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I migliori ruoli nella carriera di Daniel Brühl

Protagonista della serie Becoming Karl Lagerfeld, Daniel Brühl è un attore sicuramente molto poliedrico e versatile: ma quali sono i migliori ruoli della sua carriera?
I migliori ruoli nella carriera di Daniel Brühl

Attore particolarmente apprezzato, in virtù della sua grande versatilità che gli ha permesso di passare da una personalità all’altra in carriera, Daniel Brühl è sicuramente un volto molto noto nell’ambito del cinema contemporaneo, per quanto abbia iniziato a confrontarsi anche con alcune produzioni televisive che tendono a restituire il meglio, in termini di interpretazioni. Noto per la quantità di lingue che sa parlare e per il suo spirito di abnegazione sul set, Daniel Brühl è un attore che potremmo definire ancora in ascesa e che potrebbe trovare una seconda parte di carriera ricca di grandi meriti e riconoscimenti: ma quali sono i migliori ruoli della carriera per ora? Vogliamo raccontarvelo attraverso 5 selezioni + 1 bonus.

GoodBye, Lenin! (2003), di Wolfgang Becker

Quello dell’Ostalgie è un fenomeno che si diffuse nella Germania riunita, a seguito della caduta del muro di Berlino e della fine di quelle divisioni (metaforiche, ma non solo) del mondo in due blocchi contrapposti: gran parte dei cittadini tedeschi, soprattutto della parte Est, iniziarono a manifestare dei sentimenti di nostalgia rispetto alla condizione precedente al 1989 e a questo sentimento collettivo si ispira GoodBye, Lenin!, film del 2003 diretto da Wolfgang Becker in cui Daniel Brühl è protagonista insieme a Katrin Sass. Nel ruolo di Alex, Brühl rappresenta l’esempio esatto di giovane sognatore che vede, nel mondo polarizzato, la soluzione rispetto a quel clima stringente e costrittivo della DDR, rappresentato idealmente dalla frase: «Devo ammetterlo, ormai il gioco mi aveva preso la mano. La Repubblica Democratica che stavo creando per mia madre, assomigliava sempre più a quella che avrei potuto desiderare io.»

Bastardi senza gloria (2009), di Quentin Tarantino

Per sua stessa ammissione, Daniel Brühl non ha sopportato una deriva che è stata causata proprio da GoodBye, Lenin!, secondo la quale è stato scelto sempre per protagonisti positivi che avessero una caratterizzazione simile a quella di Alex. Quentin Tarantino è stato il primo a vedere del “malvagio” nella sua personalità, perfettamente adattabile a ciò che Bastardi senza gloria richiedeva. Nel film di Tarantino, Daniel Brühl interpreta il soldato di prima classe Frederick Zoller, restituendo un’interpretazione chiave nella rappresentazione – volutamente ridicola e caricaturale – del nazismo che il regista richiede. Grazie al suo ruolo, in effetti, il film assume un suo preciso indirizzo soprattutto nella gestione del personaggio di Shosanna, oltre che nella volontà di ricreare quell’idea di possesso forzato, e violento, che l’ideologia in questione presupponeva nei confronti di cose e persone.

Rush (2013), di Ron Howard

Probabilmente il ruolo più celebre della carriera di Daniel Brühl, che ha consacrato definitivamente l’attore portandolo ad essere ambito anche nelle produzioni hollywoodiane, è quello di Niki Lauda in Rush di Ron Howard. Il film, che racconta non soltanto dell’ascesa dei due piloti – Niki Lauda e James Hunt – raccontati, ma anche della loro rivalità, si sofferma particolarmente su quell’atteggiamento di insolenza e carattere tronfio che accomuna i due piloti, fino a quando il pericolo di vita non trasforma la rivalità in pista in un qualcosa di ancor più marcato per entrambi. Nei non semplici panni di Niki Lauda, Brühl offre un’ottima prova dimostrando di essere molto versatile e, soprattutto, di saper padroneggiare con dovizia e applicazione ogni ruolo che gli viene sottoposto.

L’alienista (2018-2020), su soggetto di Caleb Carr

Basata sull’omonimo romanzo di Caleb Carr, L’alienista è una serie trasmessa negli Stati Uniti d’America dal 21 gennaio al 26 marzo 2018, poi resa disponibile anche su Netflix. Daniel Bruhl, che nella serie interpreta dottor Laszlo Kreizler, viene scelto dall’allora commissario Theodore Roosevelt per indagare su brutali omicidi che avvengono nella New York del 1986. Le caratterizzazione del personaggio, ottenuta anche grazie alla grande interpretazione di Daniel Brühl – per la quale ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe – permette di delineare l’aspetto complessivo del personaggi, ricco di grandi sfumature e di una gestione del volto molto importante. L’astuzia da un lato, accanto al clima di ostracismo che subisce dall’altro, rendono il personaggio di Laszlo Kreizler sicuramente ricco di grande interesse.

Becoming Karl Lagerfeld (2024), di Jérôme Salle

Il campo della serialità sembra ormai calzare a pennello per Daniel Brühl che, con il suo ultimo ruolo in Becoming Karl Lagerfeld, riesce a portare a casa probabilmente il migliori risultato della sua carriera. La grande poliedricità dell’attore, ottenuta anche e soprattutto in virtù delle sue numerose conoscenze linguistiche, gli permette di calarsi perfettamente in un racconto biografico sapientemente realizzato e in cui l’attenzione sul dettaglio è maniacale. Osservare un Daniel Brühl così trasformista e trasformato – rispetto allo standard della sua carriera – fa piacere, soprattutto nell’offrire una percezione dell’attore che sa essere magnetico e, soprattutto, in grado di superare i limiti (spesso in termini di scelta) della sua carriera. Nella speranza che Becoming Karl Lagerfeld possa avere una seconda stagione, la serie ha già consegnato il miglior Daniel Brühl possibile.

Bonus: Eva (2011), di Kike Maillo

2041. Interpretato da Daniel Brühl, Alex è un ingegnere cibernetico a cui viene assegnato il progetto di costruire un robot di nuova generazione. Ad assisterlo nel lavoro arriva anche la piccola Eva, figlia del fratello di Alex e di Lana, donna verso la quale l’ingegnere è ancora innamorato. Menzione speciale al Festival di Venezia e vincitore di 3 premi Goya, Eva è il primo film fantascientifico dello spagnolo Kike Maillo. Questo riprendere la tradizione del cinema di androidi per realizzare un dramma che sfrutta l’evoluzione sentimentale, nel processo di avanzamento tecnologico, raccontando una storia famigliare dove le relazioni e le interconnessioni risultano sempre più distanti e sfuggevoli. Buona la sceneggiatura che prova anche ad incasellare un lato mystery del racconto dalla narrazione prettamente sentimentale, con un buon sostegno del cast ed una costruzione dell’algida immagine di livello.