Recensione – No other land: il documentario sul conflitto israelo-palestinese premiato al Festival di Berlino

In uscita nelle sale italiane il 16 gennaio 2025, No other land è il documentario candidato agli Oscar 2025 che tratta la guerra tra Israele e Palestina. Ma come è questo film estremamente attuale?
La recensione di No other land, sulla guerra tra Israele e Palestina

Articolo pubblicato il 11 Febbraio 2025 da Alessio Minorenti

Distribuito nelle sale italiane a partire dal 16 gennaio 2025, No other land è un documentario diretto da quattro attivisti israeliani e palestinesi (Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor) che si pone l’obiettivo di filmare in presa diretta il conflitto israelo-palestinese che, specialmente a partire da dopo la seconda guerra mondiale, ha continuato a mietere vittime e portare morte e disperazione nel Medio Oriente. Il lungometraggio è stato presentato al 74esimo Festival di Berlino dove si è aggiudicato il premio come migliore opera documentaristica, il film è stato inoltre candidato nella categoria Miglior documentario alla 97esima edizione degli Academy Awards. A tal proposito: com’è No other land? Di seguito la recensione del film.

La recensione di No other land: un’opera che lascia attoniti

Chi scrive questa recensione ha partecipato a un sufficiente numero di proiezioni e festival cinematografici per riconoscere l’effetto che un film ha avuto sulla sala a partire dalle reazioni degli spettatori che si propagano spontanee immediatamente dopo all’accendimento delle luci, che per definizione segnano la conclusione dell’esperienza cinematografica. E’ tuttavia molto raro trovarsi di fronte a film che, sopratutto in contesti non festivalieri, facciano sprofondare la sala in un silenzio tombale, No other land è uno di questi. Nell’opera scritta e diretta da Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor c’è la vita di un popolo sofferente e la progressiva morte dei suoi individui, in due occasioni infatti si assiste a quelle che possono essere definite vere e proprie esecuzioni di cittadini palestinesi, rei di essersi opposti ai soprusi delle milizie israeliane. Il tutto avviene a Masafer Yatta nel West Bank, dove il prode Basel (palestinese) e il suo amico Yuval (israeliano) documentano incessantemente gli espropri che l’esercito israeliano compie senza sosta ai danni degli abitanti dell’area, costretti ad abbandonare le rovine che una volta chiamavano casa e a rifugiarsi nelle vicine grotte (richiamando potentemente alla memoria persecuzioni che si perdono nei millenni).

Quello che rende tuttavia straziante questo documentario è il punto di vista di chi lo gira. Basel infatti non è un giovane abbrutito dai terribili eventi che lo circondano, ma uno speranzoso attivista che crede vi sia un futuro per la sua terra e il suo popolo. Quello che è difficile da sopportare è vedere la luce negli occhi di Basel spegnersi lentamente nel corso dei quattro anni in cui il documentario è stato girato, fermandosi poco prima della fatidica data del 7 ottobre 2023. In questa mattanza di anime, all’interno della quale madri piangono disperate e vite vengono devastate in pochi attimi ci sono alcune immagini che lasciano il segno. Nello specifico i registi paiono sottolineare come questa opera di distruzione abbia come primo obiettivo quello di disgregare le comunità palestinesi, eliminandone le abitazioni, spazzandone via le scuole faticosamente costruite nel corso della notte, per fare spazio alla presenza dei coloni israeliani. Il modo di riprendere il tutto è elementare, a tratti quasi rozzo, pur tuttavia estremamente efficace. Le immagini a schermo non sono il frutto di riprese studiate o punti di macchina elaborati ma gettano lo spettatore direttamente nell’inferno vissuto dai protagonisti. Quello di Basel è un videodiario e come tale viene presentato, con nessuna ambizione tranne quella di documentare la realtà che lo circonda. Sotto questo aspetto l’approccio è perfettamente allineato a quello di tutti i suoi coetanei che, in altre parti del mondo, utilizzano lo strumento da lui adoperato per testimoniare i loro stati d’animo e le loro vite, senz’altro più facili della sua.

Questo documentario non è soltanto politico, ma è anche profondamente intimo. Yuval e Basel si ritrovano spesso a fine giornata intorno a un fuoco, parlando del più e del meno, accompagnati dal fumo di una sigaretta o di un narghilè. Sono tuttavia queste scene a rendere ancora più drammatica l’opera, infatti le loro ambizioni, i loro dubbi e le loro speranze per il futuro girano intorno ad argomenti comuni a tutti, quali la possibilità di sposarsi, di avere dei bambini con la donna che si ama o di trovare un lavoro soddisfacente. A essere straziante però è il modo in cui Basel rimugina su questi scenari, quasi relegandoli a un mondo immaginario, nel quale mai si troverà a vivere. Nel retro della sua mente albergano continuamente i volti disperati delle madri che piangono i loro figli o dei ragazzi che si struggono di fronte alle loro case che vengono ridotte in macerie, delle immagini che mettono necessariamente in secondo piano le sue ambizioni da ventenne. Infatti, nonostante la loro forte amicizia, Yuval e Basel vivono due vite vicine ma in realtà distanti anni luce. Il giovane israeliano, come detto da Basel stesso, ha sempre la possibilità di tornare a casa a farsi la doccia ogni sera, di cercare un lavoro che rispetti le sue qualifiche, mentre lui può ambire al massimo ad andare in Israele per diventare un domestico. Sta in questa separazione, in queste semplici affermazioni il cuore pulsante di un film come No other land che racconta la disperazione di un popolo senza terra, senza casa e senza futuro.

4,5
4,5 out of 5 stars (based on 2 reviews)
Il poste di No other land
No other land
No other land

Nel West Bank un ragazzo israeliano e uno palestinese documentano l'orrore che sconvolge da decenni quelle terre.

Voto del redattore:

8 / 10

Data di rilascio:

16/01/2025

Regia:

Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor

Cast:

Basel Adra, Yuval Abraham e il popolo palestinese

Genere:

Documentario

PRO

La brutalità delle immagini
L’intimità dei protagonisti
L’attualità della narrazione
Nessuno