Articolo pubblicato il 19 Maggio 2025 da Gabriele Maccauro
Presentato in anteprima tra le proiezioni di mezzanotte del 78esimo Festival di Cannes, Exit 8 è il nuovo film del regista giapponese Genki Kawamura che adatta l’omonimo videogioco sviluppato e pubblicato da Kotake Create. Con protagonista Kazunari Ninomiya e con le musiche di Shohei Amimori e Nasutaka Nakata, il film riporta su grande schermo tutte le ansie e le stranezze provate su console nel 2023. A seguire, trama e recensione di Exit 8.
La trama di Exit 8, diretto da Genki Kawamura
Adattamento dell’omonimo videogioco di Kotake Create, Exit 8 è l’ultimo lungometraggio del regista giapponese Genki Kawamura presentato in anteprima tra le proiezioni di mezzanotte del 78esimo Festival di Cannes. Prima di passare alla sua analisi e recensione, è bene spendere due parole sua pur semplice trama. Exit 8 segue la storia di un giovane ragazzo che, una volta sceso sulla banchina, è incapace di uscire dalla metro. Dovrà superare una serie di prove per poter finalmente superare l’uscita numero 8 e raggiungere la sua ex compagna che, poco prima che egli rimanesse intrappolato, gli ha comunicato di essere incinta.

Kazunari Ninomiya in una scena di Exit 8, diretto da Genki Kawamura
La recensione di Exit 8, presentato in anteprima a Cannes78
Spesso, parlando del Festival di Cannes, ci si domanda quanto senso abbia effettivamente suddividere i vari titoli selezionati in così tante sezioni: ci sono il concorso e il fuori concorso, ovviamente, ma anche Cannes Premiere, le proiezioni speciali e quelle di mezzanotte, sempre complicate da seguire per la stampa dati gli orari ed i fitti programmi della manifestazione. Queste ultime però, quelle di mezzanotte che vanno a chiudere la giornata festivaliera, sono spesso in grado di presentare al pubblico delle opere che sembra vivano proprio per la suddetta categoria. È questo il caso di Exit 8, opera diretta da Genki Kawamura e adattamento dell’omonimo videogioco del 2023, ma è proprio qui che si presentano tutti i limiti dell’operazione.
Nonostante intrattenga e riesca a sorprendere per buona parte della sua durata, Exit 8 evidenzia tutti i problemi degli adattamenti cinematografici: non si tratta infatti dei soli videogiochi, ma di ogni passaggio da medium a medium. Alle volte è grossolano, alle volte straordinario se lascia spazio di manovra all’autore, ma ci sono poi dei casi in cui, nonostante il massimo impegno, il risultato non può che essere, per l’appunto, limitato. In Exit 8 – il videogioco – l’obiettivo è quello di uscire vivi dalla metro giapponese dopo essere rimasti intrappolati ed incapaci di superare l’uscita numero 8. Ci sono delle prove da superare, delle regole da seguire per poter andare avanti nel modo corretto o, viceversa, andrà fatto tutto da capo: un’idea di base che, all’interno di un videogioco indipendente, attraverso il gameplay riesce a convincere appieno ed intrattenere per diverse ore.
Se però trasponiamo la stessa identica storia e le stesse identiche dinamiche in 95 minuti di film ecco che, per via di un ruolo ben più passivo da parte dello spettatore rispetto al videogiocatore, la ripetitività la fa da padrone, ben presto viene accompagnata dalla noia. Per fortuna, l’idea alla base è abbastanza originale ed interessante e la regia di Genki Kawamura è talmente essenziale, ridotta all’osso e soprattutto al servizio della storia da salvare la baracca, ma Exit 8 è un monito per tutti coloro che intendono realizzare un film a partire da un’opera già esistente perché, a meno che non ci siano dietro solamente logiche di mercato e di denaro – e lì c’è veramente poco da fare – il successo di un libro, fumetto o videogioco non è e non sarà mai in alcun modo certezza di successo per il film.