Partir un Jour è un film da cui l’Italia dovrebbe prendere ispirazione

Diretto dalla regista francese Amélie Bonnin, Partir un Jour è il film d’apertura della 78esima edizione del Festival di Cannes, ma avrà davvero meritato tale riconoscimento?
La recensione del nuovo film di Amélie Bonnin, Partir un Jour

Articolo pubblicato il 14 Maggio 2025 da Gabriele Maccauro

Opera prima della regista francese Amélie Bonnin, Partir un Jour è il film d’apertura della 78esima edizione del Festival di Cannes. Rielaborazione del suo stesso omonimo cortometraggio del 2021 premiato ai César, il film è una commedia e un musical, un’opera estremamente attuale i cui messaggi partono dal particolare per allargarsi all’universale, con protagonista Juliette Armanet. A seguire, trama e recensione di Partir un Jour.

La trama di Partir un Jour, diretto da Amélie Bonnin

Scelto a sorpresa come film d’apertura del 78esimo Festival di Cannes, Partir un Jour è l’opera prima della regista francese Amélie Bonnin e naturale evoluzione del precedente cortometraggio omonimo da lei diretto e premiato ai César. Prima di passare alla sua analisi e recensione però, è bene spendere due parole sulla sua trama, così da dare un minimo di contesto prima della lettura e della visione. Partir un Jour segue la storia di Cécile, giovane donna e fresca vincitrice di un reality show di cucina che le ha permesso di realizzare il suo sogno, ovvero aprire un ristorante. Non tutto va però come sperato: scopre di essere incinta e si trova “obbligata” a tornare nel paese dov’è nata per trovare il padre, che ha da poco avuto un infarto, a poche settimane dall’apertura. Lì dovrà vedersela con il proprio passato e si troverà costretta a prendere decisioni importanti circa il suo futuro.

Juliette Armanet in una scena di Partir un Jour, diretto da Amélie Bonnin

Juliette Armanet in una scena di Partir un Jour, diretto da Amélie Bonnin

La recensione di Partir un Jour, presentato in anteprima a Cannes78

Sono sostanzialmente due le domande che dobbiamo porci dopo la visione di Partir un Jour: meritava davvero di essere selezionato come film d’apertura di un festival importante come quello di Cannes? Perché un film come quello di Amélie Bonnin, nonostante non rivoluzioni in alcun modo il genere e non spicchi per originalità, in Italia appare come un miraggio? Sin dalla sua anteprima mondiale, pubblico e critica sembrano infatti essersi trovati d’accordo nell’affermare che si tratta della peggior scelta per aprire la manifestazione forse nella sua intera storia e, diciamocelo, il perché è evidente: non c’è nulla che risalti in Partir un Jour, nulla che sorprenda o che possa colpire e lasciare il segno nello spettatore. Il vero film d’apertura è evidentemente Mission: Impossible – The Final Reckoning, eppure si è scelto di premiare una giovane autrice francese con la propria opera prima e questo attestato di stima, alla fin fine, non si può non comprendere e apprezzare, soprattutto se poi ci guardiamo in casa, dove anche un film così semplice sembra impossibile da produrre o, forse peggio, prodotto, diretto e distribuito talmente poco e male da risultare invisibile agli occhi di praticamente chiunque. Nascosto dunque. Partir un Jour è invece lì, sotto le luci dei riflettori, a dare il via al più importante festival cinematografico del mondo.

Nonostante non brilli per originalità e porti al suo interno letture e tematiche viste e riviste, il film di Amélie Bonnin ha però il pregio di risultare vero, sincero, di raccontare una storia di provincia tanto vera in Francia quanto in Italia o in qualsiasi altro angolo del mondo. Il sentirsi costantemente in difetto, incerti sul proprio futuro ed in lotta contro tutto e tutti, anche i propri amici e la propria famiglia, con cui ci si scontra nonostante non sia messo in alcun modo in discussione l’amore che si prova. La distanza da casa, la maternità come ostacolo e non come benedizione, l’amore che viene e l’amore che va. Non è di certo da Partir un Jour che dovremmo attenderci la rivoluzione e per questo può essere discutibile la scelta di fargli aprire il festival, di certo non l’opera in sé, che il suo lo fa e lo fa bene.

Amélie Bonnin dimostra di avere le idee chiare, di sapere ciò che vuole raccontare e, soprattutto, di volerlo fare senza mezzi termini, alle sue condizioni. Ed è qui che entra in gioco l’Italia. Come detto in precedenza infatti, la sensazione è che da noi sia complicato realizzare anche ciò che in Francia è all’ordine del giorno e diciamocelo, è abbastanza frustrante. È frustrante dove seguire la meravigliosa cerimonia d’apertura del festival con in mente ancora il vivido ricordo dei David di Donatello 2025 ed è frustrante che nessuno abbia il coraggio di ammettere l’errore, fare un passo indietro e cercare di rimediare. Più che orgoglio, incoscienza e incompetenza. Come detto dallo stesso Robert De Niro nel suo discorso di accettazione della Palma d’oro Onoraria, l’arte è un mezzo di comunicazione talmente potente e universale da far paura e, per alcuni, da opprimere. Che la lezione della Francia e di Partir un Jour sia allora d’insegnamento, che si possa tornare a parlare senza reprimere le parole, come auspicava Lenny Bruce, in maniera tale da lasciare che l’enorme talento del nostro cinema – che esiste eccome – sia finalmente espresso nella sua totalità.

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La locandina del nuovo film di Amélie Bonin, Partir un Jour
Partir un Jour
Partir un Jour

Opera prima della regista francese Amélie Bonnin, Partir un Jour è il film d'apertura della 78esima edizione del Festival di Cannes.

Voto del redattore:

6 / 10

Data di rilascio:

13/05/2025

Regia:

Amélie Bonnin

Cast:

Juliette Armanet, Bastien Bouillon, François Rollin, Loretta Cravotta, Mélodie Lauret

Genere:

Commedia, Musical

PRO

L’universalità del suo messaggio
La semplicità
La genuinità…
…che in più occasioni lo fa inciampare nel già visto