Articolo pubblicato il 11 Giugno 2025 da Bruno Santini
In occasione dell’11 giugno 2025, quando sulla piattaforma di streaming Netflix hanno fatto il loro esordio diversi prodotti sul servizio e per tutti i paesi in cui è attualmente attivo, si registra anche l’esordio di Nuestros tiempos – il futuro è ora, nuovo film messicano diretto da Chava Cartas con Lucero, Benny Ibarra, Renata Vaca, Ofelia Medina e Alejandro Avila all’interno del cast; il film messicano, che si serve del tema dei viaggi nel tempo per la rappresentazione delle differenze di sguardo e di portata ideologica tra passato e presente, approfondisce molto delle differenze di pensiero legate, tra le altre cose, soprattutto al tema del patriarcato: ma con quale risultato? Di seguito, attraverso la trama e la recensione di Nuestros tiempos – il futuro è ora, cerchiamo di saperne di più.
La trama di Nuestros tiempos – il futuro è ora: di che cosa parla il nuovo film Netflix?
Prima di procedere con la recensione di Nuestros tiempos – il futuro è ora, è importante considerare innanzitutto la trama del nuovo film messicano su Netflix. Il racconto è quello di Nora ed Hector, due scienziati sposati che condividono una scoperta sensazionale per la storia del Messico e di tutta l’umanità: ogni 30 anni si verificano delle condizioni fisiche tali da permettere, con uno strumento adatto e con le giuste condizioni matematiche, il viaggio nel tempo. Nonostante la mancanza di fondi e di risorse, i due riescono a comprendere il modo per viaggiare nel tempo e finiscono nel futuro; rispetto alla loro iniziale impostazione di soli 15 minuti, viaggiano di 59 anni nel futuro e giungono nel 2025, in un mondo totalmente diverso dal loro 1966. Nel cercare di tornare indietro nel tempo, si confronteranno con tutte le profonde differenze sociali, relative soprattutto al tema del patriarcato e del rapporto uomo-donna.

La recensione di Nuestros tiempos – il futuro è ora: un giusto ragionamento sul patriarcato, forse fin troppo banale
Il tema dei viaggi nel tempo è, spesso nell’ambito nella storia del cinema e della televisione, un modo per affrontare le grandissime differenze sociali, politiche e ideologiche tra le epoche rappresentate; il cliché è ormai consolidato nella rappresentazione anche più mainstream, e Netflix se ne fa sicuramente portatore forte del grandissimo successo di Dark, una delle serie televisive più apprezzate degli ultimi anni, che vive del rapporto costante tra tre epoche (e più spazi) differenti, rappresentate abilmente non solo da diversi attori, ma anche da scuole di pensiero che si intercavallano, venendo tra loro a contatto attraverso alcuni punti di connessione nevralgici. Snellendo il discorso e riducendolo all’osso, per spostare il nucleo della rappresentazione verso il tema delle differenze uomo-donna affrontate nelle diverse epoche, Nuestros tiempos – il futuro è ora di Chava Cartas riporta il viaggio nel tempo al centro della narrazione del nuovo film, con un effetto narrativamente molto simile.
Strutturalmente e tecnicamente parlando, ci ritroviamo di fronte ad una rappresentazione piuttosto povera: gli investimenti per CGI e trucco degli attori sono totalmente manchevoli, e ciò lo si avverte soprattutto nelle sequenze in cui la macchina del tempo viene utilizzata, o nel bruttissimo utilizzo delle protesi facciali nel fugace finale, che però tenta di compensare tutto con una dose di estremo e mieloso romanticismo, oltre che con la voce di Elton John nell’esibizione della sua Rocketman. È evidente, allora, che facendo leva su scenografie scarne e su pochi interni che si susseguono, l’obiettivo del film sia un altro: certo, per gli amanti della fantascienza che vedono in Interstellar uno dei capostipiti della settima arte contemporanea, Nuestros tiempos – il futuro è ora non può che essere deludente, dal momento che di scienza (fatto salvo qualche tecnicismo sulla forza di Coriolis e sui tacchioni) si parla ben poco; tuttavia, proprio con il film di Christopher Nolan, il lungometraggio messicano condivide un aspetto: la rappresentazione dell’amore come forza trainante, che quasi sfida le leggi della fisica (in Nolan diventata addirittura una dimensione aggiuntiva) e che determina gran parte delle scelte degli esseri umani.
Il modo in cui i due protagonisti si introducono nel loro futuro è il classico, ma non per questo deludente: soprattutto nella sua prima metà, il lungometraggio gioca molto con lo stereotipo del passato che guarda al futuro, soprattutto nella rappresentazione di cellulari, preservativi, personal computer o linea Internet, ma è interessante notare come molto velocemente la narrazione si sposti verso qualcos’altro, intuendo che il tema può passare dal generico allo specifico, con le differenze che hanno a che fare nella considerazione del rapporto uomo-donna nel tempo e con il tema del patriarcato. Qui, nonostante una buona intuizione, ci si ritrova di fronte ad un bivio: affrontare questo aspetto ideologico e marcare con forza l’idea che il maschilismo non sia soltanto nella violenza, ma anche nel finto atteggiamento servile e gentile (come il pensiero che Hector dedica alle donne, durante la conferenza di sua moglie Nora), è assolutamente intelligente da parte del regista Chava Cartas, che però troppo velocemente si rifugia entro il tema delle differenze temporali per parlare di patriarcato e spaccature sociali. Non è forse troppo banale ridurre le conquiste storiche ad un solo effetto del passaggio del tempo? La banalizzazione si fa estrema nel viaggio finale “d’amore” di Nora, che decide di tornare indietro nel tempo dal suo Hector, che ha amato tutta la vita nonostante sia diventata ciò che meritava di essere; insomma, per una buona intuizione registriamo una certa incapacità (o mancanza di volontà?) di raccontare nella maniera più concreta ed efficace un tema che avrebbe avuto bisogno di molta meno semplificazione.