Articolo pubblicato il 11 Giugno 2025 da Andrea Boggione
Una costante della piattaforma streaming Apple TV+ è la continuità con cui realizzano titoli, in particolare quelli televisivi, di altissima qualità, mentre la più grande pecca resta, come al solito, la parte legata alla pubblicità. Ogni tanto, però, c’è quella serie tv Apple che riesce ad emergere un po’ di più, come ad esempio “Scissione” o “Ted Lasso”, due tra le più popolari della piattaforma. Un altro prodotto che si è ritagliato una fetta di pubblico è la recente “The Studio”, ideata da Seth Rogen ed Evan Goldberg, sul dietro le quinte di una grande casa di produzione hollywoodiana.
I due autori si sono occupati anche della regia di ogni singolo puntata, un progetto figlio di un’idea originale che racconta un mondo popolato da star, produttori, attori, registi, sceneggiatori e tanti altri addetti ai lavori del settore, tra ego, amicizie, soldi, potere e popolarità prende forma una storia in parte dedicata anche a chi vive di cinema al di fuori di un set cinematografico o di uno studio. Di seguito la trama e la recensione della nuova serie targata Apple TV+.
La trama della serie Apple TV+ “The Studio”
Matt Remick, interpretato dallo stesso co-autore della serie televisiva Seth Rogen, è il nuovo capo dei Continental Studio. Il suo compito è quello di districarsi tra le varie produzioni, selezionare i giusti progetti su cui investire, racimolare autori, registi, attori e grandi star hollywoodiane nel tentativo di salvare la società cinematografica. Lo studio è, però, in seria difficoltà, visto i profondi e grandi cambiamenti che sta subendo un settore in bilico per via dei rapidi cambiamenti sociali ed economici, riusciranno Remick e la sua squadra a risollevare le sorti dello studio cinematografico?

La recensione di The Studio, la serie creata da Seth Rogen ed Evan Goldberg
Il primo elemento che colpisce maggiormente lo spettatore è la componente visiva, “The Studio” è una serie con una semplice struttura, realizzata mediante continui piccoli e grandi piani sequenza, che racconta il particolare dietro le quinte della grandi produzioni hollywoodiane. Una storia che tenta e riesce ad elaborare una perfetta satira sul mondo dell’intrattenimento e sui personaggi dalle spiccate e stravaganti personalità che popolano i set cinematografici. Quello che si viene a creare fin dalla prima puntata è una sorta di finto documentario che catapulta il pubblico all’interno di uno studio produttivo, mostrando le dinamiche più bizzarre che si celano dietro la realizzazione di un film o più in generale di un potenziale blockbuster.
Proprio di titoli che sbanchino al botteghino si parla, o almeno è quello che desidera Griffin Mill (Bryan Cranston), il quale affida questo arduo compito a Remick (Seth Rogen), la classica “patata bollente” non così semplice da gestire. Matt, dopo il successo del franchise supereroistico “MK Ultra”, grazie ai suoi quasi 4 miliardi di incasso totale, è ora a capo dei Continental Studio. Il suo sogno è riuscire a realizzare, ora che ha questo tipo di potere, dei grandi film d’autore, lui è un cinefilo incallito, convinto in tutto e per tutto che il cinema sia in primis una forma d’arte. Come di consueto, però, riuscire a collegare arte e grossi guadagni con la settima arte non è per nulla un gioco da ragazzi: parte quindi una spasmodica ricerca da parte di Matt e la sua squadra di nuovi interessanti progetti che mescolino quanto più possibile questi due fattori.
Se il vero mattatore dell’intera serie è proprio Seth Rogen che, con la sua abile comicità, riesce a regalare al pubblico una delle sue migliori performance, anche il resto del cast non è da meno: Catherine O’Hara interpreta Patti Leigh, una produttrice vicina alla pensione, o meglio che torna da un ritiro anticipato e forzato, Ike Barinholtz è Sal Seperstein, il braccio destro di Matt e suo grande amico, anche se il lavoro è lavoro ed i propri interessi vengono prima di tutto, Chase Sui Wonders riveste i panni di Quinn Hackett, una giovane produttrice che cerca di farsi strada, infine, Kathryn Hahn interpreta Maya, la direttrice del marketing. Non mancano, però, una lunga sequela di camei uno più spettacolare dell’altro: dagli autori come Martin Scorsese e Ron Howard alle grandi star come Anthony Mackie e Zoe Kravitz, tanti personaggi del mondo hollywoodiano che si sono prestati volentieri nell’interpretare loro stessi e stare al gioco della serie televisiva.
L’alchimia che si viene a creare tra i diversi protagonisti, compresi i precedentemente citati camei, rappresenta un altro dei tanti punti di forza di “The Studio”, un prodotto televisivo dove contano parecchio le performance di fronte la macchina da presa visto, soprattutto, il grande utilizzo del cosiddetto piano sequenza, l’elemento narrativo predominante che permette allo spettatore, come già sottolineato, di sentirsi parte integrante del racconto dall’inizio alla fine. In più, nonostante sia ambientata ai giorni nostri, sono tanti i rimandi alla vecchia Hollywood, da alcune location ai piccoli dettagli che ad esempio compongono la sigla, l’inizio e la fine di ogni singolo episodio, spesso la percezione è quella di vivere a cavallo di due mondi, così distanti, ma allo tesso tempo così vicini. Questo avviene per via dello charme e del glamour che si respira, o quantomeno si percepisce, di una realtà di un posto come Hollywood, lontana da quella di una persona comune.
Come accaduto in altri show riguardanti il mondo della settima arte, uno dei timori più grandi di questa industria, in parte per chi ci lavora e in parte per chi fruisce, è ovviamente lo streaming, la possibile caduta di una major inglobata dalla piattaforma in voga di turno. Nella seconda parte della prima stagione della serie, infatti, aleggia per tutto il tempo questa sensazione o timore, fino ad una rivelazione da parte di Griffin Mill sul finire della penultima puntata dello show. Alla fine sono tutti delle pedine di una più grande scacchiera, dove ogni mossa può determinare il destino di qualcun altro. Infatti, un altro ruolo importante se lo gioca una scrittura sopraffina e ricca di trovate o espedienti narrativi curiosi, divertenti, ma anche più drammatici. Inoltre, se la linea tra finzione e realtà risulta molto sottile, lo sono anche alcuni dei personaggi che, non in maniera casuale, ricordano alcuni volti noti e reali dell’industria contemporanea, anche se non vengono mai fatti nomi e cognomi.

The Studio è un tragicomico dietro le quinte di Hollywood
Insomma, “The Studio” è un tragicomico dietro le quinte di Hollywood, una sottile, ma allo stesso tempo invadente, parodia del mercato cinematografico degli Stati Uniti. Una serie che conserva un fascino retrò restando, però, tremendamente attuale e legata a tematiche moderne che il mondo del cinema affronta da diversi anni a questa parte. È anche un profondo discorso sul linguaggio e sulla comunicazione, tra incontri e scontri più o meno formativi, che mostra al pubblico quale può essere il processo creativo dietro la realizzazione di un lungometraggio ad alto budget, anche se quello che appare risulta a volte al limite del possibile.
Non mancano quelle trovate che hanno reso unico il cinema della coppia Rogen – Goldberg, già autrice di commedie senza peli sulla lingua come “Superbad” (2007), potenti satire politiche come “The Interview” (2014) o sferzanti titoli grotteschi come “Facciamola Finita” (2013). Una cifra stilistica che non manca anche in “The Studio”, già oggi uno dei titoli di maggior rilievo di Apple TV+, dove la qualità è quasi sempre di casa. Infine, è inutile negare che i veri cinefili sono proprio i due autori che, attraverso la loro grande passione per la settima arte, confezionano un prodotto tecnicamente ottimo e, soprattutto, pieno zeppo di riferimenti e rimandi alla storia del cinema in generale, un aspetto che da un lato colpirà il cuore del pubblico più appassionato, mentre dal altro lato coglierà un po’ impreparato chi non è così avvezzo a certe dinamiche.