Articolo pubblicato il 11 Giugno 2025 da Bruno Santini
Il catalogo delle uscite Netflix di giugno 2025 si aggiorna in maniera particolarmente rapida e, in occasione di mercoledì 11 giugno 2025, fa il suo esordio anche la nuova serie TV polacca, che vede l’esordio sulla piattaforma dell’attrice Malgorzata Kozuchowska, Aniela. Con 8 episodi dedicati alla figura della protagonista, che dà il nome anche alla serie, il prodotto streaming promette non soltanto un’inquadratura molto ravvicinata alla società polacca e alle sue profonde divisione di classe, ma anche all’estetizzazione della società borghese del paese. Ma con quale risultato? Di seguito, guardiamo più da vicino alla recensione di Aniela.
La trama di Aniela, la nuova serie Netflix con Malgorzata Kozuchowska
Prima di soffermarci sulla nuova serie TV Netflix Aniela, in termini di recensione, vale la pena sottolineare innanzitutto quale sia la trama del prodotto in questione; Aniela racconta dell’omonima protagonista, interpretata da Malgorzata Kozuchowska, che vede la sua vita cambiare a seguito del fallimento del suo matrimonio. Quando la donna colpisce suo marito a una festa, con questi che le confessa di essere innamorato di un’altra donna, tutto precipita e Aniela dovrà ripartire con la sua vita da un quartiere povero di Varsavia, dove si confronta con una scuola disastrata, una preside e la sua sorella gemella incapaci di mandarla avanti, un gruppo di studentesse disilluse e il mondo della micro-criminalità locale che la perseguita per un affare di droga. Grazie al suo grande senso di astuzia, Aniela cercherà di sopravvivere in un mondo tutt’altro che semplice.
La recensione di Aniela: borghesia, rap e pellicce nella nuova serie Netflix
Quello di Malgorzata Kozuchowska è un nome che alla maggior parte degli spettatori potrebbe non dire molto ma che, in realtà, costituisce una delle icone di più grande successo in patria. Attrice e presentatrice polacca, con una carriera ricca di meriti e grande riconoscimenti, l’approdo su Netflix poteva risultare consequenziale, eppure rappresenta una sfida sicuramente molto importante, per l’attrice che si cala perfettamente in un nuovo prodotto dramedy, che offre uno spaccato molto interessante del mondo e della società che rappresenta.
Ed è proprio dalla rappresentazione della Polonia che vogliamo partire, nel definire la serie TV Netflix che offre uno sguardo molto interessante – indipendentemente dalla sua verosimiglianza – di una società al contempo molto vicina alla cultura occidentale ma anche particolarmente ancorata al suo passato profondamente ideologico; come per tanti altri paesi, che vivono in realtà di confine continentale, anche la Polonia attraversa una storia attualmente molto classista, in cui sono marcatissime le differenze tra i più ricchi e i più poveri, ed è sicuramente molto interessante il modo in cui la serie TV permetta di ragionare a proposito di una geografia sociale, per la quale un solo fiume può separare due città differenti all’interno della stessa capitale, Varsavia. L’attenzione per il mondo borghese è estetizzata al massimo: Bunuel immaginava, nel suo celebre Il fascino discreto della borghesia, una società immobile e incapace di contrastare il pericolo imminente, soffermandosi soltanto sull’edonismo più sfrenato, che fosse rappresentato dal sesso o dall’ossessione per il cibo che non riusciva mai a essere ingurgitato; in Aniela, che pure permette di guardare più da vicino alla borghesia e alle forme di quel lusso totalmente vuoto e fine a se stesso, il mondo borghese si trasforma in un insieme di figure che ruotano intorno a turbe di mezza età, uomini sessualmente repressi, persone che sfoggiano pellicce o improponibili realtà istituzionali colte nella loro fallibilità ironica.
Proprio l’ironia è la chiave di volta della serie TV, che nel dramma risulta totalmente incapace di generare trasporto nello spettatore: sarebbe cosa da poco, se l’etichetta di Aniela non fosse quella di dramedy, dettata anche da un discorso ideologico che resta soltanto in superficie e che lambisce soltanto il tema della differenza tra classi; al contempo, lo stesso sviluppo del percorso sociale della protagonista, che attraversa la povertà per scoprire che in questa c’è la vera ricchezza, sa di già visto e di poco originale, con la serie che comprende benissimo quali siano i suoi punti di forza fondamentali: le esagerazioni visive, i meccanismi prettamente post-moderni, le rotture della quarta parete e le contaminazioni visive e sonore, dettate quest’ultime soprattutto dal rap (e quella polacca è una scuola tutt’altro che banale), per i quali si intravede una grande capacità e di investimento. C’è, di certo, una morale e una voglia di insegnare ciò che c’è di buono nella storia di Aniela, ma francamente rappresenta l’aspetto meno interessante di tutti: l’ironia della donna, la buona interpretazione di Malgorzata Kozuchowska e – soprattutto – i mai abbastanza marcati intermezzi di totale repressione dell’omosessualità dello psicologo sono dei tocchi di classe importanti per la serie, che però troppo spesso si accompagna a sezioni molto più semplicistiche. Il risultato è comunque sufficiente, oltre che interessante: tra i tanti prodotti usa e getta che transitano sulla piattaforma, Aniela forse trova un modo intelligente di farsi notare.