Two Prosecutors: la rigorosità come scelta estetica e politica

Presentato in anteprima in concorso al 78esimo Festival di Cannes, Two Prosecutors segna il ritorno alla regia dell’ucraino Sergei Loznitsa, ma il risultato finale avrà atteso le aspettative?
La recensione del nuovo film di Sergei Loznitsa, Two Prosecutors

Articolo pubblicato il 15 Maggio 2025 da Riccardo Marchese

Regista noto soprattutto per i suoi documentari, Sergei Loznitsa torna a dirigere un lungometraggio di finzione con Two Prosecutors, con protagonisti Aleksandr Kuznetsov e Aleksandr Filippenko e presentato in anteprima in concorso al 78esimo Festival di Cannes, tornando così sulla Croisette a sette anni di distanza da Donbass, che nel 2018 vinse il premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard. A seguire, trama e recensione di Two Prosecutors.

La trama di Two Prosecutors, diretto da Sergei Loznitsa

A sette anni di distanza dal suo ultimo lungometraggio non documentario, il regista ucraino Sergei Loznitsa torna dietro la macchina da presa con Two Prosecutors, presentato in anteprima in concorso al 78esimo Festival di Cannes. Prima di passare all’analisi e recensione, due parole sulla trama del film. URSS 1937: siamo nel pieno delle grandi purghe staliniane. Il giovane procuratore Kornev (Aleksandr Kuznetsov) si trova ad indagare circa le condizioni di prigionia dei detenuti nella regione in cui opera, a seguito della ricezione di un messaggio scritto col sangue dal prigioniero Stepniak (Aleksandr Filippenko), incarcerato e torturato nel blocco speciale per i “criminali controrivoluzionari”. Kornev scoprirà dall’interno la crudeltà del regime stalinista, la violenza repressiva e il tradimento degli ideali rivoluzionari, che hanno lasciato spazio al totalitarismo.

Aleksandr Kuznetsov in una scena di Two Prosecutors, diretto da Sergei Loznitsa

Aleksandr Kuznetsov in una scena di Two Prosecutors, diretto da Sergei Loznitsa

La recensione di Two Prosecutors, presentato in anteprima a Cannes78

Dalla primissima inquadratura Sergei Loznitsa apre le porte del carcere allo spettatore, che testimonia il corso degli eventi tramite lo sguardo di Kornev, un procuratore a inizio carriera. Kuznetsov lo interpreta in sottrazione, lasciando emergere la timidezza, l’inadeguatezza e una grande difficoltà nel riuscire a ricoprire il ruolo che ha nel modo in cui desidera. Nei suoi silenzi, nell’abbassare lo sguardo, riesce a trasmettere tutta la paura e il coraggio cui deve attingere al fine di compiere le azioni più giuste. È un uomo solo, orfano di entrambi i genitori e celibe. L’unico riferimento importante è per lui il prigioniero Stepniak, di cui condivide gli ideali dai tempi dell’università. I carcerieri dello stesso, membri della polizia politica, paragonano tali idee a malattie infettive. Filippenko, incarna Stepniak col carisma del grande attore consumato che è, utilizzando il corpo e i pochi movimenti nello spazio, la voce rotta per creare il personaggio più a fuoco dell’intero film, assieme al giovane protagonista. La conversazione tra i due costituisce senza dubbio la sequenza migliore nelle quasi due ore di Two prosecutors.

Altro aspetto da sottolineare è il rigore della messa in scena: Loznitsa rifiuta categoricamente di compiere movimenti con la macchina da presa. Ogni singolo evento è racchiuso all’interno di un frame 4:3 a camera fissa. I totali degli spazi angusti delle carceri e dei corridoi fatiscenti, gli uffici, e le cabine dei treni sono la scelta estetica prevalente del cineasta ucraino, che confina, imprigiona, i suoi personaggi in luoghi stretti e chiusi, ove lo scontro (non fisico in questo caso) è inevitabile. La direzione della fotografia, invece, spetta al rumeno Oleg Mutu, sodale di Loznitsa e del compatriota Cristian Mungiu; Mutu sceglie una palette cromatica di colori spenti, desaturati, restituendo un’atmosfera livida e rarefatta, emblematica del clima di tensione e violenza che domina gli eventi.

Nonostante un ottimo comparto tecnico e le due più che buone performance attoriali di cui sopra Two prosecutors mostra il fianco a una certa prevedibilità riguardo ciò che accadrà, il finale risulta chiaro già verso la metà; non che le intenzioni di Loznitsa fossero quelle di creare un thriller investigativo che puntasse sui colpi di scena, ma piuttosto dimostrare come nell’arco di poche ore una vita possa essere violata, poiché animata dalla ricerca della verità e da un ideale di giustizia.

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La locandina del nuovo film di Sergei Loznitsa, Two Prosecutors
Two Prosecutors
Two Prosecutors

Presentato in anteprima in concorso al 78esimo Festival di Cannes, Two Prosecutors è il nuovo lungometraggio del regista ucraino Sergei Loznitsa, che torna sulla Croisette con un non documentario a sette anni di distanza da Donbass.

Voto del redattore:

7 / 10

Data di rilascio:

14/05/2025

Regia:

Sergei Loznitsa

Cast:

Aleksandr Filippenko, Aleksandr Kuznetsov, Anatoliy Beliy, Andris Keišs, Vytautas Kaniušonis

Genere:

Storico, Drammatico

PRO

Le interpretazioni attoriali
Il rigore della messa in scena
Un finale prevedibile