I migliori film con Donald Sutherland

Donald Sutherland è stato uno degli attori più iconici nel mondo del cinema, ma quali sono i migliori film con lui?
Migliori film Donald Sutherland: classifica

Articolo pubblicato il 21 Giugno 2024 da Christian D’Avanzo

Donald Sutherland è stato un attore canadese di altissimo profilo all’interno del mondo del cinema hollywoodiano e non solo, poiché ha lavorato con registi di diverse nazioni nell’arco della sua lunghissima carriera. Si sta parlando infatti di un professionista con all’attivo oltre 100 film in 60 anni, con ruoli davvero memorabili sia da protagonista che come villain. Non a caso Sutherland ha ricevuto l’Oscar onorario – il premio alla carriera- nel 2018, ma negli anni ha ricevuto diverse nomination ai Golden Globe e due volte agli Emmy Awards, così come gli sono state assegnate due onorificenze dal Canada e una dalla Francia, nonché una stella sulla Hollywood Walk of Fame nel 2011. Nessuna candidatura invece agli Oscar, un dato incredibile a pensarci, tantomeno ai BAFTA e ai SAG Awards. Ma, a proposito delle sue interpretazioni, quali sono i migliori film con Donald Sutherland? La classifica.

Quella sporca dozzina (1967), di Robert Aldrich

Il primo ruolo in carriera all’interno di un film di rilevanza assoluta, generazionale e che ha contribuito in maniera grandiosa a lanciare la carriera di Donald Sutherland è di sicuro Quella sporca dozzina, film diretto da Robert Aldrich nel 1967. Il suo non è di certo il ruolo da protagonista assoluto, ma fu la pellicola fu un successo enorme al botteghino e si portò a casa un premio Oscar per i migliori effetti sonori su quattro candidature complessive ai 40esimi Academy Awards.

M*A*S*H (1970), di Robert Altman

Film diretto da Robert Altman e distribuito nel 1970, M*A*S*H è incentrato sulla Guerra di Corea, ma nella fattispecie è il personale medico dell’ospedale da campo dell’esercito ad essere protagonista corale delle vicende. Si tratta di una commedia satirica dove ad emergere sono le follie della guerra (qui criticate), e Donald Sutherland è stato in grado di fornire una performance memorabile interpretando un personaggio iconico ed irreverente come quello del capitano e chirurgo Benjamin Franklin Pierce. Quest’ultimo non sarebbe stato così d’impatto senza la bravura di Sutherland, abile nel trasmettere tutto il disprezzo per l’autorità adottando un umorismo nero tutt’altro che convenzionale.

Una Squillo per l’ispettore Klute (1971), di Alan J. Pakula

Gli anni ’70 sono stati senza ombra di dubbio il periodo più florido nella carriera di Donald Sutherland. Nel 1971 recitò in due pellicole molto diverse tra loro, ma accomunate da una fortissima autorialità e fortemente voluti dallo stesso attore. Il primo è Una squillo per l’ispettore Klute, in cui recita al fianco di Jane Fonda, a cui il ruolo valse un premio Oscar per la miglior attrice protagonista. Secondo capitolo della cosiddetta trilogia della paranoia – insieme a Perché un assassino (1974) e Tutti gli uomini del presidente (1976) – Una squillo per l’ispettore Klute è uno dei più celebri film di Alan J. Pakula in cui Sutherland riesce a ricoprire un ruolo di prim’ordine, regalando al pubblico una delle sue migliori interpretazioni.

E Johnny prese il fucile (1971), di Dalton Trumbo

Il secondo titolo in questione vede invece Sutherland in un ruolo leggermente più marginale, ma non per questo meno importante o impattante. In E Johnny prese il fucile, egli interpreta infatti Gesù Cristo, collaborando così con Dalton Trumbo, fondamentale autore che fu inserito nella lista nera di Hollywood ed allontanato dai più, motivo per cui il fatto che i due abbiano lavorato insieme non è che una gioia immensa per ogni appassionato. A sorprendere è soprattutto la varietà di sfaccettature che l’attore canadese riesce a dare, anche con non troppo tempo a disposizione, al suo personaggio.

A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973), di Nicolas Roeg

Thriller psicologico ambientato nella nota città italiana, dove i protagonisti John e Laura Baxter incappano in una serie di eventi sinistri, alquanto misteriosi. I due hanno perso la figlia in maniera tragica proprio a Venezia, e Donald Sutherland ha sfoggiato per l’occasione un’interpretazione intensa e al contempo equilibrata, poiché il suo personaggio sta soffrendo per l’accaduto ma è anche preso dalla tensione del momento. Di fatto John, il protagonista, prende parte a delle scene sensazionali nelle quali gli spettatori possono osservare quello che è il suo attuale stato emotivo e mentale.

Novecento (1976), di Bernardo Bertolucci

Se il 1971 è un anno di grandi ruoli, quello della svolta definitiva è il 1976. La consacrazione assoluta di Donald Sutherland arriva infatti in Italia, collaborando con due maestri del cinema nostrano. Il primo è Bernardo Bertolucci, che gli dona il ruolo di Attila nel suo Novecento, al fianco di Robert De Niro e Gérard Depardieu, ovvero uno dei cattivi – o, come si direbbe oggi, dei villain – più incredibili di sempre, capace ancora oggi di superare la prova del tempo e spaventare lo spettatore.

Il Casanova di Federico Fellini (1976), di Federico Fellini

Il secondo è invece nientemeno che Federico Fellini, uno dei più grandi registi nell’intera storia della settima arte. Nel 1976, il regista nato a Rimini consegna nelle mani di Donald Sutherland forse il ruolo più iconico ed amato di tutta la sua decennale carriera, ma anche uno dei meno compresi e criticati della filmografia dell’autore, ovvero quello di Giacomo Casanova. Un’opera anarchica, surreale, che gioca col mezzo cinematografico e con la maniera di fare film dell’epoca in cui Sutherland, grazie soprattutto alla sua incredibile mimica facciale ed alle sue movenze, diventa mattatore assoluto.

Rosso nel buio (1978), Claude Chabrol

Data la sua ricchissima filmografia, anche il 1978 è un anno magico. Donald Sutherland, il cui nome è ormai sulla bocca di tutti dopo essersi affermato come uno degli attori più importanti in circolazione, recita in Rosso nel buio, un poliziesco meraviglioso firmato da uno dei registi più influenti della Nouvelle Vague, ovvero Claude Chabrol. Oltre alla sua eccezionale performance attoriale, ciò che merita l’attenzione è come egli scelga alla perfezione non tanto i film quanto gli stessi autori con cui collaborare visto che, solamente negli anni ’70, Sutherland fu capace di affacciarsi in quelli che forse erano in quel momento i mercati cinematografici più interessanti al mondo, Francia ed Italia.

Terrore dallo spazio profondo (1978), di Philip Kaufman

Remake dell’omonimo classico di fantascienza del 1956, Terrore dallo spazio profondo mostra una silente invasione aliena dove gli extraterrestri sostituiscono gli abitanti di San Francisco replicando le loro stesse sembianze fisiche. Tuttavia, a distinguere le creature dagli esseri umani è la loro mancanza di emozioni. In questo film di Philip Kaufman Donald Sutherland interpreta un ispettore sanitario di nome Matthew Bennell, il quale si ritrova davanti una terrificante verità: gli alieni stanno prendendo gradualmente il posto degli umani. Paranoia e orrore si fondono sul grande schermo grazie alla brillante performance dell’attore protagonista, il cui sguardo è la guida più adatta per vivere emozioni contrastanti e per esaltare la resilienza umana al cospetto degli invasori.

Gente comune (1980), di Robert Redford

Tra i migliori film con Donald Sutherland c’è Gente comune, lungometraggio del 1980 diretto da Robert Redford, dramma familiare emotivamente devastante nel quale l’attore premio Oscar interpreta Calvin Jarrett, un padre in preda al dolore e ai sensi di colpa. Infatti, si tratta di una performance delicata e realmente immersiva dove Sutherland riesce a mostrare la fragilità e la determinazione dell’uomo nel tentare di guarire dalla sofferenza innescata dalla morte del figlio.

La cruna dell’ago (1981), di Richard Marquand

Nonostante sia stato sottolineato in precedenza come gli anni ’70 siano stati il punto più alto della sua carriera, Donald Sutherland non si è certamente fermato e, anche negli anni ’80, è stato in grado di firmare alcune pellicole che meritano di essere menzionate. In primis, La cruna dell’ago, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Follett e uno dei migliori film in cui egli abbia mai recitato, grazie anche e soprattutto al personaggio della spia tedesca Henry Faber, semplicemente impossibile da dimenticare ed entrato di prepotenza nella storia del cinema.

Crackers (1984), di Louis Malle

Nel 1984 arriva invece un film piuttosto dimenticato ma che merita invece di essere menzionato. Si tratta di Crackers, ovvero il remake di I soliti ignoti di Mario Monicelli, diretto da un altro regista francese d’importanza capitale – dopo la precedentemente citata collaborazione con Claude Chabrol – ovvero Louis Malle. Il film tratto dal soggetto di Age & Scarpelli non può di certo essere annoverato tra i migliori mai diretti dal genio francese, ma è stato troppo spesso preso sottogamba e, fosse anche solamente per la gargantuesca interpretazione di Sutherland, va riscoperto a tutti i costi.

Un’arida stagione bianca (1989), di Euzhan Palcy

Un altro film che offre un vero e proprio viaggio emotivo agli spettatori è Un’arida stagione bianca, di Euzhan Palcy, nel quale Donald Sutherland è nel ruolo di Ben du Toit, insegnante che si reca in Sud Africa nel delicato periodo storico dell’apartheid. Dopo la morte del figlio di quello che è diventato un suo carissimo amico, il protagonista decide di diventare un attivista e di battersi contro il regime. Sutherland è convincente, appassionato e appassionante nel mettere in evidenza i diversi sentimenti che accompagnano il personaggio da lui interpretato, dalla rabbia all’empatia, così da valorizzare l’evoluzione da passivo a fervido oppositore.

Grido di pietra (1991), di Werner Herzog

A proposito di annate memorabili, nel 1991 Donald Sutherland regala agli spettatori due interpretazioni colossali, troppo spesso dimenticate. La prima è quella in Grido di pietra, una delle tante follie nella carriera di Werner Herzog segnando così, dopo i maestri italiani e francesi citati in precedenza, la collaborazione di Sutherland col grande regista tedesco. Il film ricevette cattive critiche ed è stato piuttosto dimenticato ma, oltre a valere invece la pena di essere recuperato, ci regala una delle interpretazioni più convincenti dell’attore canadese dove, anche solo per il modo in cui utilizza il suo tanto caldo quanto glaciale sguardo, si mangia tutti i suoi colleghi.

JFK – Un caso ancora aperto (1991), di Oliver Stone

Il secondo titolo citato in cui Donald Sutherland ha recitato nel 1991 è invece noto ad ogni appassionato. JFK – Un caso ancora aperto è uno dei film più apprezzati di Oliver Stone, vincitore di due premi Oscar su otto candidature complessive ed elogiato dalla critica di tutto il mondo. Il vero protagonista è indubbiamente Kevin Costner ma, anche in questo caso, Sutherland riesce a lasciare una traccia incredibile con il piccolo ma decisivo ruolo di Mister X, con un’interpretazione che solo un gigante come lui poteva portare su grande schermo.

Il momento di uccidere (1996), di Joel Schumacher

Il compianto Joel Schumacher è tristemente ricordato, in primis, per i suoi due film tratti dall’universo DC. Egli è stato però un grandissimo autore del cinema americano degli anni ’90 e, proprio tra i due film di Batman, dirige Il momento di uccidere (1996), uno dei punti più alti della sua filmografia. Per l’ennesima volta, quello di Donald Sutherland non è un ruolo da protagonista ma, per l’ennesima volta, ruba la scena per la maniera magnetica ed ipnotizzante in cui riesce a portare in scena il personaggio di Lucien Wilbanks, dimostrando inoltre la sua capacità di passare, da un anno all’altro, da una pellicola premiata ai premi Oscar ad una più che i più definirebbero minore.

Space Cowboys (2000), di Clint Eastwood

A 65 anni, Donald Sutherland apre il nuovo millennio nel miglior modo possibile. Presentato in anteprima fuori concorso alla 57esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Space Cowboys è un film di fantascienza diretto da Clint Eastwood. Di nuovo, Sutherland gioca con i generi, si toglie lo sfizio di lavorare con un altro grande autore americano e di culto e regala, al fianco di James Garner, Tommy Lee Jones e dello stesso Eastwood, un ruolo in cui ormai è evidente la piena consapevolezza che ha nei propri mezzi, dove riesce a far sembrare semplici anche i gesti più complicati per un attore, recitando con una tranquillità e qualità semplicemente disarmante.

Orgoglio e pregiudizio (2005), di Joe Wright

Un classico sia nella letteratura che al cinema, rispettivamente con Jane Austen e Joe Wright, Orgoglio e pregiudizio è uno dei migliori film con Donald Sutherland perché l’attore riesce alla perfezione a rendere iconico il signor Bennet, il padre delle protagoniste che vivono una situazione sentimentalmente complessa. Nel lungometraggio resta più impresso rispetto al romanzo, e non a caso, siccome Sutherland rende il personaggio affettuoso e ironico, bilanciando la preoccupazione con la saggezza avvalendosi di un umorismo indimenticabile.

La migliore offerta (2013), di Giuseppe Tornatore

In La migliore offerta, film dalla trama intricata dove viene allestito da Tornatore un seducente gioco di misteri, inganni e rivelazioni, Sutherland interpreta Billy Whistler, un restauratore d’opere d’arte amico del protagonista Virgil Oldman, il quale deve valutare e vendere la collezione di Claire Ibbetson, ereditiera che sta vivendo una situazione a dir poco particolare. L’attore premio Oscar dà vita ad un personaggio fondamentale perché, essendo in pratica il consigliere di Virgil, manda avanti il racconto, e lo fa attraverso sguardi glaciali, penetranti e in un certo senso inquietanti, nascosti però da eleganza e cordialità (apparenti?).

Ella e John – The Leisure Seeker (2017), di Paolo Virzì

Ella e John – The Leisure Seeker è un film molto tenero e nostalgico, dove una coppia anziana, per l’appunto Ella e John Spencer, intraprende un viaggio in camper per evitare di passare gli ultimi mesi di vita in ospedale e per ricordare ciò che hanno vissuto. Sutherland qui è nel ruolo di un professore di letteratura in pensione affetto da Alzheimer, ed è davvero appropriato il tono che adotta per dar vita a questo personaggio commovente, autentico. Lui ed Helen Mirren da soli riescono ad elevare la qualità del lungometraggio di Paolo Virzì, esplorando varie sfumature emotive che avvolgono tematiche quali l’amore, la memoria e la perdita.