Articolo pubblicato il 13 Giugno 2025 da Bruno Santini
Particolarmente attesa da numerosi spettatori, a seguito del successo della prima stagione su Amazon Prime Video, Pesci piccoli 2 giunge in streaming in occasione del 13 giugno 2025, che ha visto l’esordio anche di Cells at Work!, nuovo film giapponese diretto da Hideki Takeuchi. Il ritorno della finta agenzia pubblicitaria in cui si esprimono i Jackal, con un’infinità di cameo e collaborazioni che giungono dal mondo di TikTok (e non solo), lascia spazio a 8 episodi dalla durata media di 30 minuti, in cui vengono proposte le diverse situazioni legate tra loro da una trama che racconta la storia dei quattro protagonisti. Ma può dirsi una serie riuscita? Di seguito, nell’ambito della nostra recensione, tentiamo di osservarlo più da vicino.
Pesci piccoli 2, o la fiera dell’universo TikTok
Il mondo di TikTok è ormai imperversante nell’ambito della società attuale e, a cambiare nell’ambito della quotidianità non è soltanto l’atteso social, con l’insieme delle figure che popolano la piattaforma e che sono diventate note grazie a questa, ma la vera e propria logica che da questa deriva. Indipendentemente dai numeri, TikTok porta con sé una grande riqualificazione del content creator, non più – necessariamente – impegnato in un processo di enorme estetizzazione di se stesso, ma in grado di esporsi in tantissimi altri contesti di riferimento. Con Pesci piccoli 2, portando avanti un processo che a dire il vero era già stato proprio anche della prima stagione, i Jackal tentano di portare il mondo TikTok nel contesto della televisione, e non potrebbero fare altro data la grande piattaforma di Amazon Prime Video, che difende a spada tratta alcuni volti e, anzi, li rende onnipresenti, indipendentemente dalla tipologia di produzione generata.
Il fenomeno di Pesci piccoli 2 è, dunque, quello di estrema tiktokizzazione dell’intero palinsesto: necessariamente un male? Non esattamente, poiché vuol dire comunque render(si) conto di una realtà che non necessita né di essere ignorata, benché meno il biasimo altrui, ma il meccanismo con cui si inserisce con forza la figura di turno è così tanto banale e goffo da restituire l’idea di un product placement, realizzato non più con il prodotto pubblicitario ma con il volto e la figura umana. Nell’ambito degli episodi della serie si passa dai volti noti (anche della televisione) come Danilo Bertazzi/Tonio Cartonio e Beppe Vessicchio alle star social come Maurizio Merluzzo e Matto Varini, ma l’impressione è che l’intero processo di introduzione di queste figure nella serie sia totalmente avulso da scopo, acritico e deforme nella sua realizzazione, atto al solo scopo di saturare il bagaglio collettivo di figure presenti nella serie, quasi come se l’aspetto numerico di tutte queste fosse soltanto il sapiente gioco di un fantallenatore che gioca coi volti televisivi. O, più semplicemente, per collegare ogni pubblico possibile, da quello della stand-up comedy con Tinti e Rapone (recentemente anche in Il Baracchino) a quello del doppiaggio, con Angelo Maggi presente come voce di un’intelligenza artificiale. È un gioco sterile e perverso, che non mette in luce nessuna qualità individuale ma che risponde alle bieche logiche del fan-service, rovinando anche – a tratti – l’immagine del singolo artista.

La recensione di Pesci piccoli 2: scrittura fatiscente e morale a tutti i costi
Il mondo di TikTok non si limita ad esprimere la sua presenza attraverso gli artisti, ma anzi incarna le logiche comunicative, le frasi meme, i commenti spam che danno fastidio anche in un contesto social (figuriamoci in una serie televisiva) come quello sull’Uruguay e i canguri, che Fru recita all’interno di un episodio. Insomma, ci sono problemi molto più profondi dell’effettiva assenza di una direzione specifica, che per certi versi potrebbe anche essere interessante nell’offrire ampio spazio all’espressione delle singole comicità. Pesci piccoli 2, in fondo – ma qui parliamo di estrema soggettività e su questo punto non si vuole sindacare – riesce anche a far ridere con singole battute di Fabio Balsamo o dello stesso Gianluca Fru, ma i problemi sono altrove, e vanno necessariamente rintracciati nel senso della scrittura della serie.
L’idea generale è che il senso del prodotto, inteso quasi in maniera antologica, sia semplicemente una fiera di luoghi comuni, di espressioni moralizzanti e di situazioni personali al limite del ridicolo, che conducono velocemente verso il finale. L’errore più grande di tutti, probabilmente, è proprio questo: voler partire da una matrice comica e, storicamente, da sketch YouTube per giungere ad un prodotto che miri a insegnare qualcosa o, addirittura, a parlare di contemporaneità in modo lucido o pedagocico; l’esempio più efficace è quello dell’episodio dedicato all’intelligenza artificiale, che del resto dipinge il solo e unico modo di guardare ai sistemi di AI (anch’esso acritico e incapace di cogliere il reale), affidandosi a qualche slogan e frase a effetto, ma non comprendendo affatto l’importanza della complessità. Ma si potrebbe dire lo stesso anche di amore, relazioni o qualsiasi altro aspetto; Pesci piccoli 2 sembra voler parlare di tutto ma senza saper parlare di nulla, pescando qua e là tra i trend del momento e comportandosi alla maniera di un commento TikTok: pochi caratteri, incapacità di approfondire, nella maggior parte dei casi spam.