Articolo pubblicato il 8 Febbraio 2024 da Bruno Santini
Bastarden è un film del 2023 diretto da Nikolaj Arcel, regista danese, e interpretato da Mads Mikkelsen, Amanda Collin, Simon Bennebjerg, Kristine Kujath Thorp, Gustav Lindh. Il lungometraggio è stato presentato in concorso alla 80esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo Kaptajnen og Ann Barbara scritto da Ida Jessen. Di seguito la trama e la recensione di Bastarden, di Nikolaj Arcel.
La trama di Bastarden, con Mads Mikkelsen, scritto e diretto da Nikolaj Arcel
Ecco la trama ufficiale di Bastarden, film diretto da Nikolaj Arcel e interpretato da Mads Mikkelsen:
“Nel 1755, lo squattrinato capitano Ludvig Kahlen parte alla conquista delle aspre e desolate lande danesi con un obiettivo apparentemente impossibile: costruire una colonia in nome del Re. In cambio, riceverà per sé un titolo reale disperatamente desiderato. Ma l’unico sovrano della zona, lo spietato Frederik de Schinkel, ha la presuntuosa certezza che questa terra gli appartenga. Quando De Schinkel viene a sapere che la cameriera Ann Barbara e il marito servitore sono fuggiti per rifugiarsi da Kahlen, il privilegiato e perfido sovrano giura vendetta, facendo tutto ciò che è in suo potere per scoraggiare il capitano. Kahlen non si lascerà intimidire e ingaggerà una battaglia impari, rischiando non solo la sua vita, ma anche quella della famiglia di emarginati che si è venuta a formare intorno a lui.”
La recensione di Bastarden: il western di Nikolaj Arcel, con Mads Mikkelsen
La dimostrazione che il cinema classico è eterno passa dall’esempio del film danese Bastarden, dove la struttura estetica e del racconto sembrano provenire direttamente dal western hollywoodiano. Un impianto tradizionale non deve però passare come un banale ricalcare stilemi del passato o una mancanza di idee originali, ma al contrario, Nikolaj Arcel assorbe e rielabora nel contesto danese del ‘700. Grazie alla scenografia solenne in cui si muovono i personaggi nella brughiera trapelano le scarse condizioni politiche ed economiche che affliggono la Danimarca in quell’epoca, anche grazie al sapiente utilizzo di una fotografia naturalistica la quale risalta elementi come la terra, la polvere, la nebbia, il fuoco. La colonna sonora composta da organo e synth aggiunge drammaticità e tensione in una situazione in cui il protagonista, interpretato da Mads Mikkelens, è a tutti gli effetti da considerarsi come un self made man. Infatti, il capitano prima di raggiungere tale stato è stato per anni uno schiavo, e ora è intenzionato ad ottenere il titolo nobiliare di barone per aiutare la sua nazione e le istituzioni, nelle quali, tra l’altro, crede fermamente. Tuttavia a più riprese viene tradito dalla corruzione dei politici, i quali addirittura si sentono minacciati dai suoi successi agrari. Il villain è un proprietario terriero che ha perso la cognizione di causa, agisce solo per incrementare la sua già abbondante ricchezza, e perciò è disposto a ricorrere a dei metodi barbari e violenti. I contrasti si inaspriscono ancor di più quando sua cugina, anche sua promessa sposa, si dimostrata intenzionata a voler prendere come suo sposo Ludvig.
Bastarden si pone come un film western maturo e consapevole, arricchito non solo dalla guerra tra le due parti intente a difendere lo stesso confine, ma da una psicologica marcata dal caos e dalle decisioni da prendere. Di fatto le conseguenze di queste ultime cambiano il corso della storia raccontata, evidenziando ogni snodo cruciale della sceneggiatura con dei dialoghi intrisi di pathos ed eros. La violenza è sì presente, ricordando l’idea di western di Sam Peckinpah, ma seppur tale fattore risulti impattante, è la sottotraccia romantica a elevare le relazioni e le rispettive caratterizzazioni dei personaggi. D’altronde, un uomo solitario che affronta le istituzioni e in parte anche il popolo, richiama Mezzogiorno di fuoco (1952), e già questo basta a comprendere la potenza immaginifica del film, il cui ritratto socio-politico effettua un passaggio dell’individuo alla collettività intesa come nazione. A proposito di relazioni, la bambina nomade – Anmai Mus – e la governante – Ann Barbara – formano insieme al protagonista una tenera famiglia, costruendo con le loro forze e la propria ideologia una colonia amorevole e appassionata. Inoltre, per alleggerire la tensione c’è un umorismo contestualizzato, ben mirato e perciò riuscitissimo.
La brughiera viene ripresa dall’alto o dal basso, con degli establishing shot e dei campi lunghi suggestivi, immergendo lo spettatore negli affascinanti ma contraddittori rapporti umani, nonché nell’associazione della forte morale di Ludvig. Infine, i personaggi femminili sono contemporanei, determinati e concreti per lungimiranza e correzione di scelte sbagliate. I due uomini si fanno la guerra, a tal punto che è il principio di partenza a diventare l’ago della bilancia; Ann Barbara, Anmai Mus ed Edel Helene incidono enormemente sugli eventi, li cambiano e li modellano reindirizzando lo scontro fisico e mentale tra Ludvig e de Schinkel. Il finale si dimostra audace e rinuncia al facile happy end, facendo sì che il percorso del protagonista sia romantico quanto malinconico. L’importante, in fin dei conti, è sapere quando rinunciare per un bene più grande.