La più piccola (La Petite Dernière): come elaborare il cinema di Abdellatif Kechiche nel 2025

Presentato in concorso al 78esimo Festival di Cannes, La Più Piccola (La Petite Dernière) è il terzo lungometraggio diretto dalla regista e attrice Hafsia Herzi. Ma merita davvero la visione?
La recensione del nuovo film di Hafsia Herzi, La Petite Dernière

Articolo pubblicato il 17 Maggio 2025 da Gabriele Maccauro

Passata dietro la macchina da presa a partire dal 2019 dopo anni da attrice e sodale di Abdellatif Kechiche e la vittoria di un premio César e del premio Marcello Mastroianni come miglior attrice emergente alla 64esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per Cous Cous, Hafsia Herzi presenta all’interno del concorso ufficiale del 78esimo Festival di Cannes il suo ultimo lungomentraggio, La più piccola (La Petite Dernière), che porta sullo schermo il romanzo omonimo di Fatima Daas, edito in Italia da Fandango, e che vede Nadia Melliti nei panni della protagonista. A seguire, trama e recensione del film.

La trama di La più piccola (La Petite Dernière), diretto da Hafsia Herzi

Dopo una lunga carriera da attrice iniziata nel 2006 con il folgorante ruolo da lei ricoperto in Cous Cous, Hafsia Herzi è ormai divenuta anche regista: dopo Tu Mérites un Amour (2019) e Bonne Mère (2021), la francese di origini tunisine e algerine presenta in concorso al 78esimo Festival di Cannes La più piccola (La Petite Dernière), presentato anche con il titolo internazionale di The Little Sister, ma di cosa parla? A seguire, due parole sulla trama del film, prima di poter passare alla sua analisi e recensione:

“Fatima ha 17 anni ed è la più giovane di tre figlie in una famiglia franco-algerina. Desiderosa di trovare la propria strada nella vita, inizia gli studi universitari a Parigi, dove abbraccia nuove esperienze. Lotta per sviluppare la propria identità e bilanciare i desideri emergenti, tra cui l’attrazione per le donne, pur mantenendo un senso di lealtà verso la famiglia”.

Nadia Melliti e Park Ji-min in una scena di La più Piccola (La Petite Dernière), diretto da Hafsia Herzi

Nadia Melliti e Park Ji-min in una scena di La più Piccola (La Petite Dernière), diretto da Hafsia Herzi

La recensione di La più piccola (La Petite Dernière), presentato in anteprima a Cannes78

La sua carriera da regista è appena iniziata, ma i più attenti ricorderanno il nome di Hafsia Herzi in qualità di attrice. Una carriera iniziata in ascesa grazie al successo di Cous Cous, film che nel 2006 l’ha portata a vincere il premio Marcello Mastroianni come miglior attrice emergente alla 64esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che, nonostante l’abbia vista collaborare con registi del calibro di Bertrand Bonello e Radu Mihăileanu, vede una sola ed unica costante, ovvero il regista Abdellatif Kechiche che, oltre al sopracitato Cous Cous, l’ha diretta anche in Mektoub, My Love: Canto Uno e nell’ormai eliminato dalla memoria colletiva Mektoub, My Love: Intermezzo. Sappiamo bene le polemiche che lo hanno investito: dall’accusa di Léa Seydoux di essere un tiranno sul set di La Vita di Adele alle lacrime di Ophélie Bau che, durante l’anteprima di Intermezzo a Cannes nel 2019 lasciò anzitempo la sala, il nome di Abdellatif Kechiche è stato legato a scandali sessuali e di cattiva condotta più di una volta, tanto da averlo portato ad una sorta di esilio artistico, lontano dai riflettori e dalla macchina da presa da ormai 6 anni.

Il comportamento della persona Kechiche è ovviamente da condannare in maniera assoluta, ma il Kechiche autore ed artista non può essere cancellato e la sua eredità risulta – anche per via della sua condotta – tra le più sottovalutate nella storia della settima arte, lui che proprio a Cannes ha vinto una Palma d’oro. A Cannes adesso c’è proprio Hafsia Herzi che, con il suo terzo lungometraggio, raggiunge il prestigioso ed ambito concorso. Citare Kechiche è fondamentale se si vuole analizzare nella maniera più giusta La più Piccola (La Petite Dernière), perché il suo cinema vive nelle inquadrature della regista francese di origini tunisine e algerine. Basterebbe guardare la foto qui sopra. Appunto.

La più Piccola (La Petite Dernière) è una delle più grandi sorprese di Cannes78 perché è attraverso questo film che il cinema di Abdellatif Kechiche riesce ancora a vivere ed anzi, Hafsia Herzi riesce a fare ancora di meglio perché lo aggiorna, portandolo su schermo nell’unico modo possibile nel 2025: la camera che con fare voyeuristico segue e insegue Fatima, i corpi che si uniscono come in una danza, la musica come via di fuga e il sesso che però, a differenza di Kechiche, non è mai vero protagonista quanto più elemento caratterizzante della protagonista, attraverso cui si raccontano le sue emozioni. Il tutto, calato all’interno di una realtà in cui la fede gioca un ruolo centrale nella quotidianità e tutti gli insegnamenti ricevuti fino a quel momento risultano antitetici rispetto al proprio modo di vivere la realtà e la propria sessualità. La più Piccola non sarà dunque il film più amato o chiacchierato di questa edizione, ma stupisce e convince, con la stessa Nadia Melliti seria candidata al Prix d’Interprétation Féminine.

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La locandina del nuovo film di Hafsia Herzi, La Petite Dernière
La più piccola (La Petite Dernière)
La più piccola (La Petite Dernière)

Presentato in anteprima in concorso al 78esimo Festival di Cannes, La più piccola (La Petite Dernière) è il terzo lungometraggio della regista Hafsia Herzi, nota soprattutto per il suo lavoro di attrice e le sue collaborazioni con Abdellatif Kechiche.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

16/05/2025

Regia:

Hafsia herzi

Cast:

Nadia Melliti, Park Ji-min, Louis Memmi, Mouna Soualem

Genere:

Coming of Age, Drammatico

PRO

L’interpretazione di Nadia Melliti
La capacità di raccontare il reale di Hafsia Herzi
Nessuno