Waugh dimostra di avere una conoscenza quadrata della materia. Nulla di trascendentale (fatta eccezione di una notevole scena con una moto), ma l’azione risulta ben gestita, ottenendo un buon impatto. Se il ritorno del vecchio cast dimostra che ormai gli attori risultano ormai affezionati ai personaggi che si portano indietro da anni, una nota di demerito va a Megan Fox. Si fa presente che nella saga ci sono stati volti come Chuck Norris e Jean Claude Van Damme, i quali hanno moltissimi limiti recitativi, ma l’intelligenza dei film è stata quella di creare ruoli cuciti apposta per metterli a loro agio. Megan Fox invece non riesce a gestire il suo ruolo: che sia una scena comica, seria o drammatica, la sua monoespressività toglie tutte le emozioni possibili, lasciando senza parole nel senso più negativo del termine.

Una scrittura inspiegabile per una fine che non esiste

Il lungometraggio ha una pessima introduzione dei suoi protagonisti, mettendoli al centro di litigi che sono senza senso, con comportamenti scorretti e decisamente fuori luogo che sembrano essere usciti direttamente da un’altra saga. Le battute, salvo pochissimi momenti, risultano essere del tutto inopportune ed anche puerili. E se si parla di un’introduzione che non è di certo al top, pessima è la gestione dei membri nuovi della squadra, i quali non hanno alcuna caratterizzazione o definizione nella loro personalità, risultando completamente anonimi. L’unica cosa che si salva è la gestione dei cattivi che, seppur semplice ed efficace nella loro cattiveria gratuita, tornano ad un’impostazione che ricorda quella del villain del primo film.

La recensione di I Mercenari 4; il finale della saga

Un elemento che poteva essere davvero interessante è quello legato alla vecchiaia dei personaggi. Ci sono infatti alcune scene in cui Barney e Gunner cominciano a sentirsi vecchi: il secondo (interpretato da Dolph Lundgren) ha addirittura bisogno degli occhiali per poter sparare con il fucile da cecchino, sentendosi in difficoltà. L’opera sembra quindi ripercorrere la metanarrazione riscontrata nel terzo film, in cui le vecchie star dell’action vengono paragonate a quelle di oggi, mentre in questo quarto film forse si voleva andare a parare sull’arrivo del capolinea. Il problema è che, tolti pochissimi momenti, i personaggi rimangono, sia fisicamente che mentalmente, sempre gli stessi, non accennando nemmeno all’umanità che nella saga è sempre stata presente anche quando si arrivava ai punti più tamarri. L’unico personaggio davvero umano è Techa, il quale non solo è un omaggio ai combattenti nativi che negli action dei decenni passati facevano da contrasto alle armi tecnologiche dei soldati, ma è anche l’unico che ha un vero percorso evolutivo.

Davvero triste l’utilizzo di Galan, il figlio di Galgo: è letteralmente la copia di quest’ultimo, inserito solamente perché Antonio Banderas (che l’ha interpretato nel terzo film) non poteva tornare. A questo punto non era meglio inserire un altro personaggio oppure aumentare gli screen time degli altri per svilupparli? L’insulto all’intelligenza però arriva nel trattamento riservato proprio al personaggio di Barney: il ruolo interpretato da Sylvester Stallone viene messo da parte per quasi tutto il tempo, diventando quasi assente attraverso una costruzione del pathos e del dramma completamente inesistente, svilendo tutta la narrazione del film. L’opera cercherebbe quindi di risultare audace nel presentare un’impostazione diversa, ma in realtà non risulta una cosa efficace privare il capitolo finale della figura su cui è stata fondata la saga. Il protagonista diventa Lee Christmas (interpretato da Jason Statham), ma quest’ultimo non ha quasi nessun sviluppo e l’unico momento efficace viene rovinato da un colpo di scena telefonato e stupido.

Il film rinuncia ai suoi personaggi risultando spento e senza mordente, limitandoli a mandarli nell’azione come se fossero dei pupazzi. Ci si chiede come mai Sylvester Stallone abbia deciso di non scrivere il capitolo finale di una saga da lui stesso ideata e sulla quale ha curato la scrittura di ogni singolo film prima di questo, ma soprattutto come sia possibile che abbia approvato di realizzarlo sulla base di questo script. E se la sceneggiatura, totalmente sbagliata, viene unita anche a dei punti visivamente svilenti, “I Mercenari 4: Expendables” possiede tutti gli ingredienti su come non si scrive una fine, risultando essere uno dei peggiori sequel mai realizzati oltre che una cocente delusione.

Voto:
1.5/5
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