Love, Death & Robots 4: amore, morte e robot non bastano più

La recensione di Love, Death & Robots 4, il quarto volume della prima serie antologica animata firmata Netflix, disponibile dal 15 maggio 2025.
Recensione Love Deah & Robots 4 quarto volume serie Netflix

Articolo pubblicato il 17 Maggio 2025 da Arianna Casaburi

A tre anni di distanza dal suo precedente terzo volume, il 15 maggio 2025 è stato distribuito sulla piattaforma di streaming il quarto volume di Love, Death & Robots 4, la prima serie animata antologica di Netflix creata da Tim Miller come remake del film d’animazione Heavy Metal del 1981 di Gerald Potterton, e che vede come produttore esecutivo il regista David Fincher. Oltre alla sua innegabile originalità tematica e ecletticità stilistica che vanta fin dal suo primo volume, in Love, Death & Robots 4 la varietà è accentuata anche dal fatto che l’ordine dei singoli episodi, trattandosi di un prodotto antologico, viene predisposto in modo casuale per garantire un’esperienza unica allo spettatore, come confermato anche a seguito delle recenti accuse alla serie circolate su Internet di essersi invece adattati all’orientamento sessuale degli utenti Netflix. Segue la recensione di Love, Death & Robots 4, il quarto volume della serie antologica firmata Netflix.

La recensione di Love, Death & Robots 4: il quarto volume della serie animata antologica Netflix

A dispetto della settima stagione del suo, per certi aspetti e temi trattati, corrispettivo “live-action” della serie TV Black Mirror 7, la serie animata antologica firmata Netflix Love, Death & Robots 4 mantiene nei suoi dieci episodi da cui è composta una certa coerenza di qualità, come dimostrata nei suoi tre volumi precedenti, sfiorando talvolta con le dita l’eccellenza, e altre invece toccando il fondo. Love, Death & Robots 4 dà così inizio al suo quarto volume con un episodio che rimarrà come uno dei pilot della serie antologica più memorabili non solo per la sua originalità tematica, ma anche e soprattutto per la forma con cui si decide di realizzarlo. Tra i singoli episodi che sicuramente meritano una menzione, in quanto si contraddistinguono per una loro caratteristica peculiare, troviamo certamente Can’t Stop che apre le danze con quello che sembrerebbe un semplice concerto del gruppo Red Hot Chili Peppers in stile animato, ma che si rivela un’esperienza immersiva per lo spettatore per i continui spostamenti di camera nella folla, sul palco, seguendo i fan e i musicisti durante la loro performance, svelando poi lentamente un dettaglio non indifferente su ciò che si sta guardando che come sempre lascia lo spettatore a riflettere sul messaggio comunicato.

Ad accompagnare la sua straordinaria tecnica stilistica, Love, Death & Robots 4 torna inoltre a fare emozionare, come vediamo nel terzo episodio Spider Rose, in cui le tematiche esistenziali – già affrontate nel meraviglioso Zima Blue (1×14) – riaffiorano per raccontare metaforicamente l’esperienza umana personale del lutto, della perdita di una persona cara, o ancora nel settimo Il grido del tirannosauro in cui la vita intesa come sopravvivenza si trasforma in una poesia visiva di combattimenti e spargimenti di sangue. Quello che però si conferma essere la migliore sorpresa di questo quarto volume di Love, Death & Robots 4 è il decimo nonché episodio di chiusura Poiché può strisciare, realizzato dalla stessa regista Emily Dean di La pulsazione della macchina (3×03), ma che qui dimostra di aver chiaro in mente come trasformare una storia in qualcosa che sappia lasciare a bocca aperta. Con uno stile di animazione che riprende quello dei disegni a china, con tratti spessi e ombre tratteggiate lasciate dai personaggi che permangono sullo schermo, Poiché può strisciare resta uno dei migliori episodi di Love, Death & Robots 4 e va a ribadire la qualità in uscita che ogni volume ha lasciato in serbo come dulcis in fundo. Immancabile poi la sfumatura da dark comedy con punte di black humour a cui siamo soliti grazie agli episodi dei Tre robot, qui riconfermata dal protagonista felino cinico e complottista del quinto episodio L’altra cosa grande o il provocatorio nono episodio Il complotto dei dispositivi intelligenti, in cui alcuni oggetti smart domestici si prendono gioco dei loro stupidi proprietari umani.

Resta tuttavia in Love, Death & Robots 4 quel senso di ripetitività e mancanza di ispirazione che può portare lo spettatore alla deriva verso la noia, l’indifferenza verso ciò che sta guardando come quanto proposto da episodi quale Mini incontri ravvicinati del terzo tipo (4×02), o ancora di come la stessa mente di Robert Valley da cui è stato partorito un capolavoro come Zima Blue (1×14) possa imbattersi in difficoltà narrative che vanno lentamente a indebolire le idee che si vorrebbero realizzare come verificatosi per Ghiaccio (2×02) e infine completamente a perdersi nel quarto episodio di questo quarto volume con Bestioni dell’isolato 400. C’è infine una nuova componente di forte critica nei confronti del fanatismo politico-religioso portato in auge da episodi come Golgota e Così Zeke ha scoperto la religione che purtroppo, o l’uno finisce nel diventare la parodia di se stesso non comunicando niente del messaggio di cui si vorrebbe far portavoce, o l’altro non sviluppa abbastanza l’idea di fondo lasciandola a una superficialità che non arriva.

Una scena tratta dall’episodio pilot Can’t Stop (4×01) del quarto volume di Love, Death & Robots 4.

Love, Death & Robots 4: amore, morte e robot non bastano più

Nonostante la buona, se non ottima qualità di alcuni episodi che salvano irrimediabilmente la riuscita di questo quarto volume della serie animata antologica firmata Netflix, guardando Love, Death & Robots 4 si ha come l’impressione che la sola proposta di temi che abbiano un minimo di originalità, o che in qualche modo tocchino l’attualità traslandola in un futuro apocalittico o distopico che sia, sia sufficiente per stupire o quantomeno accontentare lo spettatore. Da un prodotto quale Love, Death & Robots non basta solamente questo. Infatti, fin dal suo esordio come prima serie animata antologica firmata Netflix, Love, Death & Robots ha saputo tenere incollato lo sguardo del pubblico sul piccolo schermo, certamente per la sua innegabile qualità tecnica, visiva e stilistica della forma, ma anche e soprattutto perché il contenuto rappresentato aveva qualcosa da dire che portava alla riflessione, allo scombussolamento interiore, cosa che da qualche volume a questa parte si sta affievolendo. Infatti, la declinazione delle tre parole slogan nel titolo stesso della serie – amore, morte, robot – incontrano la loro migliore realizzazione solo quando la migliore forma stilistica accompagna il bisogno impellente di voler dire qualcosa.

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Love, Death & Robots 4
Love, Death & Robots 4

Love, Death & Robots è una serie TV antologica prevalentemente d'animazione, in cui si affrontano i temi attuali del rapporto dell'uomo con la tecnologia e delle conseguenze distopiche che possono causare sulla vita di ogni essere umano e la sua relazione con il tempo, lo spazio e il pianeta.

Voto del redattore:

6 / 10

Data di rilascio:

15/05/2025

Regia:

Tim Miller

Cast:

MrBeast, Kevin Hart, John Oliver, Niecy Nash, John Boyega, Rhys Darby

Genere:

Animazione, fantascienza, fantasy

PRO

L’equilibrio coerente della qualità dei suoi episodi
La tecnica stilistica e la potenza del messaggio di alcuni episodi
La ripetitività di alcune forme narrative già viste nei precedenti volumi
Il senso di incompiutezza e superficialità di alcune storie raccontate negli episodi