Articolo pubblicato il 30 Aprile 2025 da Giovanni Urgnani
Il secondo film del Marvel Cinematic Universe di questo 2025 cinematografico che va a chiudere la “Fase 5” è finalmente giunto al cinema anche in Italia dal 30 aprile, dove un nuovo team deve affrontare una pericolosa minaccia per il pianeta Terra. Ma come finisce Thunderbolts*? Di seguito la spiegazione del finale del film diretto Jake Schreier (Città di carta), con protagonisti: Florence Pugh (Midsommar), Sebastian Stan (A different man) e David Harbour (Stranger Things); con allegato il trailer ufficiale.
Il finale di Thunderbolts*, il film Marvel prodotto da Kevin Feige
ATTENZIONE!!!! SPOILER!!!!!
Tutta la squadra è riuscita a raggiungere Yelena all’interno della mente di Robert, ma per risolvere la situazione è necessario che quest’ultimo li conduca nella stanza più pericolosa di tutte. L’ambientazione evoca il laboratorio in cui Bob ha subito gli esperimenti in Malesia ed infatti ad attenderli, seduto sul lettino, c’è il lato oscuro Sentry. Bob inizia quindi una dura lotta contro sé stesso dove ad avere la meglio sembra la parte più cattiva; grazie però all’intervento di tutti riesce a placarsi, facendoli tornare nel mondo reale, con conseguente ritiro della nube nera che stava inghiottendo l’intera città di New York. Sventata la minaccia, i Thunderbolts sono pronti ad arrestare la direttrice De Fontaine. ma lei con un’abile mossa li attira verso una conferenza stampa sui generis presentandoli al mondo intero come la nuova fazione degli Avengers; ai protagonisti non resta che accettare la situazione, mentre l’asterisco sul titolo ufficiale può farsi da parte per lasciare spazio ad un succoso sottotitolo: The New Avengers.

La spiegazione del finale di Thunderbolts*, con David Harbour
Tenendo conto di una frettolosità di principio nel risolvere la situazione, è opportuno sottolineare quanto l’intera sequenza dentro la mente di Robert sia davvero ben messa in scena con grande creatività. Una situazione non risolvibile tramite una semplice scazzottata o una sparatoria, l’empatia diventa l’arma migliore per contrastare i demoni interiori, sia propri sia altrui, mentre l’ombra incombente sulla “Grande Mela” è fortemente evocativa sulle conseguenze della depressione e solitudine, nient’affatto scontato da vedere in un film di natura commerciale come questa. Troppo repentina è la questione dei poteri di Sentry, spiegata in qualche maniera nella scena post-credits della pellicola, così come la parte immediatamente successiva (e conclusiva) dell’annuncio del nuovo team, verso cui necessitava magari una maggiore organizzazione, senza che ciò comunque indebolisca troppo il percorso costruito.