Recensione: Daredevil – Rinascita 1×01 / 1×02: Mezz’Ora Di Paradiso / Immagine Pubblica

La recensione dei primi due episodi di Daredevil – Rinascita, intitolati Mezz’Ora Di Paradiso e Immagine, che segnano l’inizio della nuova serie Marvel disponibile ora su Disney Plus.
Daredevil Rinascita: la recensione dei primi due episodi

Articolo pubblicato il 8 Marzo 2025 da Andrea Barone

Finalmente le icone di Hell’s Kitchen tornano con Daredevil: Rinascita, probabilmente la serie più attesa che sia stata annunciata dai Marvel Studios. Per la serie c’era particolare hype non solo perché vede il rilancio protagonisti celebri, ma anche perché è il primo capitolo seriale realizzato tramite una nuova organizzazione della major e che quindi si porta sulle spalle il peso di riportare l’universo di Kevin Feige ad una qualità più alta nei servizi dedicati alle piattaforme. A seguire la recensione dei primi due episodi di Daredevil: Rinascita, intitolati Mezz’Ora Di Paradiso e Immagine Pubblica ed attualmente disponibili in streaming su Disney Plus.

La trama di Daredevil – Rinascita 1×01 / 1×02

Daredevil: Rinascita è un nuovo capitolo ambientato nel Marvel Cinematic Universe ed è il sequel di Marvel’s Daredevil. Le vicende infatti sono ambientate cinque anni dopo la fine della terza stagione e pochi mesi dopo Echo, spin-off che vedeva come protagonista l’omonima nipote di Kingpin. L’opera è ispirata alla run Daredevil: Rinascita di Frank Miller, nonché anche a Daredevil: L’Uomo Senza Paura dello stesso autore ed a Devil’s Reign di Chip Zdarsky. L’episodio pilota presenta la seguente trama:

Matt Murdock è un avvocato di Hell’s Kitchen che durante la notte si traveste da vigilante, noto come Daredevil, per proteggere i deboli quando la legge fallisce. Tuttavia, a causa di una tragedia avvenuta proprio durante un suo intervento da supereroe, Matt decide di appendere il costume al chiodo. Dopo un anno di pausa in cui l’uomo sembra aver trovato un proprio equilibrio cercando di dare massima fiducia al sistema, avviene l’impensabile: Wilson Fisk, l’ex boss della malavita soprannominato Kingpin, è tornato ed è deciso a candidarsi come sindaco di New York. Matt vuole sperare che il suo vecchio nemico sia cambiato, tuttavia nuovi orribili avvenimenti cominciano ad anticipare che forse la città ha ancora bisogno di Daredevil.

Recensione: Daredevil - Rinascita 1x01/1x02: Mezz'Ora Di Paradiso / Immagine Pubblica

La recensione di Daredevil – Rinascita 1×01 / 1×02

Molti anni sono passati da quando Marvel’s Daredevil dimostrò che nel Marvel Cinematic Universe si possono raccontare storie cupe e profondamente impiantate nel mondo reale nonostante quella vena supereroistica che logicamente non abbandona mai i personaggi. Dopo tutto questo tempo, l’inizio del pilot ci tiene già a ricordare questa impostazione, immergendo lo spettatore in una spettacolare scena d’azione che si tramuta in un incubo senza fine. I piani sequenza sono divenuti un marchio di fabbrica (ogni stagione di Daredevil ne deve avere almeno uno), ma stavolta i registi Justin Benson e Aaron Moorhead (apprezzati già per il lavoro svolto nella seconda stagione di Loki) hanno la geniale idea di gestire le scene violente sì in un’unica lunga inquadratura… ma con la cinepresa che passa dal punto di vista di Matt a quello del nemico che irrompe improvvisamente nella sua vita come un fulmine a ciel sereno (l’impostazione registica è palesemente ripresa dall’iconica lotta contro Bullseye realizzato da Frank Miller in cui è tutto narrato dal punto di vista del killer). Un lavoro del genere è difficile mantenerlo a lungo, ma il duo di cineasti risolve questa cosa con un’altra soluzione: l’alternanza tra i due punti di vista viene lanciata sempre da un’altra inquadratura esterna che mostra che cosa sta succedendo attorno alle persone che rimangono vittima della prima azione criminale che avviene, evidenziando la gravità della situazione che aumenta l’impatto e la gravità emotiva dei pugni e dei calci sferrati dai personaggi che lottano. In pochi secondi un luogo apparentemente tranquillo di New York viene invaso da una nebbia formata esclusivamente da polvere, sangue, lacrimogeni e urla, creando un’atmosfera degna del peggiore attentato terroristico. In tutto ciò pecca la CGI che non è all’altezza dei momenti più spettacolari, ma fortunatamente è un lato minore che non rovina le scene importanti. La straordinaria sigla non lascia alcun dubbio: se in quella della serie precedente venivano mostrati gli edifici della città costruiti con il sangue, qui si vedono i palazzi che si sgretolano così come la fede di Matt, il quale dovrà riassemblare la sua anima pezzo dopo pezzo sperando di riemergere dalle ceneri.

E su quello che si rivela, prepotentemente, uno degli inizi più coraggiosi del Marvel Cinematic Universe (ma anche nei cinecomic in generale), viene mostrata subito la profonda umanità del protagonista, completamente traumatizzato e scosso dal fallimento, tanto da reprimere quella natura che lo faceva emergere tra gli individui apparentemente normali. Il male è stato capace anche di spezzare l’angelo custode dell’America (o meglio, il diavolo custode), che cade dal paradiso in un vortice di sensi di colpa senza fine. Si è andati oltre, non si torna più indietro, eppure quella volontà di poter fare la differenza continua a vivere, seppur repressa dalle vesti di un avvocato. Il tormento di Matt viene calcato in maniera egregia non solo grazie ad una scrittura molto delicata, ma anche grazie alla straordinaria interpretazione di Charlie Cox che passa in pochi secondi dalla calma invidiabile agli impulsi più estremi, spesso racchiusi in microespressioni che segnano un uomo che continua ad urlare in silenzio. Il dramma dell’impotenza racchiuso in pugni che si stringono ed ossa che si spezzano come si spezza la pazienza di Matt, ormai sempre più inglobato in una città disillusa ed arrabbiata. Infatti è molto intelligente l’uso di interviste, mostrate allo spettatore attraverso inserti documentaristici, che ogni tanto compare per mostrare classi sociali costantemente spaccate tra persone comuni che denunciano il male presente in città con speranza ed altre che invece vorrebbero la testa dei nemici (tra cui politici e finanziatori) colpita con una mazza da baseball, evidenziando un sentimento reazionario che cresce a causa di promesse non mantenute per troppo tempo. Tale sentimento viene espresso anche in poliziotti crudeli che agiscono abusando del loro potere e scendendo in azioni violente e mai realmente necessarie per accontentare i propri interessi, evidenziando quindi quanto nemmeno più le figure apparentemente rispettabili vogliano tenere le persone al sicuro, anche se un barlume di giustizia non sparisce mai (vedasi il carismatico e deciso commissario Gallo).

La recensione dei primi due episodi di Daredevil – Rinascita

Da quest’ultimo concetto espresso emerge la caratterizzazione di Wilson Fisk, il quale rimane ancora un uomo che cerca l’attenzione della gente per nascondere a sé stesso la propria natura bestiale. Tuttavia stavolta quest’uomo sempre più pericoloso ottiene il potere massimo divenendo sindaco di New York. Come è possibile una persona condannata alla galera per aver fatto uccidere agenti di polizia sia stato votato da quella stessa città che l’ha condannato? In un mondo in cui tutto va in malora la gente è così disperata che per essa un uomo cattivo si trasforma ai loro occhi in uno che ha “coraggio“, perché dice ciò che gli altri non vogliono sentirsi ripetere, perché dichiara di essere un duro di fronte alle avversità, mettendosi quindi al centro di una società sempre più divisa. Qualcuno potrebbe definire troppo assurda questa risvolta narrativa date le precedenti azioni abominevoli compiute dal villain nella serie precedente, ma è palese che il personaggio, pur essendo diverso su molte cose, in realtà rispecchi l’attuale presidenza di Donald Trump, un uomo eletto da un popolo che è disposto a sentire qualcuno che dichiari guerra ad altre comunità pur di poter mettere il piatto a tavola e di pagare meno tasse: dalla rabbia nasce l’odio e dall’odio nasce sofferenza. Anche qui non si può non lodare Vincent D’Onofrio che non ha perso un briciolo della sua straordinaria performance, specialmente nei momenti in cui il personaggio diventa inquietante cambiando gli sguardi nei confronti di chi lo osserva con sospetto. Nella campagna elettorale l’ex boss criminale si serve molto dei giovani cercando il loro appoggio, continuando quindi ad evidenziare un’America formata da nuove leve talentuose e ricche di speranza che vengono manipolate da chi nasconde la mortale polvere sotto il tappeto (il riferimento a Ben Urich è spaventoso).

Oltre al bisogno di attenzioni, in Fisk c’è anche un ego smisurato: un tocco di classe è il dettaglio, inserito durante lo splendido dialogo tra lui e Matt, in cui si vede lui poggiare le mani sul piccolo tavolo di un bar per occuparlo prendersi così uno spazio maggiore a differenza del rispettato ma acerrimo avversario. A tal proposito ciò che la sceneggiatura evidenzia con grande intelligenza è come Daredevil e Kingpin abbiano un’anima profondamente simile, perché il primo vorrebbe smettere di dover ricorrere alla violenza per combattere i criminali ed aiutare le persone così come il secondo vorrebbe (o almeno così dice) rafforzare la sua potenza politica e mediatica solo con scelte legalmente corrette per dimostrare di essere cambiato. Ovviamente nessuno dei due riesce davvero a tenere fede alle loro promesse, dando allo spettatore la chiara idea che il lato animalesco all’interno dell’essere umano è una cosa profondamente difficile da contenere in un mondo in cui soltanto il più forte sembra sopravvivere. Il dualismo tra i protagonisti viene anche riassunto in una scena in cui, entrambi in posti diversi, sembrano osservarsi grazie all’uso del campo e del controcampo che chiaramente omaggia quello tra Robert De Niro e Al Pacino in Heat: La Sfida di Michael Mann, film in cui i due protagonisti si osservano e percepiscono la presenza l’uno dell’altro anche senza vedersi e riassumendo l’eterno contrasto tra due ceti sociali e quindi di due modi di pensare completamente diversi (e guarda caso l’opera cinematografica omaggiata tratta la città come un personaggio a parte, proprio come i quartieri di Hell’s Kitchen). Con le prime due puntate, Daredevil: Rinascita si presenta come una serie pronta a tracciare un nuovo importante cammino che allo stesso tempo non rinnega i pregi del proprio passato. L’azione c’è ed è anche intensa, ma viene spesso messa da parte per dare spazio all’umanità dei personaggi che diventano il cuore in una storia appassionante che potrebbe segnare davvero una grande svolta qualitativa per la Marvel televisiva.

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