Articolo pubblicato il 2 Luglio 2024 da Christian D’Avanzo
Presentato in anteprima in concorso alla 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, dove ha ottenuto l’Orso d’Argento per il Premio della Giuria, L’Impero è un film del 2024 dello stravagante regista francese Bruno Dumont in cui si traspone in chiave contemporanea le guerre stellari familiari al pubblico quali quelle della prima trilogia di Star Wars e quelle dei capitoli più recenti in un modo del tutto particolare. Seguono la trama e la recensione di L’Impero, il film di Bruno Dumont distribuito nelle sale italiane a partire dal 13 giugno 2024.
La trama di L’Impero, film di Bruno Dumont premiato al 74esimo Festival di Berlino
Di seguito la trama di L’Impero, il film del regista francese Bruno Dumont premiato alla 74esima edizione del Festival del Cinema di Berlino con Fabrice Luchini nelle sale italiane dal 13 giugno 2024:
In un villaggio di pescatori sulla costa a nord della Francia è in procinto di scatenarsi una battaglia tra potenti forze extraterrestri che si nascondono dietro le soporifere apparenze della vita quotidiana degli abitanti locali. Il figlio del pescatore Jony, il piccolo Freddy, è al centro della contesa: nato dall’unione tra un extraterrestre e un’umana, crescendo diventerà l’ago della bilancia nella lotta tra gli “uno” e gli “zero”. La principessa Jane, dell’impero degli “uno” viene mandata sulla terra per salvare gli umani dal male che potrà scatenarsi quando Jony farà crescere il suo erede come sovrano delle forze oscure.

La recensione di L’Impero o una parodia di Star Wars quasi riuscita
Quando si tratta di realizzare un remake vi è sempre il pericolo dietro l’angolo che risulti un prodotto che non aggiunga niente a ciò che si è già visto, anzi che perda di qualità proprio in paragone con l’originale. Non è il caso di L’Impero, il film diretto da Bruno Dumont in cui si conduce nuovamente lo spettatore nel mondo stravagante del regista francese, ma stavolta riproponendo elementi e personaggi di Star Wars in una chiave completamente moderna e assurda. Il progetto di Dumont consiste nella costruzione di una parodia leggera, spensierata delle celebri guerre stellari, ma trasposte in un piccolo villaggio del Nord della Francia, sulla ormai cara Côte d’Opale, luogo del cuore scelto dal regista per trascorrere la sua vita e come paesaggio e sfondo dei suoi lavori. In L’Impero, Bruno Dumont sembra voler proseguire la parabola universale dell’uomo e della sua eterna lotta tra il bene e il male iniziata con L’umanità, ma stavolta proponendola in una salsa puramente fantascientifica.
La grande forza, nonché marchio di riconoscimento del cinema di Bruno Dumont, è quella di saper catapultare lo spettatore in un’atmosfera eerie e in un mondo totalmente assurdo ma in modo graduale, partendo da una situazione all’apparenza del tutto normale, con personaggi e situazioni usuali ma che poi improvvisamente, si diverte a spargere elementi sinistri che si pongono come indizi di ciò che si nasconde dietro l’angolo come se fossero briciole per seguirne la narrazione. La stranezza, l’assurdità inquietante ma divertente e mai spaventosa che costituisce lo stile di Bruno Dumont sembra attingere ad alcuni stilemi di David Lynch – quali la “forza oscura” che incarna l’imperatore che assume le sembianze di una sfera molliccia e mutaforme che comunica con una lingua aliena come vista in Twin Peaks 3 e l’espediente dei dialoghi al contrario – ma con un intento del tutto opposto. Infatti, quella attuata da Dumont in L’Impero può essere definita a mani basse una discreta ricostruzione dell’immaginario e dell’universo di Star Wars appropriandosi dei singoli elementi per riproporli sotto un’altra veste, come il Millenium Falcon che qui diventa una sorta di Notre Dame de Paris, una cattedrale gotica fluttuante nello spazio a mo’ di navicella spaziale, o ancora la Reggia di Caserta come sede dell’oscuro Imperatore, compiendo così una frapposizione tra il mondo fantascientifico delle guerre stellari con quello della cultura francese.
A parte alcuni momenti vuoti in cui la narrazione si dilunga fin troppo creando un effetto di tedio, L’Impero riesce a catapultare lo spettatore nel mondo bizzarro del regista senza porsi troppe domande, grazie anche al sonoro che accompagna coerentemente la visione, i singoli suoni o i brani di musica classica riproposti tramite variazioni su tema. L’Impero di Bruno Dumont, che parte già svantaggiato per la sua scarsa distribuzione nelle sale italiane, non verrà sicuramente ricordato per la sua qualità, tuttavia non gli si può negare il pregio che, nella sua dimensione parodica, riesce comunque a far emergere la paradossale complessità di ciò che significa vivere nel corpo di esseri umani sulla Terra, qui in contrasto con la figura degli alieni anch’essi antropomorfizzati, ciascuno a combattere un’eterna lotta tra il bene e il male, per comprendere infine che la chiave di tutto sta proprio nel far coesistere dentro di noi queste due forze senza trovare forzatamente una sintesi in cui sia una a prevalere sull’altra.